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Promuovere investimenti. Garantire che le conoscenze siano adeguate alle esigenze del mercato del lavoro. Attrarre persone provenienti da paesi terzi per portare all’interno dell’UE risorse culturali e tecniche. Sono questi i principali obiettivi del “2023. Anno Europeo delle Competenze”. Progetto ambizioso della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Dopo il Covid, la domanda di dirigenti è aumentata in Italia del 50%, ma il 48,4% delle aziende non è in grado di reperirli
«La forza maggiore dell’Europa risiede in ciascuno di noi. Abbiamo bisogno di un contesto imprenditoriale favorevole, di una forza lavoro con una preparazione adeguata. Per questo dobbiamo investire molto di più nella formazione e nello sviluppo delle competenze». È il passaggio centrale del discorso di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, sullo stato dell’Unione 2022, tenuto a Strasburgo, lo scorso settembre, con il quale la Commissione Europea ha dichiarato ufficialmente il 2023 l’anno delle competenze.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare i cittadini sull’argomento, così come l’anno scorso, quando era dedicato interamente ai giovani.
Sono le transizioni verde e digitale a spingere verso la necessità sempre più urgente di avere lavoratori con capacità adeguate. E l’UE ha approvato tra gli Obiettivi Sociali del 2030, la sottoscrizione di un Patto per le Competenze che dovrebbe contribuire a far progredire le skill di circa 6 milioni di europei.
Anno europeo delle competenze: gli obiettivi principali
L’obiettivo è, in verità, molto ambizioso: secondo i dati di Confindustria e Federmanager, prima della pandemia, 7 imprenditori italiani su 10 avvertivano il bisogno di maggiori competenze manageriali per lo sviluppo dell’impresa. Dopo il Covid, la domanda di dirigenti è aumentata del 50%, ma il 48,4% delle aziende non è in grado di reperire competenze manageriali. Nel 58% delle grandi e medie imprese e nel 40% delle Pmi è in atto una trasformazione green verso una maggiore sostenibilità. Per farlo però, è necessario assumere professionisti qualificati che in Italia scarseggiano. Secondo il report di Excelsior, il sistema informativo per l’occupazione e la formazione di Unioncamere e Anpal, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, il 60% delle aziende con dipendenti ha avviato ricerche di personale nel corso dell’anno da poco concluso, ma nel 41% dei casi la selezione si è rivelata più difficile del previsto.
Tra i più giovani la situazione è ancora peggiore: in una nota sulle misure del benessere equo e sostenibile dei territori di Istat, si legge che dal pre al post pandemia le competenze numeriche e alfabetiche dei ragazzi che nell’estate 2022 frequentavano la terza media, sono peggiorate in tutte le province italiane. Nel complesso 4 ragazzi e ragazze su dieci non raggiungono i livelli minimi richiesti. Il 46% di questi si trova al Sud.
A cura di OFNetwork