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Arrivano i Pir complementari che guardano ai mercati privati

Finanza e Pagamenti

20 Maggio 2020

American Express

Un provvedimento di recente approvazione (decreto Rilancio) segna la nascita, accanto allo strumento tradizionale, operativo dal 2017, di un nuovo Pir, un fratello per così dire, con condizioni differenti, principalmente con l’obiettivo di potenziare gli investimenti nell’economia reale guardando ai canali di finanziamento delle imprese quali concessione ed erogazione dei prestiti.
 
 
Le novità
 
 
La misura ha carattere strutturale e mira, come detto, a potenziare gli investimenti a beneficio di quelle realtà industriali che non sono quotate sul Fts Mib e Ftse Mid (listini della borsa italiana). L’investimento può essere sia sul capitale di rischio sia sul capitale di debito. Anche il Pir complementare, come il Pir tradizionale, ha la condizione di investire, per due terzi dell’anno, almeno il 70%, in via diretta o in diretta, in strumenti finanziari con vincoli di investimento più specifici. Di cosa si tratta? La norma amplia l’elenco degli investimenti qualificati anche a quelli intesi come fonte di finanziamento alternativo al canale bancario: quali la concessione del credito e la cessione del credito delle imprese.  Gli investimenti qualificati, a cui poi fa riferimento la norma, sono composti da strumenti finanziari, anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, emessi o stipulati con imprese radicate in Italia, diverse da quelle i cui titoli azionari formano i panieri degli indici FTSE MIB e FTSE Mid Cap della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati. A questi, tradizionalmente utilizzati per i Pir,  vanno aggiunti la concessione di prestiti e l’acquisizione dei crediti delle imprese a cui il piano è rivolto, i cosiddetti mercati privati.
 
La struttura del Pir complementare
Ok alla costituzione di un’ampia categoria di intermediari. Considerato l’oggetto di investimento liquido (si pensi alle azioni anche non quotate delle pmi o ai prestiti e crediti delle imprese) i nuovi Pir si prestano, dunque, a essere realizzati tramite veicoli di investimento per i quali non sussistono problemi di liquidità tipici di fondi aperti. Via libera a Eltif (European long term investments fund, fondi di natura chiusa), fondi di private equity e fondi di private debt, Oicr, Organismo di investimento collettivo del risparmio, contratti di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione.
 
 
I paletti agli investimenti
 
 
I Pir prevedono una destinazione di una somma di denaro. Per quelli tradizionali, la destinazione delle somme o dei valori è fissata in un importo, per persona fisica, non superiore a 30 mila euro per l’anno solare, e entro un limite complessivo non superiore a 150 mila euro. Mentre la novità del Pir complementare è di una entità dei limiti più ampia. Tra i 150 mila euro l’anno e 1.500 mila euro complessivi.  I limiti non si applicano agli investimenti di casse di previdenza e fondi pensione. Il meccanismo di agevolazione fiscale è comune al “fratello maggiore”.  Il provvedimento emanato dal governo poi ha ritoccato il vincolo di concentrazione degli investimenti. Nel caso dei Pir complementari la soglia è stata elevata al 20% mentre per quelli tradizionali resta al 10%.
 
 
Cosa sono i piani individuali di risparmio
 
 
I Pir sono una forma di investimento nato per convogliare i risparmi di famiglie verso le piccole e medie imprese attraverso strumenti finanziari (obbligazioni, azioni, fondi di investimento). Per renderli più appetibili al “grande pubblico” questi meccanismi godono di vantaggi fiscali al ricorrere di determinate condizioni. Il principale vincolo è quello dell’obbligo, per chi sceglie i Pir, di mantenerne l’acquisto per cinque anni. In questo modo più godere dell’esenzione fiscale dal versamento dell’imposta sui capital gain e dei rendimenti e dall’esenzione dell’imposta di successione nel caso di passaggio del prodotto per eredità. La partecipazione minima è di 500 euro.
 
 
Le regole in arrivo consentono all’investitore privato di partecipare a entrambe le forme di Pir, ordinario e complementare.
 
 
I numeri
 
 
Introdotti in Italia nel 2017, sono stati sottoposti a revisioni normative che ne hanno ridotto l’appetibilità e gli andamenti dei flussi ne sono la prova. Si è passati infatti, secondo una indagine condotta da Ir Top Consulting, dalla raccolta fino a 10 miliardi del 2017 (anno del loro debutto) ai 3,9 mld del 2018 per poi segnare una raccolta negativa nel 2019, -821 mln a fronte di interventi che avevano creato più vincoli nella composizione del patrimonio. Per il 2020 si prevedeva una raccolta pari a 3 miliardi.L’ossatura del prodotto deve essere costituita per legge per il 70% da azioni e obbligazioni emesse da imprese italiane, o dell’Unione europea ma stabilite in Italia, mentre il 30% è libero.
 
 
La legge di bilancio 2020
 
 
Nella legge di bilancio 2020 sono stati tolti dei vincoli nella composizione del patrimonio dei Pir che avevano fatto perdere interesse sul prodotto da parte degli investitori. In precedenza, il 3,5% del capitale doveva essere investito in venture capital e il 3,5% alle società quotate in Aim (mercato regolamentato e dedicato alle pmi italiane o ad alto potenziale). Ora questi paletti sono stati tolti ed è possibile destinare il 5% del patrimonio conferito nel Pir in strumenti finanziari di aziende non rappresentate nei listini della borsa italiana. Inoltre, è stato previsto per le casse di previdenza e i fondi di detenere più di un Pir nel limite del 10 % del patrimonio.

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