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Sarà pure un investimento minore rispetto a quanto previsto fino a qualche anno fa per la pubblicità “tradizionale”, ma siamo così sicuri che puntare sugli influencer garantisca un ritorno sicuro? Nella giungla dei dati relativi all’influencer marketing è difficile trovare risposte assolute, ma dopo qualche anno di sperimentazioni è possibile fare un primo bilancio.
Secondo un’indagine di Talkwalter, i brand ammettono di avere qualche difficoltà nella scelta degli influencer con i quali collaborare «in quanto – si legge nel report del 2019 – hanno la sensazione di essere di fronte a molti numeri falsi e pochi influencer con un impatto reale a prescindere dal settore di riferimento». La domanda è, quindi: di chi fidarsi? Una domanda più che legittima, stando a uno studio condotto da Trust Insights che ha monitorato i top 500 account di Instagram tra settembre e dicembre 2018. L’11 dicembre scorso Instagram ha modificato la sua Api (Application programming interface), disabilitando di fatto gli strumenti che permettevano agli account di mettere like, seguire nuovi utenti o lasciare commenti in maniera automatica. Risultato: l’impatto sull’engagement di questi top influencer è crollato.
Tra numeri di followers finti e like gonfiati, individuare i professionisti affidabili diventa complesso, eppure necessario: meno del 6% dei brand intervistati da Talkwalker ha dichiarato di voler diminuire il budget assegnato all’influencer marketing, la maggior parte delle aziende (il 69%) considera l’influencer marketing una priorità strategica e il 61% ha dichiarato che nel 2019 ha incrementato il budget da investire in questo settore.
La sfida, per il 38,9%, è riuscire a misurare il Roi (Return on investment) delle attività di influencer marketing. Come fare? Tanto per cominciare, bisognerebbe misurare le performance delle attività portate avanti con gli influencer. In questo siamo ancora indietro: ben il 62,7% degli intervistati ha dichiarato di non utilizzare alcuno strumento per identificare, gestire e misurare le azioni.
In questo senso, un grosso passo in avanti si farà grazie all’automazione del processo di identificazione, gestione e misurazione, attraverso l’uso di strumenti dedicati che permetteranno alle aziende di risparmiare tempo e avere dati più precisi. Questi strumenti permetteranno – e in parte lo stanno già facendo – di monitorare e incrociare i Kpi (Key performance indicator) come il traffico, l’awareness, il sentiment, le menzioni, la lead generation e le conversioni.
Come dire: anche gli influencer stanno per essere “scannerizzati” attraverso i big data. Il che è necessario, visto che si parla di numeri importanti: secondo la Branded Content Marketing Association il valore globale degli investimenti in influencer marketing nel mondo è pari a 5,6 miliardi di dollari nel 2019. Un volume che potrebbe arrivare a 16 miliardi nel 2020.
In Italia gli investimenti in influencer marketing sono aumentati del 131% negli ultimi due anni, raggiungendo nel 2019 un valore complessivo di 241 milioni di euro, pari all’8% del totale degli investimenti digital.