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Quando si parla di innovazione applicata alla mobilità su gomma, i primi due grandi filoni qui si pensa immediatamente sono probabilmente l’alimentazione elettrica e la guida autonoma. E se ormai non è più una novità che la digitalizzazione sia prepotentemente entrata negli abitacoli delle automobili, il prossimo grande passo ormai ben visibile all’orizzonte è l’invasione della blockchain. La catena a blocchi costituita da un registro digitale condiviso e immodificabile, in cui le informazioni anonimizzate sono note a tutti e confermate dalla copia del database che ciascuno possiede, ben si presta alla gestione in sicurezza dei preziosi dati che riguardano il possesso, le caratteristiche, le responsabilità legali e la manutenzione dei veicoli.
I migliori esempi di applicazione
Tra chi più preme per l’adozione sistematica di una tecnologia sicura per la registrazione dei dati ci sono i produttori di componentistica hardware originale, che da sempre temono la concorrenza del mercato nero e dei produttori di pezzi alternativi compatibili. Non a caso, sono gli stessi produttori a essersi dotati per primi di tecnologie blockchain, utili per tracciare tutta la filiera dalla materia prima all’installazione sul veicolo.
Altra grande spinta arriva dal filone del post-vendita. Non solo per quanto riguarda la manutenzione dei veicoli (contro le contraffazioni, l’uso di ricambi non originali e i tentativi di aggirare gli obblighi di legge), ma anche in termini di gestione dei pacchetti assicurativi.
Ancora più interessato alla blockchain è poi il mondo dei servizi di autonoleggio, che vede nella nuova soluzione tecnologica una possibilità per automatizzare le transazioni e soprattutto per avere dati certi sulle continue consegne e ritiri dei propri veicoli.
Tutto ciò, racconta quanto l’ecosistema della mobilità possa beneficiare della blockchain, e anche come quest’ultima abbia proprio nel traffico su gomma uno dei principali settori di applicazione, che fa da traino agli ulteriori sviluppi tecnici e informatici della catena a blocchi.
Un mercato in crescita esponenziale (letteralmente)
Suggestioni a parte, sono i dati economici del presente e le proiezioni a medio termine a indicare quanto il matrimonio blockchain-automobili possa essere proficuo. Nel corso del 2019, il comparto ha sfondato il muro dei 300 milioni di dollari di valore a livello globale. Si tratta di un mercato ampiamente dominato da Stati Uniti e Canada che, da soli, hanno il 40% del valore totale: un dato che riflette come i grandi stakeholder della blockchain per la mobilità abbiano sede in prevalenza nel Nord America, nonostante i clienti siano distribuiti in gran parte del mondo.
Ancora più significativa è la previsione a medio termine che emerge dal report Automotive Blockchain Market di Facts and Factors Research. Per il settennio 2020-2026, in particolare, il documento di analisi di mercato prevede una crescita annua del comparto pari al 30%. Il che indica come – al netto di un’eventuale flessione per quest’anno – entro il 2026, si possa raggiungere la soglia dei 2 miliardi di dollari di valore. Ad aumentare la capitalizzazione, si legge nel documento, sono soprattutto gli investimenti dei già citati produttori di componentistica. A cui si aggiungono tutti i fornitori di servizi di comunicazione da veicolo a veicolo (V2V) o tra veicolo e ambiente (ossia con semafori intelligenti, segnaletica smart, centraline di controllo del traffico…), destinati a essere sempre più diffusi e ad aver bisogno di un valido sistema di gestione e certificazione delle informazioni.
Il rischio di restare tagliati fuori
Quello che si prospetta è uno scenario in cui tutti gli attori della mobilità, lungo l’intera filiera, collaborino e si coordinino tramite registri blockchain. Essere in ritardo sull’adozione della tecnologia, quindi, non significa solo privarsi dei benefici che porta, ma soprattutto auto-escludersi dall’interlocuzione. Oltre alla compravendita di pezzi, il rischio è di restare indietro e non partecipare ad altri filoni di sviluppo della mobilità, dalla sharing economy all’elettrificazione, poiché è prevedibile che – nel giro di qualche anno – la grande maggioranza delle informazioni su prodotti, servizi, gestione dell’energia e contrattualistica viaggerà tramite questo sistema certificato.