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Blockchain: La pandemia rallenta gli investimenti delle aziende italiane

Smart Business

30 Marzo 2021

American Express

Di tecnologie blockchain si parla un po’ meno, sono calati gli annunci, il tema sta uscendo dalla fase di hype mediatico. Ma, nonostante l’emergenza Covid-19, non sono per nulla calate le iniziative nel mondo. Tanto per dare una dimensione numerica al fenomeno, su 1.242 iniziative censite dal 2016 al 2020 (734 annunci e 508 progetti concreti), sono 267 quelle avviate nel solo 2020 a livello internazionale da aziende e pubbliche amministrazioni, che comprendono 70 annunci e 197 progetti concreti (di cui 83 operativi, il resto sperimentazioni o proof of concept). Rispetto al 2019, spiega l’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, sono cresciuti del 59% i progetti concreti, mentre gli annunci sono calati dell’80%, segno, come detto, di un mercato che sta uscendo dal clamore mediatico per concentrarsi su iniziative più operative e la creazione di ecosistemi. La pandemia ha un po’ rallentato gli investimenti delle aziende italiane, ma la nostra penisola è la sesta nazione al mondo per numero di iniziative (18), con il 60% della spesa che riguarda progetti operativi in particolare nell’ambito finanza, agroalimentare, utility e pubblica amministrazione.
 
Va ricordato che la blockchain è definita come un registro digitale le cui voci sono raggruppate in blocchi, concatenate in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia. Sebbene la sua dimensione sia destinata a crescere nel tempo, è immutabile in quanto, di norma, il suo contenuto una volta scritto non è più né modificabile né eliminabile, a meno di non invalidare l’intera struttura. Grazie a tali caratteristiche, quindi, la blockchain è considerata pertanto un’alternativa in termini di sicurezza, affidabilità, trasparenza e costi alle banche dati e ai registri gestiti in maniera centralizzata da autorità riconosciute e regolamentate (pubbliche amministrazioni, banche, assicurazioni, intermediari di pagamento, ecc.).
 
Tornando ai dati blockchain del 2020, la finanza decentralizzata ha visto moltiplicare applicazioni, utenti e capitale investito, fino all’annuncio dello sviluppo di Diem (ex Libra, la valuta digitale sponsorizzata da Facebook), mentre è cresciuto l’utilizzo di criptovalute e stablecoin. È stato anche l’anno dell’avvio delle valute digitali delle banche centrali: innanzitutto il Dcep cinese, in fase di sperimentazione, a cui sono seguite esplorazioni, analisi, prototipi di altri istituti e l’annuncio della Bce di voler realizzare il Digital Euro.
 
Ma non c’è stata solo la finanza: l’emergenza sanitaria ha infatti evidenziato i benefici ottenibili da soluzioni blockchain per la gestione dell’identità in ambito clinico/sanitario o economico e sono nate iniziative di filiera in ambito supply chain e progetti di infrastrutture internazionali come EBSI, la European Blockchain Services Infrastructure che sta promuovendo diverse sperimentazioni.
 
I paesi più attivi nella blockchain sono Stati Uniti, con 72 progetti avviati negli ultimi cinque anni, e Cina, con 35 casi, seguiti da Giappone (28), Australia (23) e Corea Del Sud (19).
 
Con 18 casi, l’Italia resta nella top ten dei paesi con più iniziative, nonostante la frenata degli investimenti delle aziende, che nel 2020 valgono 23 milioni di euro, il 23% in meno rispetto al 2019. Un mercato in calo, a causa dell’emergenza che ha limitato il lancio di nuove iniziative e ha spinto le aziende a concentrarsi su progetti già attivi, ma più maturo: il 60% della spesa riguarda progetti operativi, il 28% progetti pilota, solo l’11% proof of concept e appena l’1% formazione. La finanza è il settore più rappresentato, con il 58% della spesa, e l’unico ad aver aumentato gli investimenti (+6%), seguito da agroalimentare (pesa per l’11%), utility (7%) e pubblica amministrazione (6%).

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