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Le imprese italiane continuano a essere penalizzate rispetto alla concorrenza europea quando si tratta di prezzi per le forniture elettriche. Nel terzo trimestre 2018, i prezzi dell’energia elettrica sono aumentati di ben il 10% per le imprese medio piccole e anche in conseguenza di questo fatto i i consumi di energia sono cresciuti in misura più modesta (+1%) rispetto al primo semestre dell’ano (+3,2%). È quanto emerge dall’Analisi trimestrale del sistema energetico dell’Enea che segnala un calo del 5% dell’indice Ispred, l’ottavo peggioramento trimestrale consecutivo.
Dall’analisi emerge che le aziende italiane pagano prezzi superiori alla media Ue, a eccezione delle imprese di grandi dimensioni: un’impresa medio-piccola con consumi annui di 1,25 milioni di chilowattora spende per l’energia elettrica circa 70mila euro l’anno in più di un concorrente francese di analoghe dimensioni e intorno ai 30mila in più di un britannico o di uno spagnolo.
Sul fronte decarbonizzazione, le emissioni di CO2 sono in calo dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2017 e di circa un punto nei primi nove mesi dell’anno. Elemento che preoccupa è che l’Italia sta perdendo competitività nelle tecnologie low carbon in settori come la mobilità elettrica e le rinnovabili. Nel comparto dei veicoli elettrici e delle batterie agli ioni di litio il saldo negativo con l’estero è pari a 155 milioni di euro nel 2017 e a 165 milioni nel periodo gennaio-agosto 2018, mentre per il fotovoltaico ammonta a 137 milioni nel 2017 e a 139 milioni nei primi 8 mesi del 2018. L’Italia si caratterizza invece come esportatore netto nei settori dell’eolico e, soprattutto, del solare termico, anche se il contributo al saldo commerciale non è particolarmente elevato, tenuto conto della minore incidenza sul commercio mondiale complessivo. Le imprese guardano ora con speranza di miglioramenti alla proposta di Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che il ministero dello Sviluppo Economico ha inviato alla Commissione Europea come da regole comunitarie. Nel dettaglio, il piano è strutturato in cinque linee strategiche: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività. I principali obiettivi sono: fonti rinnovabili pari al 30% dei consumi elettrici e al 21,6% nei trasporti, una riduzione dei consumi di energia primaria del 43% e delle emissioni di gas a effetto serra del 33%.