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Nuovo business per 415 miliardi e migliaia di posti di lavoro in Europa
Il via libera definitivo è arrivato il 6 febbraio da Strasburgo, dove con 557 voti favorevoli, 89 contrari e 33 astensioni, il Parlamento Europeo ha approvato le nuove norme che mettono fine al geo-blocking, il blocco geografico che impedisce alcuni acquisti online in base alla localizzazione dell’utente. Adesso la palla passa al Consiglio, poi il regolamento verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Ue e sarà attivo dopo 9 mesi. La dead line, dunque, porta a dicembre 2018. Poi il muro cadrà, anche se parzialmente. Le nuove norme, infatti, non riguarderanno prodotti soggetti al copyright, tagliando fuori dal mercato unico europeo servizi relativi alla diffusione di musica, film e libri. Piattaforme come Netflix e Spotify, per fare un esempio, rimarranno vincolate ai blocchi geografici. Come rimarranno vincolati al confine del Paese d’origine le opportunità di poter fruire di un abbonamento alla pay tv in modalità mobile per poter vedere una partita di calcio quando ci si trova in un altro Paese Ue.
Business per 415 miliardi
Il nuovo regolamento, invece, spazza via ogni sorta di vincolo relativo all’e-commerce, con benefici che uno studio comunitario stima in 415 miliardi di euro l’anno e migliaia di nuovi posti di lavoro in tutta Europa. Del resto, secondo un report della Commissione Europea, nel 2017 solo il 37% dei tentativi di acquisto da parte di utenti di uno stato membro su un sito web di un altro Paese comunitario è andato a buon fine. Circa un anno fa, inoltre, la società di studi di mercato Gfk aveva analizzato, per la Commissione Ue, 72 siti di e-commerce, scoprendo che il 63% di loro applicava forme di blocco geografico.
Cosa cambia
Dal punto di vista pratico, con la nuova normativa approvata in via definitiva da Strasburgo si impedisce ai commercianti di imporre prezzi e condizioni diverse fra i consumatori nazionali e quelli degli altri paesi Ue. Il luogo di residenza dell’utente, o il Paese che ha emesso la carta di credito o di debito con cui si procede all’acquisto, non saranno più dettagli limitanti. E, tecnicamente, il reindirizzamento sui siti nazionali non sarà più attivo. Un utente italiano potrà acquistare un elettrodomestico su un sito tedesco, così come un utente francese potrà acquistare la sua cucina da un venditore italiano. E il tutto alle medesime condizioni per tutti gli utenti europei. L’unica vera variabile rimane l’Iva, che non è un’imposta armonizzata tra i Paesi, e laddove essa è più bassa della media europea, potrebbe offrire un forte vantaggio ai consumatori di quel Paese.
Il limite delle consegne
Il vero vincolo, in molti casi, rimarrà quello della logistica, con spese di spedizione che non potranno essere sempre uguali. Ed è proprio qui che si aspetta un nuovo intervento del legislatore europeo. Anche perché il nuovo regolamento, nei fatti, non impone al commerciante l’obbligo di consegna in tutti i Paesi Ue. E questo particolare potrebbe nascondere insidie pesanti, rendendo addirittura vani gli sforzi compiuti in sede europea.
Sì a cloud, no a Netflix
Come detto, il nuovo regolamento verrà introdotto con una limitazione molto importante: quella relativa a tutti i prodotti soggetti al diritto d’autore. Piattaforme di video on demand, musica in streaming, ebook e videogiochi rimangono ancorate al geoblocking attuale. Chi sogna di portarsi Netflix in vacanza all’estero, ad esempio, rimarrà deluso. Ma questi servizi potrebbero rientrare nel nuovo dettame normativo con due anni di ritardo. Entrano, invece, immediatamente nell’insieme dei prodotti senza vincolo geografico, i servizi senza copyright come gli hosting, il cloud, i siti Internet e i servizi di firewall.