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Il 69% delle imprese ha vissuto una crisi negli ultimi cinque anni, ma il 42% riparte con più forza dopo averla gestita. Il segreto? La pianificazione.
Che un’azienda, a un certo punto della propria vita, debba gestire una crisi è quasi inevitabile. Secondo il Global Crisis Survey – sondaggio PwC del 2019 condotto intervistando 2.084 alti dirigenti in 43 Paesi del mondo – il 69% delle aziende ha vissuto una crisi negli ultimi cinque anni e il 95% si aspetta di viverne una in futuro.
Ma che cosa intendono di preciso le imprese quando chiamano un evento “crisi”? Può trattarsi di un avvenimento che interrompe l’operatività, oppure che influisce sul flusso di cassa o sulle entrate, o ancora che danneggia la reputazione aziendale. Poiché le crisi sono inevitabili, dunque, è una buona prassi prepararsi ad affrontarle. Ma come si fa a gestire una crisi in azienda? Vale davvero la pena attrezzarsi per rispondere a ogni tipo di crisi? Ecco alcuni suggerimenti.
Come gestire una crisi reputazionale
Una crisi reputazionale può causare gravi danni ad un’azienda e in parte il motivo è rappresentato dall’effetto domino su altri settori dell’impresa. Il rapporto PwC mostra infatti che tra le imprese incappate in una crisi reputazionale: il 24% ha poi scoperto che questo evento ha portato ad almeno una nuova e conseguente crisi reputazionale; il 20% ha sostenuto che questa situazione ha portato a violazioni dell’etica e il 14% ha avuto come effetto un cambio di leadership in azienda.
Secondo Nadine Drummond, media and communication consultant di Brawta Communications, “il rischio reputazionale può rappresentare una minaccia per la sopravvivenza perfino per le aziende più grandi e meglio dirette” e quindi “gestire il rischio reputazionale è fondamentale”. La chiave per farlo, spiega la consulente, è agire rapidamente e applicare “l’arte della ‘morte dell’ego’”. Nadine Drummond identifica questo concetto con l’assunzione di responsabilità, che a volte i dirigenti non riescono ad accettare. “Quando si presenta una crisi, molti dirigenti, guidati dal loro ego fuori controllo, scaricano la responsabilità o la colpa su altri, incolpando i dipendenti o addirittura il cliente”.
Per gestire una crisi, invece, sempre secondo la consulente, la leadership aziendale deve “esprimere un rammarico chiaro e genuino, fornire una motivazione logica sulle cause e proporre una soluzione socialmente e culturalmente accettabile”.
Come gestire una crisi operativa
Una crisi operativa è rappresentata da qualsiasi evento che possa interrompere le attività quotidiane dell’azienda, che sia la perdita di un cliente chiave o, ad esempio, l’essere colpiti da un disastro naturale o da una pandemia.
Secondo Erik Engstrom – imprenditore seriale con esperienza nella gestione del rischio e della continuità aziendale per diverse delle aziende “Fortune 500” – un approccio vincente per gestire una crisi operativa è quello di muoversi rapidamente con risposte alternative agli scenari di crisi. Ad esempio, molti ristoranti si sono attrezzati con posti a sedere all’aperto – o introducendo la possibilità dell’asporto – per rispondere alle restrizioni dettate dalla crisi legata al Covid.
Generalmente le crisi colgono di sorpresa le aziende, ma Engstrom sostiene che, poiché affrontare una crisi è quasi inevitabile, è meglio giocare d’anticipo e pianificare una strategia d’intervento. Il concetto chiave è quello di pensare di avere sempre a disposizione ciò di cui non si può fare a meno per poter restare in attività.
Come gestire una crisi finanziaria
Nel gestire una crisi finanziaria, la comunicazione con i dipendenti è fondamentale. Ad esempio, alcune aziende hanno parlato apertamente ai propri dipendenti di una delicata situazione finanziaria, invitando ad accettare un taglio temporaneo dello stipendio; ma contemporaneamente, in molti casi, anche i CEO hanno subito tagli. Ciò ha aiutato le aziende a tenersi stretti i dipendenti più validi.
In ogni caso, secondo Engstrom, è saggio prepararsi in anticipo a gestire le crisi finanziarie e trarre vantaggio dalle protezioni assicurative. Un altro consiglio è quello di proteggersi da eventuali problemi di liquidità suddividendo il proprio capitale tra più istituti finanziari. “Non permettete a un singolo organismo o a una singola persona di conservare tutte le vostre uova nello stesso paniere“, chiarisce Engstrom, per evitare che l’azienda possa trovarsi completamente esposta.
Quando è troppo tardi?
C’è un punto in cui non ha più senso cercare di gestire una crisi? Secondo Engstrom, dipende dal flusso di cassa. Bisogna però pensare anche a trattare equamente e con dignità i dipendenti. “Il mio parametro per decidere di non affrontare una crisi è quando in cassa ci sono fondi per meno di 30 giorni di paga. L’ultima cosa da fare è ridursi a dire ai dipendenti con meno di un mese di preavviso che non si può pagare loro lo stipendio”.
Una volta che si sa di non avere più fondi a sufficienza per gestire la crisi e proseguire con l’attività, secondo Engstrom è meglio essere chiari. “Non bisogna nasconderlo. Perché altrimenti si perde credibilità e si possono anche innescare azioni aggressive nei confronti dell’azienda”. Invece, secondo il consulente, è necessario “comunicare la scelta” a chi è coinvolto nelle conseguenze. Nel caso in cui l’azienda non abbia una riserva per onorare i propri debiti, “è necessario consultare un avvocato e arrivare al concordato preventivo”.
Sebbene gestire una crisi possa portare al limite estremo la resistenza delle imprese, c’è una buona notizia: secondo il già citato sondaggio PwC, il 42% delle aziende, dopo aver superato una crisi, diventa più forte e meglio preparata ad affrontare l’eventualità di una nuova crisi.
L’articolo originale è stato redatto da Sharon Hurley Hall, B2BWriter per SharonHH.com, e pubblicato sul Blog Amex US.