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Come i gap culturali possono influenzare un’azienda

Come i gap culturali possono influenzare un’azienda
Smart Business

01 Luglio 2021

American Express

In un mondo sempre più connesso e multiculturale, la competenza culturale è fondamentale per il successo di qualsiasi azienda: ecco come fare per valutarla e migliorarla.


Per chi fa impresa, oggi più che mai è importante saper interagire con un’ampia varietà di diverse identità e culture: in caso contrario, in un mondo sempre più interconnesso e interculturale, possono sorgere problemi (da opportunità d’affari che sfumano a disastri comunicativi) che hanno la potenzialità di danneggiare permanentemente le finanze o la reputazione dell’azienda.


Per essere in grado di gestire le relazioni con popoli e culture diversi è quindi necessaria quella che viene definita “competenza culturale”, misurata attraverso il Cultural Competency Continuum. Si tratta di un metodo adottato dai ricercatori Don Coleman e Terri Pelltteri: una “scala” che spazia da convinzioni e comportamenti distruttivi a pratiche sane ed eque.


Distruttività culturale


È il livello più basso della scala e può causare gravi danni. A questo livello, organizzazioni e individui ritengono che la propria identità e/o cultura sia superiore a quella di altri gruppi. E credono che gli altri dovrebbero sforzarsi di omologarsi. Servizi e prodotti sono pensati e indirizzati solo a diritti e privilegi della cultura dominante.


Incapacità culturale


Al secondo gradino, organizzazioni o individui possono non esprimere apertamente i propri pregiudizi, ma agire comunque in base a preconcetti. Ad esempio cercando di “dirottare” risorse e servizi solo a beneficio del proprio gruppo.


Divario culturale


È il livello mediano della scala: non c’è ostilità intenzionale verso chi è diverso, ma le differenze non vengono riconosciute. Il presupposto è che tutti siano uguali, ma viene negato che le varie declinazioni della diversità – come razza, sesso, religione, orientamento sessuale – abbiano un impatto. L’obiettivo a questo livello resta comunque quello di soddisfare solo i bisogni del proprio gruppo.


Pre-competenza culturale


Individui o organizzazioni esplorano le differenze culturali e valutano necessità e bisogni di diverse culture o identità. C’è un impegno a valorizzare la diversità, senza aspettarsi che gli altri gruppi si omologhino.


Competenza culturale


Individui o organizzazioni non solo esplorano le differenze culturali, ma esaminano i propri pregiudizi. Nella pratica, vengono messe in atto azioni eque ed inclusive, ad esempio nelle politiche aziendali.


Abilità culturale


A questo livello, individui o organizzazioni hanno una competenza culturale profondamente radicata. Le relazioni con chi non fa parte del proprio gruppo sono autentiche, e prodotti e servizi sono progettati sin dall’inizio in un’ottica di inclusività.

Come migliorare la propria competenza culturale

Indipendentemente da dove un’azienda si colloca sulla scala della competenza culturale, troviamo 6 pratiche che possono aiutare chi fa impresa a migliorare.

  1. Valutare la propria identità – La competenza culturale inizia dal sé. Bisogna capire come l’estrazione culturale e sociale incide sulle proprie convinzioni e sui propri pregiudizi. Porsi domande su questo tema può rendere chi fa impresa più consapevole di come è modellata la cultura della propria azienda e di come prodotti e servizi vengono pensati.
  2. Chiarire i valori organizzativi – Una volta chiarita l’identità personale, il passaggio successivo è quello di valutare quali sono valori e principi fondanti dell’azienda, e quindi chiedersi se il modo in cui questi valori vengono espressi nella pratica ha una ricaduta su altri gruppi e altre culture. Si potrebbe scoprire che esiste un divario tra i valori dichiarati e i risultati ottenuti.
  3. Controllare la comunicazione – A questo punto, bisogna valutare la possibilità di analizzare la comunicazione aziendale, sia quella interna sia quella esterna. A partire dal linguaggio, che può esprimere pregiudizi anche in modo involontario. Si può anche prendere in considerazione l’idea di rivolgersi ad un consulente specializzato in diversità ed inclusione.
  4. Espandere le conoscenze culturali – La conoscenza culturale cresce accostando fonti esterne al proprio ambito culturale. Più si diversificano le fonti su altre culture, maggiori sono le possibilità di sviluppare una comprensione più profonda dei modi in cui l’identità e la cultura si manifestano. E anche come raggiungere meglio una base di consumatori interculturale.
  5. Migliorare le capacità di risoluzione dei conflitti – Quando ci sono differenze, inevitabilmente sorgono incomprensioni e momenti di tensione. In questi casi bisogna cerca di evitare di mettersi sulla difensiva: i meccanismi di difesa sono una risposta naturale, ma causano un’interruzione della comunicazione e della fiducia. È invece necessario fare un passo indietro e ascoltare l’altro.
  6. Creare buone pratiche di competenza culturale – Infine, è bene implementare politiche aziendali basate sulla competenza culturale, magari chiedendo al personale di seguire corsi di formazione sull’inclusione.

In conclusione, in un mondo sempre più interculturale e interconnesso, la base per costruire un’azienda di successo è proprio la competenza culturale. E chi fa impresa può iniziare a costruirla a partire da un’analisi precisa della propria mission aziendale e dei mezzi che si hanno a disposizione per raggiungerla. Tutto questo non può prescindere dai rapporti con personale e clienti passando per l’inclusività delle pratiche aziendali. La stessa che ha permesso al Gruppo American Express Italia di conseguire il titolo di Great Place to Work® Italia come Best Workplaces for Women 2021, confermando che l’impegno nella valorizzazione delle persone e nella creazione di un ambiente di lavoro attento al benessere di tutti i colleghi sia la miglior via da percorrere. 

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