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In un mondo sempre più connesso e multiculturale, la competenza culturale è fondamentale per il successo di qualsiasi azienda: ecco come fare per valutarla e migliorarla.
Per chi fa impresa, oggi più che mai è importante saper interagire con un’ampia varietà di diverse identità e culture: in caso contrario, in un mondo sempre più interconnesso e interculturale, possono sorgere problemi (da opportunità d’affari che sfumano a disastri comunicativi) che hanno la potenzialità di danneggiare permanentemente le finanze o la reputazione dell’azienda.
Per essere in grado di gestire le relazioni con popoli e culture diversi è quindi necessaria quella che viene definita “competenza culturale”, misurata attraverso il Cultural Competency Continuum. Si tratta di un metodo adottato dai ricercatori Don Coleman e Terri Pelltteri: una “scala” che spazia da convinzioni e comportamenti distruttivi a pratiche sane ed eque.
Distruttività culturale
È il livello più basso della scala e può causare gravi danni. A questo livello, organizzazioni e individui ritengono che la propria identità e/o cultura sia superiore a quella di altri gruppi. E credono che gli altri dovrebbero sforzarsi di omologarsi. Servizi e prodotti sono pensati e indirizzati solo a diritti e privilegi della cultura dominante.
Incapacità culturale
Al secondo gradino, organizzazioni o individui possono non esprimere apertamente i propri pregiudizi, ma agire comunque in base a preconcetti. Ad esempio cercando di “dirottare” risorse e servizi solo a beneficio del proprio gruppo.
Divario culturale
È il livello mediano della scala: non c’è ostilità intenzionale verso chi è diverso, ma le differenze non vengono riconosciute. Il presupposto è che tutti siano uguali, ma viene negato che le varie declinazioni della diversità – come razza, sesso, religione, orientamento sessuale – abbiano un impatto. L’obiettivo a questo livello resta comunque quello di soddisfare solo i bisogni del proprio gruppo.
Pre-competenza culturale
Individui o organizzazioni esplorano le differenze culturali e valutano necessità e bisogni di diverse culture o identità. C’è un impegno a valorizzare la diversità, senza aspettarsi che gli altri gruppi si omologhino.
Competenza culturale
Individui o organizzazioni non solo esplorano le differenze culturali, ma esaminano i propri pregiudizi. Nella pratica, vengono messe in atto azioni eque ed inclusive, ad esempio nelle politiche aziendali.
Abilità culturale
A questo livello, individui o organizzazioni hanno una competenza culturale profondamente radicata. Le relazioni con chi non fa parte del proprio gruppo sono autentiche, e prodotti e servizi sono progettati sin dall’inizio in un’ottica di inclusività.
Come migliorare la propria competenza culturale
Indipendentemente da dove un’azienda si colloca sulla scala della competenza culturale, troviamo 6 pratiche che possono aiutare chi fa impresa a migliorare.
In conclusione, in un mondo sempre più interculturale e interconnesso, la base per costruire un’azienda di successo è proprio la competenza culturale. E chi fa impresa può iniziare a costruirla a partire da un’analisi precisa della propria mission aziendale e dei mezzi che si hanno a disposizione per raggiungerla. Tutto questo non può prescindere dai rapporti con personale e clienti passando per l’inclusività delle pratiche aziendali. La stessa che ha permesso al Gruppo American Express Italia di conseguire il titolo di Great Place to Work® Italia come Best Workplaces for Women 2021, confermando che l’impegno nella valorizzazione delle persone e nella creazione di un ambiente di lavoro attento al benessere di tutti i colleghi sia la miglior via da percorrere.