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Il portafoglio virtuale sta diventando una necessità per consumatori ed esercenti ma presenta diverse criticità, che le autorità europee devono risolvere per cogliere un’opportunità unica.
E-commerce e cashback hanno fatto decollare, complice anche l’effetto pandemia, i pagamenti digitali. Per dare ai clienti sempre più possibilità di utilizzare tale opzione si sono create nuove soluzioni su misura per i consumatori. Il panorama, in forte evoluzione, è ricco di spunti e offerte, ma anche denso di incognite come lo spettro di frodi e truffe online. In questo scenario avverte la necessità, a livello di Unione Europea, di un regolamento unitario che superi barriere nazionali, ma anche sistemi di scambio legati a circuiti, carte e network.
Sicurezza, semplicità, trasparenza
In un settore così strategico per l’economia, sicurezza, semplicità e trasparenza sono le tre parole chiave per guidare un processo fondamentale per la digitalizzazione dell’Unione. Netcomm ha elaborato, anche con il supporto di Ecommerce Europe, un progetto di sviluppo del settore che coinvolga i consumatori, ma anche – e forse soprattutto – gli esercenti, cioè gli attori principali di quel commercio al dettaglio che troppo spesso finiscono ai margini dei grandi processi di cambiamento e di sviluppo.
Il procedimento va inserito nell’attuazione della PSD2, la Payment Service Directive elaborata dalla Commissione Europea per tracciare un sentiero unitario nella digitalizzazione dei pagamenti. Come realizzarlo? Attraverso la traduzione in termini concreti dei cosiddetti Regulatory Technical Standards per realizzare la Strong Customer Authentication, (identificazione del cliente con controlli incrociati tramite password, codici, dispositivi elettronici) in modo da abbattere le difficoltà per i dettaglianti, oltre che per i clienti.
Portafoglio digitale
In questo quadro, si rivela di grande impatto la proposta della Commissione UE di sviluppare un’identità digitale europea attraverso una sorta di wallet che automatizzi e semplifichi accettazione e identificazione, con procedimenti intuitivi per chi acquista e procedure facilmente realizzabili dalle aziende.
È quindi auspicabile che i vertici di Bruxelles incoraggino e facilitino lo sviluppo del mercato fintech nei Paesi UE dando un orientamento unitario nell’organizzazione dei pagamenti al dettaglio e nella gestione dei dati. La crescita dei nuovi player e delle società fintech specializzate nella gestione dei pagamenti – soggetti ai quali ha aperto la strada proprio la PDS2 – ha creato vere e proprie autostrade di opportunità per il retail, in cui i dettaglianti possono agevolmente inserirsi per utilizzare le soluzioni che fanno al caso loro.
Dai nuovi servizi basati sulla data analysis, che permettono di conoscere il profilo del cliente, allo sviluppo personalizzato delle soluzioni di pagamento, i commercianti possono scegliere tra una vasta gamma di soluzioni. In questo contesto, lo sviluppo della valuta digitale della Banca Centrale, e possibilmente dell’euro digitale di cui da tempo si parla, sarebbe una soluzione ottimale in termini di semplificazione e unificazione del sistema. Tanti dei servizi offerti hanno infatti carattere nazionale o territoriale: solo una normativa proposta dalle “alte sfere” ha il potere di uniformare con successo questo variegato panorama di opportunità talvolta un po’ troppo “local”.
Pagare in viaggio
Un sistema di pagamenti digitali unitario e coordinato dall’alto garantirebbe vantaggi anche a chi viaggia, sia per spostamenti leisure sia per business, con la prospettiva di un portafoglio finalmente targato UE.
Il “decalogo” per l’UE
Nel complesso, la nuova normativa dovrà essere studiata dall’Unione Europea sulla base di una serie significativa di aspettative. Anzitutto, le funzionalità del pagamento digitale dovranno essere abbinate automaticamente con servizi come rimborsi, chargeback e riconciliazione. Inoltre, serviranno regole limpide sulle eventuali cause giuridiche in fatto di responsabilità e protezione dei consumatori, e le soluzioni che seguono le norme UE dovranno essere riconoscibili, per esempio tramite un marchio. Resta infine il capitolo sistemi anti-frode, ma l’implementazione della strong authentication dovrebbe ragionevolmente mettere al riparo dai rischi in tal senso. In uno scenario in cui tutti gli interessi vanno in un’unica direzione, al netto di visioni e inclinazioni differenti, ecco dunque che si configura per le autorità UE la possibilità di indirizzare, normare e velocizzare l’evoluzione di un canale fondamentale nei sistemi di pagamento.
Dati e scenari descritti nell’articolo sono tratti da Netcomm