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La blockchain in ambito CorpTech garantisce trasparenza nelle assemblee e nel voto dei soci, ma in Francia è usata anche per scopi diversi.
Sempre più spesso si sente parlare di “CorpTech”, cioè l’insieme delle soluzioni digitali basate sulla tecnologia blockchain – una sorta di “registro” digitale condiviso e quindi non falsificabile – che permettono una maggiore trasparenza nella vita societaria e un esercizio più sicuro dei diritti degli azionisti. I campi in cui queste tecnologie possono essere applicate sono molti.
Assemblee dei soci più trasparenti grazie alla blockchain
Tanto per cominciare, grazie alla blockchain si potrebbe garantire una maggiore trasparenza nello svolgimento delle Assemblee dei soci e delle votazioni degli azionisti. Attualmente, è la segreteria societaria a gestire manualmente tutte le fasi: dalla convocazione dell’Assemblea degli azionisti al controllo delle deleghe, dalla verbalizzazione delle dichiarazioni rese dai partecipanti all’ammissione al voto e al conteggio dei voti espressi. Ma questo non protegge da errori o vizi procedurali, evitabili invece con la blockchain, che consente anche di ridurre i costi della gestione di un’assemblea.
Blockchain pubblica o privata? L’esempio della Svizzera
Oggi, soprattutto in Italia, si obietta che queste tecnologie non garantiscono il riserbo di ciò che accade nella vita societaria. Infatti, si è abituati a rivolgersi a soluzioni di blockchain pubbliche che rendono tutto ricostruibile da tutti. Ma questo problema può essere ovviato utilizzando blockchain private. All’estero già succede: in Svizzera, per esempio, enti come Swisscom e La Posta gestiscono già per alcune società l’accesso e l’identificazione dei soci e il voto degli azionisti.
Un possibile scenario in Italia
Anche in Italia si potrebbe lanciare un servizio come questo. Le aziende potrebbero affidare a un ente centrale la gestione di tutte le fasi delle assemblee: l’ingresso sarebbe garantito solo agli azionisti legittimati a entrare e identificati con un sistema di crittografia asimmetrica; inoltre, l’inserimento del voto in blockchain impedirebbe irregolarità o frodi.
Le norme di riferimento
Il nostro Codice Civile, del resto, già prevede queste soluzioni. Infatti, all’art. 2370 si legge che “lo Statuto può consentire l’intervento all’assemblea mediante mezzi di telecomunicazione ovvero l’espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica. Chi esprime il voto per corrispondenza o in via elettronica si considera intervenuto all’assemblea”.
L’esempio del voto online
I casi concreti non mancano. Sul mercato esistono molte piattaforme di voto online utilizzabili anche dalle public companies, dove i voti vengono archiviati in modo decentralizzato su diversi nodi blockchain e la società che convoca l’assemblea può scegliere una pluralità di computer su cui memorizzare questi dati, ad esempio quelli appartenenti a società di cui ha fiducia o ad enti terzi indipendenti. In questo modo si riducono al minimo le possibilità di manomissione del voto, poiché eventuali malintenzionati dovrebbero violare tutti questi computer per manipolare i risultati.
Le operazioni di voto su queste piattaforme sono semplici e sicure. Chi vuole votare deve prima autenticarsi con documenti idonei a dimostrare la sua identità. Subito dopo riceve un “token”, che può essere un QR Code univoco, un Pin o altro codice segreto, tramite il quale l’azionista può anche verificare che il suo voto sia stato registrato nella blockchain. Ovviamente, il sistema scorpora dall’informazione di voto il nome del votante, che in questo modo non potrà essere identificato.
Blockchain e titoli non quotati: il caso della Francia
In Francia, dal 2018, la blockchain viene utilizzata anche per registrare la proprietà e il trasferimento di titoli non quotati. Questa possibilità è stata introdotta dal decreto DTL – Distributed Technology Ledger – che ha dato agli Emittenti la facoltà di scegliere se registrare i propri titoli in modo tradizionale o utilizzando le nuove tecnologie. Il decreto ha previsto anche che il Distributed Ledger, cioè il registro distribuito, debba preservare l’integrità delle informazioni registrate, consentire l’identificazione dei proprietari dei titoli e permettere di determinare la natura e la quantità dei titoli detenuti.
In ambito societario, però, la sicurezza non è appannaggio esclusivo di grandi eventi come le assemblee ma è una necessità quotidiana. Ecco allora, che anche le carte di credito possono contribuire a mettere al riparo le aziende da brutte sorprese. Le Carte Business e Corporate American Express per esempio, permettono di individuare movimenti sospetti sui conti, e con la tecnologia SafeKey puoi proteggere, insieme alle assicurazioni anti-frode, i tuoi acquisti online. In più, servizi di alert e il Servizio Clienti gratuito 24 ore su 24 e sette giorni su sette, oltre a protezione, offrono assistenza anche all’estero.