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È questione d’ecologia, ma non solo. Le città guardano al futuro e lo fanno in versione “car free”, senza auto. Quella che fino a qualche tempo fa poteva sembrare una semplice utopia, oggi è realtà in centri come Oslo – già nominata Green Capital 2019 dalla Commissione Ue – e Pontevedra, cittadina della Galizia che dal 2001 ha bandito completamente le auto. I benefici? Dal minore smog alla maggiore produttività. E anche portafogli e girovita ringraziano. Ecco perché.
Secondo J.H. Crawford, autore di “Carfree Cities” e “Carfree Design Manual”, il secolo dell’auto è stato un errore ed è arrivato il momento di voltare pagina. Del resto, le città stesse erano state pensate per essere vissute dai cittadini e non per essere semplicemente attraversate dalle auto. Se le quattro ruote lasciassero il posto a bici e pedoni, quindi, inevitabilmente riacquisterebbero il loro primario ruolo sociale. Inoltre, con meno auto e meno parcheggi, si libererebbe spazio utile. Spazio sempre più richiesto, soprattutto per riqualificazioni urbane e aree verdi. Ogni auto in marcia, infatti, occupa 10 o 20 metri di strada e spesso trasporta solo una persona, sottraendo così aree utilizzabili per altre attività, si pensi ad esempio al commercio o al jogging. Pontevedra, ad esempio, ha visto crescere le attività aperte al pubblico e ha guadagnato ben 8.000 abitanti in più. Il tutto, con un taglio del 90% dell’inquinamento prodotto dalle auto e del 70% del totale delle emissioni di CO2.
E che dire poi del tempo, sempre più raro e prezioso? Se fossimo costretti a trascorrere meno ore nel traffico, avremmo a disposizione molti più momenti da poter dedicare a noi stessi. Secondo i dati della Commissione Europea, gli italiani sprecano in coda minimo 37 ore l’anno, terzi dopo il Belgio e la Gran Bretagna. La città più congestionata? Roma, dove il traffico fa perdere il 40% del tempo in più per raggiungere la propria meta.
Ma non è tutto: i benefici di una città car free impattano anche sulla salute. Diminuendo (o annullando completamente) il numero delle auto in città, si migliorerebbe la qualità dell’aria e, se si sostituisse l’auto con la bicicletta, si consumerebbero circa 480 calorie all’ora, dando così un taglio al tasso di obesità e alle patologie relative. Come dimostrato da numerosi studi, infatti, ci si ammalerebbe di meno e anche il benessere psicologico migliorerebbe. Inoltre, diminuirebbero gli incidenti d’auto e quindi la necessità di ricoveri ospedalieri. Di conseguenza, anche il tasso di assenteismo a lavoro potrebbe beneficiarne.
Non è un caso, del resto, che molte aziende stiano adottando politiche di corporate car sharing e car pooling. Le motivazioni sono sociali – maggiore interazione tra colleghi e risparmio di tempi e/o ritardi -, di CSR – per dare un contributo concreto per l’ambiente -, ma anche economiche. Questo sistema è, infatti, considerato un’alternativa migliore rispetto al mantenimento di una flotta di veicoli di proprietà o in leasing. Senza contare che gli utilizzatori condividono, già di base, un’esigenza comune: raggiungere lo stesso ufficio agli stessi orari. E attenzione: il vantaggio economico è a 360 gradi. Se i cittadini potessero contare su un simile sistema e su una rete di trasporto pubblica efficiente, risparmierebbero costi d’acquisto e manutenzione dell’auto, benzina, bolli, assicurazioni, pedaggi, parcheggi e molto altro.
La strada per far sì che le città del futuro possano essere davvero smart sembra, quindi, essere tracciata e avere delle caratteristiche ben precise: è più verdeggiante e sicura, meno rumorosa e caotica, e con un trasporto sempre più leggero.