Approfondimenti e spunti per far crescere il tuo business.
L’obiettivo è messo nero su bianco nella relazione illustrativa che accompagna l’emendamento: accelerare il superamento di un sistema di gestione dei rifiuti imperniato sullo smaltimento in discarica attraverso politiche che incentivino l’economia circolare come l’end of waste, l’istituto grazie al quale è possibile assegnare una “seconda vita” ai materiali risultanti da riciclaggio o recupero. La proposta, sollecitata da Bruxelles e molto attesa dalle imprese e dal mondo ambientalista, era stata annunciata originariamente nel dcreto “clima”, ma ora sembra destinata a entrare nel Dl “crisi aziendali”, attualmente in discussione al Senato.
«L’end of waste – spiega al Sole 24 Ore il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut, che si è speso moltissimo per sbloccare l’impasse attorno al provvedimento – era un primo banco di prova di questa maggioranza. E, al di là delle differenze di vedute, Pd e Cinquestelle si sono misurati attraverso un confronto serrato, senza tatticismi, anche duro in alcuni frangenti, ma alla fine hanno raggiunto un risultato comune. Segno che questa maggioranza non è frutto di uno stato di necessità, ma sa lavorare attorno a obiettivi strategici assolutamente condivisi. E questo passo avanti consentirà all’Italia di consolidare la sua leadership nell’economia circolare e alle imprese della penisola, che presidiano da tempo questo versante e che aspettavano tale snodo, di portare avanti i loro progetti».
L’emendamento, dunque, è frutto di una lunga mediazione tra le due anime del governo e modifica la normativa esistente, ferma al 1998 quando fu messo in campo il primo tentativo di regolare il riciclo dei rifiuti, corretto poi dallo “sblocca cantieri” (decreto 32 del 2019) che però non ha risolto la questione. Il nuovo assetto affida sostanzialmente alle Regioni, nelle more dell’adozione di criteri specifici, il compito di rilasciare o rinnovare le autorizzazioni per lo svolgimento di operazioni di recupero e dà mandato al ministero dell’Ambiente di dettagliare con decreti attuativi ad hoc i vari tipi di materia (dagli pneumatici agli scarti agricoli) coinvolti in questo percorso. E, sempre presso il ministero dell’Ambiente, sarà istituito il registro nazionale deputato alla raccolta delle autorizzazioni rilasciate e delle procedure semplificate.
Il testo fissa poi un meccanismo di controlli ex post che ruota attorno all’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e alle Arpa (le agenzie regionali per la protezione dell’ambiente). In pratica, sarà il primo a delegare l’agenzia territorialmente competente affinché controlli, a campione, in contraddittorio con il soggetto interessato, «la conformità delle modalità operative e gestionali degli impianti, ivi compresi i rifiuti in ingresso, i processi di recupero, le sostanze o oggetti in uscita, agli atti autorizzatori rilasciati». L’agenzia deve poi redigere apposita relazione in caso di non conformità. Il provvedimento stabilisce inoltre i tempi delle verifiche: il controllo deve concludersi entro 60 giorni dal suo avvio. Successivamente l’Ispra o l’Arpa delegata comunica entro quindici giorni l’esito della verifica al ministero dell’Ambiente. Quest’ultimo, si legge ancora nell’emendamento, adotta le sue conclusioni, «motivando l’eventuale mancato recepimento degli esiti dell’istruttoria contenuta nella relazione di non conformità» e le trasmette all’Autorità competente.
Il documento prevede infine l’istituzione di un gruppo di lavoro presso l’Ambiente per assicurare le attività istruttorie relative all’adozione dei decreti attuativi: cinque unità di personale pubblico, di cui almeno due con competenze giuridiche e le restanti con expertise tecnico-scientifica da collocare nell’ufficio legislativo. Le risorse potranno essere selezionate tra i dipendenti pubblici o potranno essere stipulati, in alternativa, fino cinque contratti libero-professionali, anche per personale estraneo alla Pa, mediante procedura selettiva per titoli e colloquio.