Approfondimenti e spunti per far crescere il tuo business.
Le fonti rinnovabili sarebbero in grado di soddisfare il 37,6% dei consumi elettrici italiani. Il biometano, ad esempio, potrebbe coprire entro il 2030 circa il 15% del fabbisogno annuo di gas naturale. La transizione ecologica è sempre più centrale. E ancora più urgente per via della guerra in Ucraina. Eolico e idrogeno, a loro volta, possono diventare…
Era già un tema centrale per i governi del mondo. Dopo lo scoppio della guerra Russia-Ucraina ha assunto risvolti addirittura drammatici. È la questione energetica. Alcuni dati possono aiutare a capire innanzitutto cosa sta succedendo.
L’esposizione dell’Italia e l’aumento dei prezzi
L’Italia è il paese europeo più esposto alle importazioni di fonti energetiche, con oltre il 77% di dipendenza dall’estero. Per quanto riguarda il gas, il 41% arriva dalla Russia (secondo i dati di Confartigianato). E proprio il gas copre il 42% del consumo totale di energia nel nostro Paese, con circa 70-80 miliardi di metri cubi all’anno e 18 miliardi di metri cubi di stoccaggio.
Un livello molto superiore rispetto a quello di altri stati europei: 17% in Francia, 23% in Spagna e 26% in Germania.
Per questo motivo l’impennata dei prezzi (il gas è passato dai 20 euro di fine 2020 ai 295 euro dell’8 marzo 2022 per poi scendere intorno ai 120 euro alla fine del mese) ha destato particolare preoccupazione nel governo Draghi. Il Consiglio dei Ministri ha stanziato dall’inizio della crisi un totale di 11 miliardi per fronteggiare il caro-bollette. E in occasione del Consiglio Europeo di Bruxelles a fine marzo il Premier ha posto alcune questioni come la possibilità di un tetto al prezzo del gas e l’avvio di un piano di diversificazione, che include anche l’installazione di due nuovi rigassificatori nel nostro Paese per gestire i flussi che gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire all’Europa entro la fine dell’anno.
La preoccupazione, poi, è particolarmente sentita anche negli altri paesi UE. Tra le ultime misure, ad esempio, la Germania sempre a fine marzo ha attivato il piano di emergenza dichiarando un pre-allarme (già attivato dall’Italia a fine febbraio) sul calo delle forniture di gas russo, anche a seguito della dichiarazione di Putin che esortava a un pagamento delle fonti energetiche esclusivamente in rubli.
Secondo l’ufficio studi della CGIA di Mestre, però, gli interventi attualmente previsti per ridurre il peso degli aumenti non sono sufficienti per le famiglie e le imprese, che devono comunque farsi carico di un rincaro di 33,8 miliardi di euro (al netto delle misure di mitigazione dell’ultima Legge di Bilancio). E nonostante il DL Energia, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 marzo 2022 con interventi per calmierare i prezzi, come la possibilità di rateizzare le bollette, aumenta il numero di quelle non pagate da privati e aziende.
Che fare?
Le fonti rinnovabili come alternativa
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Ogni kW/h di elettricità che l’Europa genera da solare, eolico, idroelettrico e biomasse riduce la nostra dipendenza dal gas russo e da altre fonti energetiche”. Le ha fatto eco il premier italiano. Tra le intenzioni del Governo, ha dichiarato, vi è quella di rispettare l’obiettivo comunitario di 70 gigawatt di rinnovabili nel 2026. A cui si aggiungono impegni nella produzione di energia dall’eolico offshore e un maggiore ricorso al biometano, con l’obiettivo di 200mila tonnellate nel 2023 e un incremento di 50mila nel successivo triennio.
Gli oltre 1,1 milioni di impianti presenti in Italia sarebbero in grado di soddisfare il 37,6% dei consumi elettrici totali e il 19% di quelli energetici. E se il 50% dei progetti sulla carta venisse realizzato, l’Italia avrebbe anche già raggiunto gli obiettivi climatici europei del Green Deal. Per farlo, però, secondo Legambiente, serve snellire le procedure, come quelle per nuovi impianti eolici a terra e a mare.
Quali rinnovabili
Un’altra alternativa è il biometano, soprattutto in ottica di economia circolare, basata sul riciclo. Con 2mila impianti (l’80% in ambito agricolo) l’Italia è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo. E il potenziale è ancora più elevato: entro il 2030 il contributo potrebbe essere di 10 miliardi di metri cubi all’anno, cioè circa il 15% del fabbisogno annuo attuale di gas naturale.
Anche l’idrogeno può coprire un ruolo significativo nel percorso nazionale di decarbonizzazione. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha stimato una penetrazione sulla domanda energetica finale del 2% nel 2030, con l’obiettivo di arrivare al 20% entro il 2050. Lo stesso vale per l’eolico: attualmente rappresenta il 9% della produzione elettrica nazionale, ma con gli investimenti necessari – il primo parco eolico offshore sta nascendo al largo di Taranto – potrebbe arrivare a coprire il 20% dei consumi, con importanti riduzioni sia in termini ambientali, sia sui costi delle bollette.
Le comunità energetiche rinnovabili
La transizione ecologica potrebbe poi passare anche dalle “comunità energetiche rinnovabili”, associazioni di cittadini, attività commerciali ed enti pubblici, che autoproducono energia da fonti green, la condividono tra i partecipanti e la stoccano in sistemi di accumulo. Con impatti positivi sia dal punto di vista economico, con risparmi sulle bollette, sia in termini di tutela dell’ambiente e di abbattimento delle emissioni. Attualmente in Italia, dove operano come entità giuridica, se ne contano 20, ma il numero è destinato a crescere, anche grazie allo stanziamento di fondi per 2,2 miliardi di euro nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destinati alla creazione di queste comunità nei piccoli comuni con meno di 5.000 abitanti.
A cura di OFNetwork
Chiuso in redazione il 31 marzo 2022