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Una rete percepita come maleducata, pericolosa, da cui difendersi. È quanto emerge dal Microsoft Digital Civility Index 2020 che colloca l’Italia al decimo posto su 25 per l’esposizione ai rischi online. L’indagine – che ogni anno inquadra le percezioni di adolescenti e adulti rispetto all’educazione civica digitale e alla sicurezza online in 25 Paesi – restituisce un’istantanea preoccupante. Secondo lo studio, in tutto il mondo il web è visto come un luogo “meno civile e sicuro rispetto a un anno fa”. Sul podio troviamo il Regno Unito mentre in coda il Sudafrica.
In particolare in Italia i contatti indesiderati, le fake news e il sexting (l’invio di testi e immagini sessualmente espliciti) sono i rischi più comuni riscontrati, rispettivamente dal 41%, 29% e 23% degli intervistati. C’è poi la questione del cyberbullismo che colpisce in modo specifico le fasce più giovani della popolazione. Non stupisce scoprire che il 22 per cento degli intervistati è stato vittima dei bulli online. I comportamenti scorretti riguardano principalmente l’aspetto fisico (28%), l’orientamento sessuale (21%) e la politica (21%). Purtroppo, dal rischio virtuale a quello reale il passo è breve: nel report si legge che nel 33 per cento dei casi la vittima ha incontrato di persona l’autore della minaccia.
A livello mondiale, invece, nel 30 per cento dei casi gli atti di bullismo sono compiuti da amici e familiari. Danni alla propria reputazione (89%), molestie (87%), maltrattamenti (82%), micro-aggressioni (76%) e misoginia (73%) sono i rischi per cui le vittime provano più dolore e disagio. C’è però un dato positivo; il 51% dei teenager si rivolge ai propri genitori per chiedere aiuto, un +7 per cento rispetto al 2019.
La ricerca ha inoltre indagato a livello globale quali sono le aspettative per il futuro. Rispetto, sicurezza e libertà sono le prime tre parole che secondo gli intervistati caratterizzeranno le esperienze online nei prossimi dieci anni. La metà si augura “che le aziende tecnologiche e i social media introducano nuove policy e creino strumenti per promuovere comportamenti online più civili e punire condotte scorrette” e il 33 per cento spera in un dialogo politico online più costruttivo.
Ma cosa fare per tutelarsi? Microsoft si è fatta promotrice della Digital Civility Challenge, invitando tutti a seguire quattro principi di buon senso: