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Sì alle obbligazioni high yeld dell’Ecuador, ai bond argentini e alle emissioni di selezionate aziende immobiliari cinesi. A rischio i titoli di Russia e Turchia. Ecco le previsioni degli analisti.
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L’inflazione tornerà tra il 2 e il 3%
Secondo gli esperti di BlueBay Asset Management – una casa d’investimento specializzata sul reddito fisso – la prospettiva più plausibile è che l’inflazione torni ai livelli in cui era nel periodo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, cioè attorno al 2-4%. Lo sostiene, in particolare, Anthony Kettle, Senior Portfolio Manager di BlueBay Asset Management, che dice: “Entro fine anno l’economia globale e quella statunitense potrebbero accelerare in modo significativo, proiettando l’inflazione ben al di sopra del 2%, forse più vicino al 3% all’avvicinarsi del 2022”.
Occhi puntati sulla Federal Reserve
A beneficiare di questa crescita saranno soprattutto gli asset reali, comprese le materie prime. Anche il dollaro potrebbe beneficiarne e apprezzarsi sulla scia dei maggiori rendimenti USA. Ma questo dipenderà da come si comporterà la Federal Reserve, cioè la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America. Come spiega infatti Kettle: “Se la FED resterà accomodante e tollerante nonostante i prezzi al consumo in aumento, potrebbe verificarsi una contrazione dei premi per il rischio nel credito con benefici per alcuni segmenti dell’high yield”.
Tra i Paesi emergenti spicca l’Ecuador
Ed è proprio alle obbligazioni high yeld, cioè ad alto rendimento, dei Paesi emergenti che gli analisti guardano con interesse. Per esempio, Paesi come l’Ecuador potrebbero riservare piacevoli sorprese. “L’Ecuador – spiega Kettle – lo scorso anno ha completato la ristrutturazione del debito e ha registrato un risultato elettorale che ha confermato l’impegno per un approccio favorevole per i mercati e di piena collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale per una ripresa più sostenibile”.
I bond argentini sono in recupero
Anche i bond argentini non vanno male. Secondo Kettle “i prezzi dei bond di Buenos Aires incorporano un rischio elevato di nuovi scenari distressed per il debito e ora sono vicini a quelli che consideriamo come livelli di recupero”.
Preoccupazioni per i titoli russi
A suscitare, invece, preoccupazioni sono i titoli russi. Il motivo? La possibilità di ulteriori sanzioni verso Mosca e anche le problematiche ESG (Environmental, Social e Governance), cioè i tre indicatori che permettono di valutare non solo gli aspetti finanziari ma anche il profilo ambientale, sociale e di buona governance di chi emette i titoli.
Cautela su Turchia e Bahrain
Secondo Kettle, bisognerebbe poi essere cauti con i titoli turchi, perché “potrebbe verificarsi una sottoperformance degli asset alla luce dei rischi legati a una governance debole e a quelli politici, soprattutto dopo la recente rimozione del Governatore della Banca Centrale del Paese”. Il peggioramento sul fronte fiscale e l’aumento del debito insidiano, infine, i titoli del Bahrain.
Un’occasione in più dal Messico e dalla Cina
Se si guarda alle emissioni societarie, un certo interesse suscita la compagnia petrolifera statale messicana PEMEX, sia per il supporto pubblico sia per la sensibile ripresa dei rendimenti rispetto ai bond sovrani. Secondo Kettle, infine, altre opportunità potrebbero arrivare da alcune selezionate aziende attive nel settore immobiliare cinese.