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La previdenza complementare registra rendimenti positivi. Intanto sono operativi i PEPP, i nuovi prodotti individuali europei. Le condizioni sono le medesime in tutti i paesi dell’Unione ed è possibile trasferire facilmente questi strumenti da una nazione all’altra. Prevedono contributi volontari e garantiscono una rendita o una liquidazione al 50% del capitale
La previdenza complementare, nella prima metà del 2022, ha risentito delle turbolenze finanziarie che si sono registrate sui mercati ma, secondo gli ultimi dati disponibili, il trend resta positivo.
Al 30 giugno 2022, secondo l’ultima rilevazione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), gli iscritti sono circa 9 milioni, in crescita di 280.000 unità (+2,9%) rispetto alla fine del 2021. I contratti attivi sono invece 10 milioni in quanto si può aderire a più formule contemporaneamente.
L’ultimo monitoraggio ha registrato rendimenti negativi rispetto alla precedente rilevazione di fine 2021. Se i tassi vengono, però, valutati in un arco di tempo più lungo, dal 2012 come spiega l’Authority, è ancora segnalato un 4,1% per i fondi negoziali (destinati esclusivamente a determinate categorie di lavoratori a seguito di contratti collettivi), un 4,6% per i fondi aperti (istituiti da società come banche e Sgr e sottoscrivibili da tutti i dipendenti) e un 5% per i Pip (i Piani individuali pensionistici). Mentre con il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) si arriva solo fino al 1,9%.
In termini di offerta, dal 23 agosto sono operativi, anche in Italia, i PEPP (Pan European Pension Product), prodotti pensionistici individuali ideati a livello europeo, quindi con condizioni uniformi per tutti i cittadini dell’Unione. Tra le caratteristiche principali vi è la portabilità, che consente a chi sottoscrive questa soluzione di continuare a usufruirne anche se si trasferisce in un altro stato UE.
I PEPP sono proposti come strumento di pensione integrativa da compagnie assicurative, banche, fondi pensione e società di investimento. I contributi sono versati su base volontaria, e deducibili dal reddito fino a 5.164,57 euro, mentre non è possibile far confluire su questi nuovi strumenti il TFR. Una volta raggiunta la pensione, viene garantita una rendita oppure una parziale liquidazione del capitale (fino al 50%) ed è anche possibile ottenere un anticipo delle somme maturate.
A cura di OFNetwork