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Gli investimenti sostenibili cambiano le dinamiche di gestione dei portafogli

Business Insights

17 Marzo 2021

American Express

Il 10 marzo è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), stabilendo norme comuni e potenziate sulla trasparenza in tema di integrazione dei rischi di sostenibilità. Banche, assicurazioni e consulenti dovranno spiegare ai loro clienti come un evento di tipo ambientale, sociale o di governance potrebbe impattare sul valore dell’investimento. Intanto i risparmiatori potranno rapportarsi agli strumenti ESG attraverso standard definiti, che intendono aumentare la trasparenza dei prodotti finanziari e diminuire i rischi legati al greenwashing. L’Europa si muove, quindi, con più decisione per attuare gli Accordi di Parigi e adempiere agli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030. Inoltre, le aziende italiane, insieme al resto del mondo, stanno adeguando sempre di più il tiro dei loro investimenti, puntando su quelli sostenibili.
Quante aziende investono nel green?
Secondo l’edizione 2020 del Rapporto GreenItaly, pubblicata ad ottobre, sono oltre 432mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una su tre: il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Gli investimenti green stanno crescendo rispetto al quinquennio precedente, quando le aziende impegnate erano state 345mila (24% del totale). Il 2019 ha segnato un picco, con quasi 300mila aziende che hanno investito in modo diretto su sostenibilità ed efficienza: nel manifatturiero arrivano a essere più di una su tre (35.8%). Dove investono? Nell’ordine, per entità: efficienza energetica, fonti rinnovabili, meno acqua e meno rifiuti, riduzione delle sostanze inquinanti, utilizzo delle materie seconde.
Raccolta ESG, numeri triplicati nell’arco di due anni
Il 2020 ha proseguito la tendenza. Secondo i dati di Morningstar, la raccolta netta dei fondi ESG (Environmental, Social e Governance) è triplicata rispetto ai livelli del 2018, raggiungendo quota 309 miliardi di dollari contro i 75 miliardi iniziali. L’Europa guida la classifica mondiale degli investimenti sostenibili, con oltre un miliardo di dollari in masse gestite (l’82% del dato globale, ovvero 1,258 mila miliardi di dollari). Prima su spinta dei paesi nordici, oggi il fenomeno interessa paesi come Francia, Svizzera e Regno Unito; anche l’Italia migliora nettamente. Infatti, grazie ad una crescente attenzione al tema da parte degli investitori nel 2020, per SalesWatch, il nostro Paese si colloca al secondo posto nella classifica dei paesi europei nei quali la raccolta sostenibile è maggiormente cresciuta in un anno (30 miliardi di dollari a novembre 2020 contro i 15 miliardi del 2019).
La net zero economy nella lettera di Larry Fink
Agli investimenti sostenibili il CEO di BlackRock, Larry Fink, ha dedicato la sua lettera annuale, richiamando l’attenzione dei big a livello globale sull’ambiente e sul cambiamento climatico. “Adesso sappiamo – scrive Fink – che il rischio climatico è il rischio di investimento. Ma siamo anche convinti che la transizione climatica rappresenti un’opportunità di investimento storica”. La pandemia ha fortemente accelerato la virata verso gli investimenti green, orientamento spinto anche dalla politica con Unione Europea, Cina, Giappone e Corea del Sud impegnati a raggiungere l’obiettivo della carbon neutrality e il rinnovato impegno degli Stati Uniti verso il rispetto degli Accordi di Parigi. Per le istituzioni e la stessa BlackRock, “l’obiettivo è arrivare, entro il 2050, a un’economia in cui l’anidride carbonica prodotta non superi quella rimossa dall’atmosfera, la soglia stabilita dalla scienza per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C”. È quella che viene appunto chiamata net zero economy, un’economia a impatto zero.
Perché l’ESG conviene
Investire in ESG fa bene all’ambiente e anche al portafogli, specie in un momento incerto come questo. Lo conferma lo stesso rapporto di GreenItaly: le imprese che si impegnano nella green economy sono più salde nei momenti di crisi, esportano meglio, innovano di più, hanno bilanci più sorridenti e anche nel confronto con il Covid-19 si sono dimostrate più resilienti rispetto alle altre. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro il 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%). Non solo, ma le previsioni per il 2020-2024 dicono che il 38% del fabbisogno delle professioni richiederà competenze green. Infine, in linea con gli altri report, anche GreenItaly conferma che la spinta verso la sostenibilità ambientale arriva soprattutto dai giovani imprenditori: tra le imprese guidate da under 35, il 47% ha fatto eco-investimenti, contro il 23 delle over 35.
Un obiettivo a lungo termine
È chiaro che la sostenibilità degli investimenti sia un tema destinato a durare nel lungo periodo, specie a fronte dei prossimi obiettivi internazionali (Agenda 2030 dell’ONU e Green Deal europeo). Per raggiungerli, l’Unione Europea sta mettendo a punto una serie di nuove normative: per esempio, oltre al nuovo regolamento SFDR, a luglio 2020 è entrata in vigore anche la “EU taxonomy for sustainable activities”, un sistema di classificazione che stabilisce una lista di attività economiche ambientalmente sostenibili e funziona come facilitatore per aumentare gli investimenti green. In più, l’ambiente è uno dei pilastri del Next Generation Eu e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che oggi rappresentano due elementi di svolta epocale per il sistema economico italiano. Dai trasporti alle energie rinnovabili la strada da fare è ancora molta: ma per adempiere agli obiettivi di zero emissioni servirà l’impegno di tutto l’ecosistema. Investitori compresi.

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