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Gli investitori esteri puntano sull’Italia: interesse per le Pmi a vocazione globale

Finanza e Pagamenti

08 Novembre 2019

American Express

Chiedono solo certezza normativa e la garanzia che ci siano persone al lavoro per lo sviluppo del paese in maniera coordinata. Gli investitori internazionali credono nelle potenzialità delle imprese italiane, come dimostra l’ultimo Jp Morgan equity conference, organizzato a Milano. La banca d’affari ha radunato un centinaio di investitori, provenienti da Europa e Asia, e li ha messi a confronto con una quarantina di realtà italiane quotate, di diverse dimensioni.
 
 
Più di 250 gli incontri mandati in archivio, ai quali sono seguiti anche riunioni più allargate. A tenere banco, oltre alle singole strategie aziendali, soprattutto la discussione sulla legge di bilancio italiana. Il mercato ha reagito bene all’insediamento del nuovo Governo, percepito come vicino alle «correnti forti» nelle politiche comunitarie continentali. Lo spread è sceso sotto i 140 punti, niente a che vedere con l’anno scorso, quando le frizioni con Bruxelles lo avevano portato oltre 300. Gran merito è stato anche della Bce, ma ora i primi provvedimenti adottati dal nuovo Governo saranno la cartina tornasole per leggere l’evoluzione del quadro da qui a fine anno.
 
 
I fondi chiedono di potere agire in un contesto di stabilità istituzionale. Dalle sessioni di confronto organizzate da Jp Morgan emerge la certezza che «c’è voglia di investire in Italia – spiega Francesco Cardinali, senior country officer -, i fondi internazionali sono molto interessati anche a molte società di medie dimensioni con una forte vocazione internazionale, e che hanno bisogno di capitali per crescere anche attraverso acquisizioni all’estero. Gli investitori cercano imprese capaci di generare strategie di crescita chiare e, possibilmente, una presenza già avviata sui mercati globali». Questo a prescindere dalla situazione macro che, se si allarga lo sguardo al di fuori dei confini nazionali, rischia di essere impattata da dinamiche come Brexit, Hong Kong o dalle scelte di politica commerciale americane, solo per citarne alcune.
 
 
In generale, poi, il tema della ridotta liquidità sui mercati italiani «è un fattore che ovviamente influenza il mercato, ma non è determinante – aggiunge Cardinali -: gli investitori istituzionali esteri di elevato profilo continuano ad essere presenti in Ipo e nelle società, e cercano sempre nuove opportunità di investimento, convinti sia dalle storie imprenditoriali sia dagli ottimi rendimenti realizzati in questi anni». La bassa liquidità affligge soprattutto le aziende a minore capitalizzazione. In un recente report, Intermonte fa notare come la liquidità sulle large cap è diminuita del 3,8% rispetto alla media annuale, mentre la stessa è diminuita del 19,5% per le small cap e dell’8,8% per le mid cap.
 
 
In Italia – segnala sempre Intermonte – l’insediamento di un nuovo governo e il pacchetto annunciato dalla Bce hanno favorito una riduzione del premio per il rischio azionario per le azioni domestiche insieme a un restringimento dello spread sui titoli di stato. Ma, anche in questo caso, questa tendenza ha favorito le large cap più delle mid-small cap. Guardando al medio lungo termine, il quadro di liquidità sarà il driver chiave. I dati di Assogestioni del secondo trimestre mostrano una chiara accelerazione dei deflussi dei Pir, segnale preoccupante aggravato dai dati preliminari di luglio che mostrano una notevole mole di riscatti. «Una tendenza così negativa – spiega Andrea Randone, head of mid&small cap research di Intermonte – potrebbe creare un senso di urgenza per il governo a modificare la legislazione approvata a maggio 2019, che prevedeva esplicitamente una revisione sei mesi dopo l’approvazione. Entro la fine dell’anno, pertanto, ci aspetteremmo che la nuova Commissione Bilancio riveda la regolamentazione sui Pir ascoltando le esigenze del mercato e dei gestori. Una possibilità sarebbe ripristinare la struttura Pir originale, soprattutto tenendo presente che quella regolamentazione fu promossa dal Pd che ora fa parte della maggioranza governativa».

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