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Sempre più online. Come spiega il Report Digital 2020 di Wearesocial sull’Italia, nel corso di tutto il 2019 la passione degli italiani per il mondo digitale si è consolidata ed è cresciuta rispetto al 2018. In media ci sono circa 35 milioni di persone attive sui social (stabili sul 2018), su una popolazione connessa di circa 49,4 milioni di unità.
Si naviga in rete per sei ore al giorno (sei ore e quattro minuti nel 2018), di cui un’ora e 57 minuti sui social (un’ora e 51 minuti nel 2018), con un vero e proprio boom per la musica in streaming (un’ora e un minuto rispetto ai 44 minuti del 2018). La tv, che per ora viene vista un po’ in streaming ma soprattutto in modalità lineare e quindi non on line, assorbe tre ore e sette minuti nell’arco della giornata, in aumento di dieci minuti medi rispetto al 2018. Diventa, infine, sempre più rilevante il tempo dedicato al gaming sulle console: 49 minuti al giorno.
Ci sono interessanti passi in avanti anche quanto a livello di tecnologia digitale usata. È noto che gli italiani siano un po’ scettici di fronte a strumenti troppo invasivi. Ma, nonostante questo, cresce al 35% (era al 30% nel 2018) la percentuale di chi si serve di assistenti vocali o device dedicati. Ancora bassa la penetrazione di smart speaker e in generale di device per la smart home (8%), mentre triplica al 15% (era del 5% nel 2018) l’utilizzo dei werables, siano essi smartwatch o altri dispositivi per il tracciamento della salute o dell’attività fisica.
Il 94% degli italiani ha uno smartphone, e l’1,6% un telefonino non smart-phone, il 77% possiede un laptop o un desktop, il 54% un tablet.
In sostanza, la telefonia mobile sta raggiungendo un livello di saturazione (basti pensare che, secondo il recente Ericsson mobility report, al mondo ci sono 5,9 miliardi di persone che hanno accesso alla telefonia cellulare e 7,9 miliardi di sim attive) e pure l’accesso ai social avviene al 98% proprio attraverso lo smartphone. Oltre al maggior tempo dedicato ai social, cresce pure l’engagement: gli utenti italiani che partecipano attivamente al dialogo social sono infatti arrivati a quota 81%, rispetto al 74% del 2018. I social preferiti rimangono YouTube, Whatsapp e Facebook, ai primi tre posti con percentuali superiori all’80%, seguiti da Instagram (la piattaforma che cresce di più, dal 55 al 64%), Messenger, Twitter, Linkedin, Pinterest, Skype. Mentre TikTok, alla prima rilevazione in Italia, è ancora all’11%, ma con ottime prospettive nel corso dell’anno.
In una dieta mediatica nella quale cresce sempre più il tempo passato davanti al cellulare e al suo piccolo schermo, c’è qualcuno che solleva perplessità circa le forme di comunicazione commerciale, gli spot che sugli schermi piccoli avrebbero meno efficacia. Ma “sul tema della memorabilità della comunicazione digitale”, afferma Roberto Binaghi, presidente e a.d. di Mindshare (centro media di GroupM), “direi che la dimensione più o meno piccola dello schermo dello smartphone non sarà un fattore. E questo almeno per due motivi. Già ora Facebook sta crescendo tantissimo nella raccolta pubblicitaria: ma è una piattaforma completamente mobile e video, eppure i clienti amano questa forma di comunicazione. In secondo luogo l’abitudine all’intrattenimento, allo sport, all’informazione sul grande schermo del televisore appartiene ai Boomers (nati tra il 1945 e il 1965, ndr), in parte alla Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980, ndr), già meno ai Millennials (nati negli anni 80 e 90, ndr), quasi niente alla Generazione Z (nati tra fine anni ’90 e il 2010, ndr), i giovanissimi che per fruire di un contenuto preferiscono uno schermo magari più piccolo ma personale e privato. La dimensione del video, quindi, almeno secondo me, non avrà un valore prospettico nel successo o meno della comunicazione”.