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I fondi esteri salgono al 45% di Piazza Affari

Finanza e Pagamenti

16 Novembre 2017

American Express

Le partecipazioni degli investitori stranieri a Milano valgono 278 miliardi, 94 miliardi più di un anno fa
Gli investitori istituzionali stranieri sono tornati a scommettere sul mercato azionario italiano. Da un’elaborazione che Il Sole 24 Ore ha fatto su dati S&P Market intelligence risulta che il controvalore delle partecipazioni che fanno capo a questi soggetti sia oggi superiore a 278 miliardi di euro. Rispetto a un anno fa ci sono ben 94 miliardi di euro in più. Una crescita superiore al 50% frutto in parte dell’apprezzamento dei corsi azionari della Borsa italiana (l’indice Ftse Mib ha guadagnato il 29% negli ultimi 12 mesi ed è la migliore Borsa in Europa) e in parte di un aumento dell’esposizione dei grandi investitori internazionali sul capitale delle società quotate. Un fatto, quest’ultimo, che risulta evidente se si confronta il valore delle partecipazioni di questi soggetti in rapporto alla capitalizzazione della Borsa. Se un anno fa la quota era pari al 43% della capitalizzazione del listino oggi siamo al 45 per cento.
La classifica dei 10 maggiori investitori esteri è solo parzialmente cambiata. Sul podio si confermano i fondi americani Blackrock, Vanguard e Capital Group. Tre colossi americani dell’asset management che investono attravero una rete capillare di fondi (solo per Blakrock se ne contano oltre 200 attivi sul mercato italiano) e che ad oggi risultano avere un esposizione pari a 24,4, 18,4 e 11,4 miliardi di euro rispettivamente. Tra chi ha aumentato di molto la propria quota troviamo Norges Bank Investment Management, il fondo sovrano norvegese che reinveste sui mercati i proventi della vendita del petrolio. Il controvalore delle partecipazioni del primo fondo sovrano al mondo alla Borsa di Milano è quasi raddoppiato in un anno ed è vicino ai 10 miliardi di euro. Tra gli acquisti di rilievo fatti dal fondo si segnala una quota vicina al 3% di Unicredit che vale oltre un miliardo di euro. Il fondo di recente ha aumentato anche la sua quota in Snam e ha acquistato il 4% di Reply.
Restando nella top ten chi ha guadagnato posizioni è il fondo Fidelity. L’asset manager americano è passato da decimo al settimo posto tra gli investitori stranieri presenti a Piazza Affari. Tenendo conto dei circa 84 fondi con cui opera in Italia l’esposizione è superiore ai 5,2 miliardi di euro. La quota di azionario italia sul portafoglio di questo colosso è miniscola, pari allo 0,20% del totale delle partecipazioni azionarie, ma in crescita rispetto allo 0,15% a cui si trovava un anno fa. Chi scende in classifica è invece Jp Morgan. Il controvalore delle partecipazioni che fanno capo alla banca americana, attiva sul mercato con 82 fondi, è cresciuto del 20% facendo meno della metà della crescita media degli altri investitori esteri. Se un anno fa era al settimo posto in classifica oggi è fuori dalla top ten.
I grandi asset manager americani si confermano i maggiori investitori esteri sul mercato azionario italiano. Messe insieme le loro partecipazioni valgono oltre 130 miliardi di euro (+61% rispetto a un anno fa). Poi ci sono i francesi che hanno in portafoglio azioni per oltre 41 miliardi di euro di controvalore. Il 35% di questa cifra fa riferimento a soggetti industriali. Le posizioni più note sono quelle di Lactalis in Parmalat, di Edf in Edison e di Vivendi nel capitale di Mediaset e Telecom. Se a queste si sommano altre partecipazioni di minor entità si arriva a 15,7 miliardi. Nessun altro Paese ha una presenza industriale di tale portata.
Molto attivi sono anche i cinesi la cui quota oggi vale 5 miliardi e 858 milioni di euro. La crescita rispetto all’anno scorso è stata notevole (+213%). Un’anomalia che si spiega col fatto che un anno fa la partecipazione di China National Chemical Corporation nel capitale della Pirelli (un pacchetto che oggi vale 3 miliardi e 800 milioni) non era conteggiata visto che l’azienda, che solo di recente è tornata in Borsa, era stata delistata. La presenza del colosso chimico compensa la drastica riduzione del portafoglio della banca centrale cinese. Tra il 2014 e il 2015 aveva fatto scalpore l’ingresso sul mercato della People’s bank of China nel capitale di grosse società quotate come Eni, Enel, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Il controvalore dei suoi investimenti sulla piazza milanese, oggi pari a un miliardo e 900 milioni, si è tuttavia di molto ridotto rispetto ai massimi di due anni fa quando superò i 5 miliardi di euro. Una riduzione che si deve alla scelta di liquidare, a marzo dello scorso anno, le quote che deteneva nel capitale di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Mps e Terna. Una scelta che ha dato luogo per lo più a perdite. Come nel caso dell’investimento in Mps per cui, stando ai dati in nostro possesso, è possibile stimare una perdita intorno ai 100 milioni di euro.

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