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L’attuale economia globale segue un modello lineare in cui le risorse naturali vengono utilizzate per produrre beni, ma la maggior parte di questi alla fine finisce nel cestino della spazzatura. La salute a lungo termine dei business e del pianeta richiede una transizione verso la cosiddetta circular economy, in grado di riciclare e riutilizzare tutto ciò che viene prodotto. Non è un cambiamento facile per le aziende, ma può ridurre i costi, migliorare le entrate e differenziare i brand
Traduzione dell’articolo in inglese pubblicato su Business Class di American Express e disponibile qui
La Rivoluzione Industriale ha segnato un grande cambiamento nel modo in cui funziona l’attività economica in tutto il mondo. La produzione di massa e l’ascesa della cultura del consumo hanno sostituito le economie circolari, in cui le materie prime necessarie per produrre i beni venivano riutilizzate più e più volte.
Invece di un ciclo continuo di uso e riuso, il modello lineare di oggi si basa su un impiego sempre maggiore delle risorse naturali. Secondo la Circularity Gap Reporting Initiative, l’estrazione annuale di risorse necessarie per far funzionare l’economia globale è passata da circa 26,7 miliardi di tonnellate nel 1970 a 92,1 nel 2017. In altre parole, l’umanità oggi sfrutta l’equivalente di 1,75 Terre per fornire le risorse utilizzate nelle economie di tutto il mondo.
Distinguere tra circolarità e sostenibilità
Anche se le discussioni sulla circolarità possono richiamare la sostenibilità, i due termini non dovrebbero essere usati in modo interscambiabile. A illustrare le importanti differenze tra i due è la Fondazione della Camera di Commercio degli Stati Uniti. La sostenibilità include attività e processi che soddisfano i bisogni attuali senza compromettere quelli futuri. La circolarità, invece, si colloca nel contesto delle invenzioni umane, nel quale le materie prime sono convertite proattivamente in qualcosa di utilizzabile per il consumo, al di là dei bisogni umani più basilari per la sopravvivenza.
La politica e l’interesse delle aziende possono favorire il passaggio alle economie circolari
Questo netto squilibrio tra le richieste materiali dell’economia globale e la capacità della terra di sostenere gli ecosistemi su cui gli esseri umani fanno affidamento ha scatenato un interesse diffuso per business e aziende circolari.
A spingere la transizione verso questo modello è anche la pressione della politica pubblica. Nel marzo 2020, per esempio, la Commissione Europea ha rilasciato un piano d’azione proprio per la circular economy. L’agenda ha delineato strategie e politiche per eliminare i rifiuti e sostenere la biodiversità, in parallelo all’obiettivo europeo di raggiungere, nel 2050, zero emissioni nette di carbonio.
Molte grandi aziende hanno già fatto dei cambiamenti per passare a operazioni più circolari, motivate da potenziali risparmi sui costi, da obiettivi ESG (Environmental, Social, Governance) e da opportunità di rafforzamento dei brand agli occhi dei consumatori attenti alla sostenibilità.
Puma lavora con la First Mile Coalition, una rete per la raccolta di rifiuti ad Haiti, in Honduras e a Taiwan che si occupa di recuperare le bottiglie di plastica buttate, riutilizzate dall’azienda per produrre 30 prodotti diversi.
In un’iniziativa simile, IKEA acquista mobili usati dai clienti per rivenderli. Anche l’azienda di abbigliamento outdoor Patagonia ha come obiettivo, dagli anni ’90, la circolarità. Gli sforzi per eliminare gli sprechi hanno incluso il lancio di Worn Wear, l’hub per mantenere in vita i capi, e una collezione chiamata ReCrafted, che trasforma i vestiti non più utilizzabili in nuovi articoli.
Una transizione impegnativa
Molte aziende sono chiare riguardo alle sfide poste dalla circolarità. Il fornitore di denim MUD Jeans, per esempio, afferma sul suo sito web: “Per rendere l’economia circolare una proposta attraente nella moda, il cotone riciclato dovrebbe essere più economico del cotone appena prodotto, e non il contrario. Tuttavia, questo non è il caso o meglio, non ancora”. Sebbene MUD Jeans abbia fatto enormi progressi nell’impiegare un modello di produzione circolare, riconosce che la circolarità richieda un cambiamento a livello industriale per spronare più aziende a seguire quest’esempio.
Nonostante l’interesse per la circular economy si intensifichi, infatti, il progresso è in stallo. Un rapporto pubblicato nel 2020 ha rilevato che l’economia mondiale era circolare al 9,1% nel 2018. Oggi, lo è all’8,6%.
Un articolo della rivista MIT Sloan Management Review, pubblicato nel 2021, ha delineato gli errori comuni che compiono le aziende che stanno passando verso modelli di business circolari. Lo studio – redatto da Johan Frishammar e Vinit Parida, entrambi professori di imprenditorialità e innovazione alla Luleå University of Technology – si basava su cinque anni di ricerca su 15 grandi aziende manifatturiere che perseguono la circolarità. Gli autori hanno scoperto che una mancanza di coinvolgimento dei clienti, incentivi disallineati per incrementare il riciclo e il riuso, e una mancanza di pianificazione aziendale hanno ostacolato le iniziative di economia circolare.
Tre approcci per migliorare la circolarità
Nonostante le sfide molto concrete poste dalla transizione verso un modello di business circolare, ci sono significative ragioni di fondo per persistere. Secondo The Circular Economy Handbook di Peter Lacey, le aziende che si allontanano radicalmente dal modello tradizionale di “produrre, prendere e sprecare” hanno la possibilità di guadagnare 4,5 trilioni di dollari di valore entro il 2030.
Un articolo del 2021 pubblicato sull’Harvard Business Review, scritto da due professori della business school, la cui ricerca si concentra sulla sostenibilità, e da un esperto di Accenture, fornisce una visione approfondita delle strategie efficaci per creare un modello di business circolare. Eccone tre:
Il futuro della circolarità
Diventare un’azienda più circolare non è facile. Ma la realtà è che le imprese – proprio come la società nel suo complesso – dipendono da un pianeta sano. Le aziende hanno un’opportunità unica di guidare il mondo verso un’economia più circolare e sostenibile ripensando processi, prodotti e partnership esistenti. I vantaggi derivanti dalla circolarità sono la differenziazione del brand, costi più bassi e, potenzialmente, maggiori entrate. I benefici per il pianeta sono incalcolabili.
A cura di OFNetwork