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Il lavoro è ibrido. Ed equivale a un aumento dello stipendio dell’8%

Lavoro

17 Giugno 2022

American Express

Sono 4,5 milioni gli italiani che usufruiscono del lavoro “agile”. Potenzialmente, tra dipendenti e professionisti, il numero potrebbe arrivare a 8,2 milioni, circa il 36% del totale. Complessivamente questi lavoratori risparmiano circa 800 milioni di euro al mese, per un totale di 6,4 miliardi tra gennaio e agosto 2022: i tagli sono alle voci cura della persona, abbigliamento, cibo nei ristoranti. Ma anche le imprese hanno vantaggi economici e “green”. L’importante è organizzarsi al meglio e scegliere la formula più adatta

Il centro studi di Assolombarda, l’associazione degli industriali della Città Metropolitana di Milano e delle Province di Lodi, Monza e Brianza e Pavia, ha rilevato che oltre 8 aziende associate su 10, nel primo trimestre 2022, hanno avuto almeno un dipendente al lavoro da remoto mentre nel 2019 il rapporto era di soli 3 su 10. Attualmente, secondo il dossier “Cambia il lavoro, cambiano le città” di Confesercenti, sono 4,5 milioni gli italiani che usufruiscono del regime “agile”. Potenzialmente, tra lavoratori indipendenti e professionisti, il numero potrebbe arrivare a 8,2 milioni, circa il 36% del totale. 

Ciò che sta emergendo, sia nelle grandi aziende sia nelle imprese di dimensioni più piccole, è il lavoro ibrido, che permette ai dipendenti di passare alcune giornate in ufficio, generalmente due o tre a settimana, e le restanti a casa, continuando l’attività in modalità agile.  

Anche American Express ha lanciato ufficialmente un nuovo modello di lavoro, denominato Amex Flex, che consente ai dipendenti di scegliere se lavorare in ufficio, da casa o con un approccio ibrido che combina entrambi.

In termini di regolamentazione, è importante segnalare che è stata ancora prorogata, fino al 31 agosto 2022, la possibilità per i datori di lavoro privati di ricorrere al lavoro agile in forma semplificata e collettiva, a prescindere quindi dagli accordi individuali previsti dalla normativa. Spostando, così, almeno a settembre (salvo ulteriori proroghe) il ritorno al tradizionale consenso tra datore e singolo dipendente per poter continuare la modalità “smart”.

Ma quali sono i vantaggi di questo nuovo modello organizzativo? E perché le aziende dovrebbero adottarlo?

I vantaggi e le sfide per le aziende

Una delle principali questioni per chi intende adottare il modello ibrido riguarda l’utilizzo più efficiente degli edifici. Le aziende devono ripensare innanzitutto gli spazi. Da un insieme di postazioni singole è necessario passare ad aree dedicate alla collaborazione e alle riunioni dei team. Per questo, molte imprese, soprattutto quelle di grandi dimensioni, stanno sperimentando aree più simili a dei bar o a spazi di coworking, con grandi tavoli dove poter colloquiare anche in modo più informale. 

I vantaggi sono fondamentalmente di due tipi. Al primo posto c’è il taglio dei costi, per la possibilità di scegliere spazi più piccoli e meno costosi. Poi, secondo vantaggio, si ottiene una riduzione delle emissioni di carbonio e della produzione di rifiuti. 

In termini di sfide che l’“hybrid model” comporta, le principali riguardano la corretta riorganizzazione del lavoro e la creazione di una nuova e forte cultura aziendale. L’ideale, concordano gli esperti, sarebbe innanzitutto suddividere le mansioni in modo preciso: quelle che presuppongono la cooperazione tra più dipendenti andrebbero svolte quando ci si reca in ufficio lasciando così quelle in autonomia a quando si attivano le giornate in smart working. 

È necessario, inoltre, che i manager siano in prima persona impegnati a condividere con il personale tutti i passi più importanti e le priorità, mostrandosi costantemente presenti, come farebbero in un incontro vis-à-vis. Senza, però, limitare l’autonomia e le responsabilità dei singoli lavoratori ed evitando di predisporre sistemi troppo invasivi di controllo da remoto. 

Non solo, è fondamentale da parte della dirigenza saper organizzare al meglio le squadre, puntando sulla collaborazione di tutti per garantire che le attività siano svolte allo stesso modo in presenza e a distanza. 

Pro e contro per i dipendenti

Secondo una ricerca recentemente condotta dall’Università di Stanford, in California, i dipendenti ritengono che l’adozione del lavoro ibrido comporti un beneficio equivalente a un aumento di stipendio dell’8%. 

In generale, tra i principali vantaggi riscontrati vi è la riduzione degli spostamenti e la conseguente diminuzione della spesa in mezzi pubblici o privati per raggiungere l’ufficio. Riprendendo il dossier “Cambia il lavoro, cambiano le città” di Confesercenti, ad esempio, viene stimato che i 4,5 milioni di lavoratori in smart working portano a una riduzione della spesa di circa 800 milioni di euro al mese, per un totale di 6,4 miliardi tra gennaio e agosto 2022. Spendono, ad esempio, meno per la cura della persona, per l’abbigliamento, per il cibo nei ristoranti. Mentre aumentano le spese per la tecnologia per lavorare da casa (+18%) e per la cura dell’abitazione (+7%), insieme a quelle per le utenze domestiche, complice anche il caro-bollette che sta impattando sulle famiglie italiane.

Dal punto di vista personale, il passaggio a questa modalità ibrida permette ai dipendenti di migliorare la qualità della propria vita (potendo dedicare un tempo maggiore alla famiglia o alle passioni), e del proprio benessere, anche mentale, riducendo lo stress. Per quanto riguarda, invece, lo svolgimento delle attività, il lavoratore si sente mediamente più produttivo e maggiormente propenso a portare a termine una mansione anche al di fuori dell’orario di lavoro standard. 

Se, poi, si analizzano i lavoratori under 30, come ha fatto Nestlé nella survey “Il futuro del lavoro in Italia”, emerge come la possibilità di lavorare da casa, anche solo qualche giorno alla settimana, sia considerata dai giovani un’esperienza positiva in grado di aumentare la loro autonomia e di accelerare l’acquisizione di nuove competenze. 

Non mancano, però, anche alcuni aspetti negativi. Il lavoro a distanza, infatti, porta le persone a soffrire per una ridotta socializzazione e per una difficoltà maggiore a staccare per godersi anche un po’ di relax. Si perde, infatti, il confine tra lavoro e casa, perché i due spazi ora coincidono. E iniziano a diffondersi maggiormente termini come “tecnostress” e “over working”. Il primo, coniato nel 1984, fa riferimento a problematiche e ansie collegate a un eccessivo utilizzo delle tecnologie. Il secondo, invece, a un costante svolgimento di lavoro straordinario con impatti negativi sulla salute psicofisica. 

Per questo, anche tra i giovani, molti degli intervistati dalle varie indagini si sentono comunque felici di poter passare alcuni giorni in ufficio con i colleghi.

A cura di OFNetwork

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