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Il Covid-19 ha accelerato i processi di trasformazione digitale, ma ciò non significa che l’innovazione sia arrivata in modo uniforme a tutti gli attori del mondo economico e produttivo. A far luce sulle reali difficoltà pratiche incontrate dalle aziende, è stata alla fine dell’estate una ricerca condotta dalla tedesca Körber, partita dall’area di Amburgo ma poi estesa a livello globale con il coinvolgimento di 1.200 stakeholder della gestione di filiera.
I risultati, pubblicati a settembre, sono stati raccolti nel report 2020 State of supply chain complexity. Come suggerisce il nome stesso, l’iniziativa nasce dalla necessità di tracciare un quadro del contesto attuale in tutte le sue complessità. Una complessità che riguarda tanto le manifatture quanto l’approvvigionamento delle materie prime e il rapporto con i clienti.
Quel 9% di aziende che stanno al passo
Un dato del report in particolare salta subito all’occhio: meno di un’azienda su dieci dichiara di essere aggiornata sul “fronte tecnologia” nella gestione della propria filiera. Detto in altri termini, il 91% riconosce di “non poter stare al passo” con le novità e di conseguenza di non essere in grado di affrontare quelle sfide che le tecnologie stesse pongono.
A generare difficoltà è anzitutto la moltiplicazione dei canali di distribuzione e dei tipi di prodotto offerti sul mercato. Ma ancora più decisive, dicono le aziende, sono le aspettative dei clienti, che paiono sempre più pretenziosi in termini di rapidità ed efficienza e pretendono un ritmo di innovazione quasi impossibile da mantenere. Nella grande maggioranza delle aziende, inoltre, è molto sentita la competizione di quei pochi (e di solito) grandi player che sono effettivamente al top dell’offerta tecnologica e che dunque rischiano di squalificare chi si trova uno o più passi indietro.
L’effetto complessivo è dunque che quel 9% di aziende virtuose potrebbe guadagnare una posizione di grande vantaggio sul mercato rispetto alla maggioranza dei concorrenti.
La sfida più ardua è l’integrazione
Sempre secondo il parere delle aziende interpellate, ci sono alcuni aspetti in particolare della digitalizzazione che risultano più ostici da implementare. Al primo posto c’è il tema dell’integrazione tra software e macchinari, in particolare per quanto riguarda le attrezzature per la movimentazione dei materiali (MHE), o più in generale la logistica. La sostanziale metà delle aziende – il 48%, per la precisione – si dice afflitta da questa questione.
Appena un gradino più in basso in termini percentuale (46%) c’è un altro problema di integrazione, che riguarda i diversi anelli della filiera. Critico, infatti, sembra essere il coordinamento tecnologico tra la manifattura, la distribuzione e l’effettiva fase di delivery al cliente finale: segmenti che spesso si parlano meno di quanto dovrebbero. La cosiddetta integrazione end-to-end, che spazia da un capo all’altro della filiera, continua a provocare sudori freddi anche nelle realtà più tecnologiche e che hanno già adottato un modello di industria 4.0, tanto che la catena di passaggi che va dalla materia prima allo scaffale “continua a porre sfide e nuove difficoltà” secondo la metà degli specialisti del settore.
Naturalmente appaiono in particolare svantaggio competitivo quelle realtà – quantificate in una ogni quattro – che non hanno ancora completato il passaggio tecnologico alla gestione automatizzata e informatizzata. Ciò significa che in queste aziende una parte più o meno grande delle operazioni logistiche viene tutt’ora gestita manualmente.
A concludere il podio delle difficoltà ci sono invece le già citate pretese dei clienti. Pretese che si possono esplicitare in forme diverse, dalla richiesta di maggiore velocità nei servizi di consegna fino alla riduzione dei costi a carico del cliente. Arrivando fino a chiedere flessibilità e adattabilità dei servizi in base alle più disparate circostanze, come per esempio il riadattamento di tutta l’organizzazione in tempo di pandemia. Il che, come noto, è complicato pure per chi ha innovato nel modo più virtuoso.
Una dirigenza consapevole
A colpire gli esecutori della ricerca è stato il livello di consapevolezza sul tema dimostrato dalle aziende e in particolare dal loro management. Più dei due terzi dei rispondenti, il 73%, ha confermato che il tema dell’innovazione della filiera è già ritenuto come critico, decisivo e prioritario dalla dirigenza della propria azienda. E lo è soprattutto, si legge nel report, per quanto riguarda il migliorare la gestione di magazzino e l’ultimo miglio della filiera logistica. Quello che però ancora manca è il passaggio dalle intenzioni alla pratica: di fronte all’ammissione del problema, nella grandissima maggioranza dei casi si riconosce anche di essere al palo con l’effettiva introduzione dell’innovazione in azienda.