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«L’intelligenza artificiale rappresenta oggi un’opportunità per il Paese. E per noi è fondamentale che sia al servizio delle persone e accessibile a tutti». Fabio Vaccarono, 48 anni, managing director di Google Italia e componente del board Europa, Middle East e Africa del colosso di Mountain View, considera quello presentato ieri a Roma – il “Machine Learning Checkup” – «un passaggio chiave in una sfida che in Italia è rilevante» dato lo stato di avanzamento 4.0 del Paese. «Ma siamo convinti che il digitale sia la vera chiave per la crescita». In cui l’intelligenza artificiale rappresenta la nuova frontiera per il mondo delle Pmi: un’opportunità da cogliere con la consapevolezza che si può arrivare a incrementi di produttività fino all’80 per cento.
È in questo quadro che ha preso forma il “Machine Learning Checkup”: strumento gratuito nato dalla collaborazione tra Google e la School of Management del Politecnico di Milano che è stato presentato ieri a Roma. In estrema sintesi, una sorta di consulente virtuale cui le Pmi possono chiedere assistenza per capire come fare a districarsi nel mare magnum di possibilità e di opportunità offerte dall’intelligenza artificiale applicata al mondo delle imprese. Basta collegarsi al sito www.laeconomiadellintelligenza.it per avere un report personalizzato sui benefici che l’Ai potrebbe avere per la propria azienda. Sono state “classificate” 65 applicazioni con 230 diverse possibilità offerte alle aziende dei settori più disparati. Ognuno può trovare il suo per poi spingersi fino alla consulenza dedicata di Unioncamere o alla richiesta dei fondi del Mise.
L’imperativo è spingere le Pmi all’uso dell’intelligenza artificiale?
È un’attività di sensibilizzazione che riteniamo molto importante. E che rientra peraltro in una nostra strategia pluriennale con cui stiamo cercando di unire il digitale con il mondo del made in Italy. Ci sono diversi capitoli di questa strategia.
Quali?
C’è il tema delle competenze e della visione dei giovani come possibili digitalizzatori attivi delle Pmi. C’è poi il grande capitolo dell’export essendo la nostra economia fatta di piccole imprese per loro natura orientate all’internazionalizzazione. Le iniziative sono e sono state tante.
Ora si passa all’intelligenza artificiale.
È la frontiera più articolata. L’idea di occuparci di Artificial Intelligence è dovuta anche alla consapevolezza che ci sia un 80% di aziende che riconosce come cruciale l’intelligenza artificiale per il futuro della propria attività, ma che solo il 14% dichiari di ritenersi soddisfatta e di avere successo dall’uso degli strumenti di Artificial Intelligence. In questo quadro non bisogna dimenticare che ci sono alcuni ingredienti fondamentali perché un’azienda abbia successo nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
A cosa si riferisce?
Occorre capacità computazionale sufficiente e necessaria per alimentare i meccanismi di machine learning. Cloud, hardware, dati, ma ovviamente anche algoritmi e, cosa da non dimenticare, il fattore umano. Che fa la differenza.
Perché Google si fa parte attiva di questo progetto per le Pmi?
C’è evidentemente un motivo legato alla mostra mission. Siamo il leader riconosciuto di questo spazio e sentiamo la responsabilità di aiutare l’Italia a fare le mosse giuste in questo ambito. Vogliamo fare in modo che la grande frontiera dell’intelligenza artificiale non sia appannaggio delle sole grandi aziende.
Ma l’Italia è pronta a questo appuntamento? In fondo del ritardo digitale del Paese si parla spesso e volentieri?
Io sono in Google da 7 anni ed è innegabile che l’Italia negli ultimi anni sia partita da una condizione di oggettiva arretratezza che dipende da tanti fattori: la nostra economia è fatta da tante piccole aziende e questo può portare a una maggiore lentezza nell’adozione di cicli di innovazione; esiste ancora una disparità geografica fra Nord e Sud. Ma in questo contesto penso che abbiamo contribuito a far fare passi in avanti.
Google vicina alle Pmi. Ma di solito di voi si sente spesso parlare in altri termini: dati, diritto d’autore, la posizione di forza nel web.
Fra i consumatori italiani l’indice di fiducia e apprezzamento nei confronti di un brand come Google è molto significativo. Anche con le realtà produttive il nostro rapporto è buono e costruttivo. E il nostro supporto è confermato dai tantissimi accordi sottoscritti negli ultimi tempi: con Confesercenti, con il ministero del Turismo per gli agriturismi online, con Confindustria. Anche con gli editori, sia pure nella dialettica dei ruoli, c’è uno spirito di collaborazione proficuo e costruttivo.
Proprio ieri però avete comunicato che in Francia non mostrerete più l’anteprima degli articoli, come risposta all’applicazione della direttiva Ue sul copyright.
Si tratta di una decisione che riguarda la Francia. L’impegno di Google per un futuro sostenibile della stampa resta forte.