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Ispirarsi: ted talk con Matt Mullenweg

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25 Maggio 2020

American Express

Lavoratori nomadi, Wi-fi permettendo. Matt Mullenweg, amministratore delegato di Automattic, la società dietro a WordPress, Jetpack e WooCommerce, ha 800 dipendenti e a loro ha proposto la sua visione del lavoro riassunta in un recente Ted Talk che vale la pena ascoltare.
 
 
In estrema sintesi il concetto proposto dal Ceo è quello di lavoro distribuito, ciò significa dare alle persone autonomia nel modo di lavorare e non porre limiti sul dove lavorare. Come se l’azienda fosse il mondo. “La scelta del lavoro distribuito non è stata casuale – spiega -. È stata una scelta consapevole sin dall’inizio. Quando creammo WordPress, i primi 20 assunti erano persone che non avevo mai incontrato ma avevamo collaborato online per anni. Volevo proseguire per una semplice ragione. Credo che il talento e l’intelligenza siano distribuiti equamente nel mondo. Ma le occasioni no».
 
 
Per un’azienda della Silicon Valley, spesso la pesca dei talenti è limitata solo ad alcune aree, in genere le università americane. «Un’azienda distribuita può pescare dall’intero oceano. Invece di assumere un giapponese che vive in California, si può ingaggiare qualcuno che vive, lavora, si sveglia e si addormenta ovunque si trovi nel mondo. Persone diverse apportano una conoscenza nuova della cultura e un diverso vissuto», aggiunge Mullenweg. Alla base della decisione di essere distribuiti, c’è il desiderio di dare alle persone autonomia nel modo di lavorare. «A meno che non abbiate un ruolo che richiede ore specifiche, potete crearvi un vostro orario. Ognuno può avere un suo ufficio, può decidere se ascoltare la musica o stare in silenzio».
 
 
Molti obiettano che una forza lavoro distribuita è ottima per aziende tecnologiche. «Spesso mi dicono: “Con voi funziona benissimo, ma per gli altri?” Se avete un ufficio, potete fare alcune cose per creare risorse distribuite. Primo: documentate tutto. In ufficio, è facile prendere decisioni sul momento, in cucina, nell’ingresso. Ma se alcuni lavorano da remoto e non possono assistere alle conversazioni dei loro colleghi, vedranno che vengono prese decisioni senza capirne il perché». Ciò permette a persone di fusi orari diversi di interagire.
 
 
L’altro consiglio del CEO è cercare di comunicare online il più possibile. «Condividendo tutto, i nuovi arrivati possono mettersi in pari. Dovete anche trovare gli strumenti giusti. Ci sono molte app e servizi, sperimentate vari strumenti di collaborazione e vedete quale funziona».
 
 
Bisogna poi creare tempo produttivo. «In un ufficio tradizionale, state nello stesso posto per 48 settimane all’anno e non vi vedete per te o quattro settimane. Noi facciamo l’inverso: stiamo insieme per periodi brevi ma intensi. Ogni anno facciamo un incontro dove l’intera azienda si riunisce per una settimana. È metà lavoro e metà gioco. L’obiettivo principale è la connessione».
 
 
L’ultima cosa da fare? Lasciare che le persone creino il proprio ambiente lavorativo. «Dei lavoratori di Seattle – racconta – hanno deciso di unire i loro stipendi e affittare un ufficio su un molo. Ogni nuovo arrivato ha uno stipendio per un ufficio casalingo, per l’acquisto della sedia giusta, di un monitor, della scrivania». A oggi soltanto poche aziende hanno la forza lavoro distribuita. «Nel giro di un decennio o due, prevedo che il 90% delle società che cambieranno il mondo funzioneranno così. Diventeranno distribuite o saranno sostituite da quelle che già lo sono», conclude.

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