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L’hardware ha fatto il suo tempo. Il vero «oro nero» del nuovo millennio è rappresentato dai servizi. Un trend che è partito già da tempo e che si sta rafforzando sempre di più. Basti pensare al colosso di Cupertino Apple che ha lanciato prima Apple Music e poi Apple Tv. Investimenti nati da una consapevolezza: il mercato degli smartphone è in stallo. Dunque, è necessario trovare nuovi orizzonti. Da qui la scommessa sulle playlist prima e sullo show tout court poi. Un’intuizione premiata dal mercato.
Arrivata 7 anni dopo Spotify, Apple Music ha raggiunto in un solo biennio ben 50 milioni di abbonati, tanto da essere oggi al secondo posto tra i servizi di musica in streaming più utilizzati, appena dopo il competitor svedese. E con la Tv l’obiettivo è lo stesso: disponibile in Italia e in altri 100 Paesi, Apple Tv garantisce l’accesso a tutti i contenuti iTunes e a centinaia di servizi e applicazioni di streaming video rivoluzionando quello che un tempo era conosciuto come il «piccolo schermo» e che oggi di piccolo e limitato ha ben poco.
Alla presenza di star di Hollywood come Steven Spielberg, Reese Witherspoon e Jennifer Aniston, infatti, Tim Cook ha presentato gli Apple Tv Channels – con cui vedere canali come la famosissima HBO – e Apple TV+, una piattaforma di contenuti in streaming che segue le orme di Netflix, con contenuti creati ad hoc per Apple. Pare che per ora l’investimento sia stato di circa 2 miliardi di dollari, lontano quindi dai 10 miliardi del miliardario Reed Hastings Jr, presidente e amministratore delegato di Netflix, puntando a offrire pochi contenuti, ma ben selezionati. Documentari, film d’animazione e serie tv a misura di famiglia.
Ma il caso Apple non è l’unico. Si pensi, ad esempio, a quanto fatto in Italia da Tim, con il lancio di TIMvision. Il noto operatore telefonico ha avviato un servizio di streaming che consente a chi ha un abbonamento di rete fissa o anche a coloro che non sono clienti, di poter usufruire di un pacchetto di contenuti multimediali: dalle produzioni cinematografiche ai cartoon. L’obiettivo è accelerare la cosiddetta strategia «quadruple play» entrando nella produzione di contenuti premium per la banda ultralarga con produzioni e co-produzioni nazionali e internazionali. Un modello pensato dall’operatore per incentivare lo sviluppo della fibra riscoprendo la celebre frase di Bill Gates secondo cui «Content is the king», «il contenuto è il re». E gli accordi siglati con i player del settore sono di primo livello: da Lucky Red a Cross Productions, da Wildside a Oplon Film. Del resto, come ha confermato la stessa Responsabile Multimedia Entertainment & Consumer Digital Services di TIM, Daniela Biscarini: «Lo sviluppo di servizi di intrattenimento sulle nuove piattaforme digitali è tra i principali driver del nostro business». Dunque, via agli investimenti.
Seguendo la stessa linea, si rintracciano molti altri casi di business transformation. Si pensi, ad esempio, a come Amazon, Facebook e Google stiano cercando di entrare nel mondo dei servizi bancari chiedendo licenze per trasferimenti monetari, pagamenti digitali e attività simili. Google ha ottenuto una licenza dalla Lituania per la e-money di Google Payment, Facebook ha la stessa licenza in Irlanda, Amazon ha qualcosa di simile in Lussemburgo. E a proposito di Amazon, vi dice niente Alexa?
L’assistente vocale basata sull’Intelligenza Artificiale è uno dei servizi più innovativi dell’ecosistema di Jeff Bezos, accanto a droni e magazzini sospesi. Questo perché il gigante dell’e-commerce non vuole solo rivoluzionare il mondo della logistica e del marketplace, il suo obiettivo a lungo termine è diventare il maggior fornitore di servizi di tutti i tempi dotandosi di una visione interamente customer-centric. Una strategia sempre più diffusa. Tornando a Apple, ad esempio, non esiste solo la Tv, ma molto altro. È il caso del servizio Apple News+ con cui leggere più di 300 riviste direttamente via app (tra cui anche Los Angeles Times e Wall Street Journal) e di Apple Card, la carta di credito da utilizzare con Apple Pay, e non. Se a oggi i ricavi della mela morsicata dipendono per il 62% dalle vendite di iPhone, quindi, c’è da scommettere che ben presto la divisione servizi potrà andare molto oltre il suo attuale 13%.
E noi consumatori? Staremo a guardare. Perché, come ha detto lo stesso Tim Cook lanciando il nuovo pacchetto servizi: «It’s showtime!»