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La meditazione in azienda non è solo una questione di moda

Varie

13 Dicembre 2019

American Express

Sono anni ormai che molte aziende, anche molto importanti, inseriscono delle sessioni di meditazione come parte integrante della formazione per i propri manager e dipendenti.
 
 
Sotto varie forme (dinamica, sedentaria, individuale, collettiva) e diverse tecniche (rilassamento, esercizio mentale, visualizzazione), la meditazione c’è praticamente sempre: è raro ormai trovare una giornata di formazione che non si concluda con l’esperto di turno, sorridente e benevolo, che invita gli astanti a sciogliersi la cravatta, a mettere l’attenzione dentro di sé e prenderci qualche minuto “per noi stessi”, magari col sottofondo di una musica suggestiva. È inutile negarlo, tutti ci siamo chiesti almeno una volta: ma c’è qualcosa di vero o è solo fuffa New Age? È una mera moda esotica o effettivamente queste pratiche possono avere un effetto positivo nella nostra vita lavorativa? Iniziamo col chiarire un punto fondamentale: sotto il nome di “meditazione” viene proposto di tutto, esperienze completamente diverse, tecniche dagli intenti, dallo spessore e dai risultati completamente diversi. Partiamo dalla teoria: è evidente, persino ovvio, che una persona più serena ed equilibrata sarà un lavoratore più produttivo rispetto al passato. Ciò è vero anche e soprattutto per i manager; come dice il noto psicologo Daniel Goleman: “L’unico tratto che accomuna davvero tutti i leader efficaci, se mai ne esiste uno, è la motivazione, una forma di gestione del sé che ci consente di mobilitare le nostre emozioni positive per proiettarci verso un obiettivo.”
 
 
Come fare, però, per realizzare concretamente quelle che sulla carta sembrano solo belle parole?
 
 
Innanzitutto, divenendo consapevoli degli effetti reali: la meditazione (quella nel senso più profondo del termine, basata sull’esperienza del silenzio mentale) può davvero cambiare e migliorare l’individuo nel profondo del suo profilo psicofisico. Logicamente, il miglioramento dei singoli individui, dei singoli membri del team di lavoro porterà a un’atmosfera di maggiore armonia e entusiasmo. Con intuibili benefici concretamente misurabili.
 
 
Esiste un gran numero di ricerche scientifiche affidabili che dimostrano l’effetto della meditazione in campo neuroscientifico e applicate al management.  Si tratta di lavori pubblicati su riviste accademiche di primissimo ordine, tra cui vorremmo citare esemplarmente gli studi del Dr. Ramesh Manocha, raccolti in “Il silenzio della mente“. In questo libro l’illustre dottore australiano racconta, dal punto di vista meramente scientifico, gli effetti della meditazione sul mondo del lavoro. Ramesh è infatti autore di uno dei più completi studi finora realizzati su larga scala sull’argomento.  I soggetti dell’esperimento sono stati 178 adulti, lavoratori a tempo pieno, divisi in tre gruppi. Agli appartenenti del primo è stata fatta praticare la meditazione del “silenzio mentale”: da praticare due volte al giorno, per un totale di otto settimane, per un minimo di 10 a un massimo di 20 minuti. Quelli del secondo gruppo hanno praticato un generico rilassamento e quelli del terzo gruppo hanno fatto da gruppo di controllo, senza esercitare alcuna attività.
 
 
Quali sono stati i risultati? Nelle persone che hanno praticato il “silenzio mentale” i miglioramenti dell’umore e della depressione sono stati il doppio, rispetto agli altri due gruppi.
 
 
Non a caso, i corsi di meditazione studiati appositamente per le esigenze aziendali riscuotono crescente interesse. Nello studio di Manocha, la tecnica meditativa (in questo caso Sahaja Yoga) ha mostrato i seguenti benefici: miglioramento dell’attenzione e delle capacità di concentrazione, accrescimento delle capacità di comunicazione con una conseguente riduzione dei problemi relazionali sul posto di lavoro, maggiore serenità e riduzione delle tensioni in ambiente lavorativo, minore reattività alle fonti di insoddisfazione e miglioramento delle capacità di gestione dello stress, flessibilità nel fronteggiare i cambiamenti e nel rispondere a nuovi stimoli, maggiore fiducia e disponibilità nei rapporti con gli altri, sviluppo dell’intuitività e della creatività e un maggiore discernimento ed efficacia della capacità decisionale.
 
 
È inesorabilmente logico che un ambiente di lavoro del genere risulti più produttivo (oltre che gradevole).
 
 
L’invito è quello ad abbandonare i propri condizionamenti culturali e a sperimentare, come uno scienziato, con mente aperta, senza né pregiudizi, né aspettative: forse le risposte che stiamo cercando da anni sono già nella nostra mente.
 
 
Ma per ascoltarle… prima dobbiamo imparare a fare silenzio.

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