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Frenano le vendite della grande distribuzione, ma non completamente. Secondo i dati contenuti nella ricerca svolta da Iri-Istituto di ricerca internazionale per conto di Osserva Italia, a giugno gli acquisti fatti online nel giro di un anno, da luglio 2018 a giugno 2019, hanno raggiunto un valore di circa 501 milioni di euro, in crescita del 44% rispetto all’annata precedente.
Un dato che fotografa una realtà in mutamento ben precisa: si compra meno sugli scaffali e di più dai siti di vendita dei vari supermercati, che sempre di più offrono servizi di spesa a domicilio a costi contenuti. Anche qui la concorrenza di Amazon è presente: il servizio Prime Now, presente a Milano dal novembre 2015 grazie a un accordo con Unes, è arrivato a Roma e Torino nel mese di settembre, ed è attivo in queste due ultime città con una partnership con il gruppo Pam Panorama. In queste città l’ordine minimo è di 15 euro e per non avere costi aggiuntivi bisogna raggiungere quota 50 euro. Ma anche i maggiori brand del settore offrono un servizio analogo, cercando di fornire al consumatore qualcosa in più: ad esempio Esselunga fornisce gratuitamente la spesa ai disabili, mentre Carrefour non richiede un minimo di ordine. Questo strumento dovrà essere implementato, a maggior ragione se, sempre secondo Iri-Osserva Italia nel mese di settembre i dati su base annua registrano un magro aumento dello 0,23% su base annua e una brusca frenata nelle regioni del Nord, con i record negativi in Piemonte e in Valle d’Aosta, dove il fatturato degli iper cala rispettivamente dell’1,17% e dell’1,33%.
Se allarghiamo lo sguardo all’intero mondo del food, la tendenza è ancora più accentuata: in un report degli Osservatori del Politecnico di Milano intitolato “Osservatorio eCommerce B2c” si registra una crescita del food and grocery nel mercato online su base annua del 39%, pari a un volume di affari di 1,6 miliardi di euro. Ovviamente tutto questo include anche il delivery di piatti pronti e di cibo da altri venditori.
Ha commentato Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italiano: “In questo scenario di profonda trasformazione, anche per il settore del food cambiano le modalità di effettuare la spesa: non solo online, ma con metodi di consegna innovativi (quali il click&collect in store o il drive-in) e con soluzioni sempre più semplici, come l’abbonamento o la disponibilità di liste della spesa preimpostate”. Ha poi aggiunto: “Solo le imprese in grado di coniugare le nuove esigenze dei consumatori con le nuove tecnologie, creando modelli di business adattivi e innovativi, potranno essere vincenti”. E qui ci si ricollega alla brusca frenata della gdo nel mese di settembre, mese normalmente anti-ciclico a causa della fine dell’estate e di conseguenza delle spese voluttuarie.
Sempre più centri abitati sono coperti da servizi di questo tipo e il servizio a scaffale viene meno. Inoltre c’è anche la copertura di Amazon Prime Now, per ora soltanto in tre grandi centri. Per questo anche la grande distribuzione dovrà fare un passo in più. E forse la spesa online potrebbe non essere abbastanza.