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Investimenti a +11%: il 42% per software, il 20% in cybersecurity, il 15% in robotica
Gli investimenti sono ripartiti. Su formazione e competenze siamo ancora molto indietro anche se arrivano primi segnali positivi. Sul venture capital a sostegno dell’innovazione invece siamo messi estremamente male. Sono le diverse facce del piano Impresa 4.0 di cui ieri, alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, il governo ha presentato i risultati finora conseguiti.
Se si considerano gli investimenti innovativi nei settori agevolati dal super e iperammortamento fiscale e dai finanziamenti della Nuova Sabatini gli ordini interni sono cresciuti nel 2017 dell’11% su base annua. «Una crescita da ritmi cinesi» per il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Il dato, aggiornato a novembre e depurato dei mezzi di trasporto, è frutto di una media ponderata dei settori che nel complesso esprimono circa 80 miliardi di investimenti fissi lordi l’anno. Sembrerebbe sostanzialmente a portata di mano l’obiettivo, preannunciato al lancio del piano, di arrivare a quota 90 miliardi. Intanto, nel 2017, osserva il ministro, nei settori dei macchinari il fatturato interno italiano ha superato quello di Francia e Germania, nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche siamo testa a testa con i tedeschi. Contemporaneamente sono aumentate le imprese che hanno beneficiato del credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo: 16mila con un incremento del 104%.
In attesa di vedere se la prossima legislatura consentirà di rendere strutturali le misure di incentivazione in corso per quest’anno, il focus si sposta sempre di più sulle competenze, vero ritardo italiano. Solo l’8,3% di lavoratori tra 24 e 65 anni partecipa a corsi di formazione, sotto la media Ue del 10,8%, e siamo tra le ultime economie avanzate per competenze digitali nelle forze di lavoro. Qualcosa però potrebbe cambiare nel 2018, secondo alcune anticipazioni statistiche fornite ieri dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva. Il 38% delle imprese manifatturiere – allettate anche dal credito di imposta che dovrebbe diventare operativo tra pochi mesi – prevede di investire quest’anno in formazione collegata alle nuove tecnologie 4.0 e un quarto delle aziende pianifica di reclutare nuove persone con conoscenze coerenti a questi temi. Un salto di qualità rispetto al 2017, dove la voce formazione non compare tra i principali settori di investimenti nel digitale: il 42% delle imprese ha invece investito in software, il 33% in internet of things, il 30% in cloud, poco più del 20% in cybersecurity e meno del 15% in robotica. Il riequilibrio dei nostri divari in materia di competenze, insiste Calenda, dovrà partire dal basso, cioè da una crescita degli Istituti tecnici superiori in grado di formare giovani ad alta specializzazione tecnologica con un tasso di inserimento nel mondo del lavoro dell’80% dopo un anno dal diploma. In questo caso l’obiettivo è incrementare il numero di studenti iscritti da 9mila a 20mila entro il 2020. Per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il premier Paolo Gentiloni – che hanno rispettivamente aperto e chiuso l’evento di Torino – Industria 4.0, formazione e occupazione devono essere una sequenza logica. «La manifattura italiana – secondo Gentiloni – ha affrontato la transizione ed oggi ha le carte in regola per essere nel gruppo di testa anche grazie a Industria 4.0. I 9,8 miliardi messi in campo dalla legge di bilancio possono dare ulterioreimpulso». Per Padoan «la crescita è tornata ma possiamo fare meglio e renderla inclusiva».