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Le buone pratiche d’impresa in tempo di Covid

Varie

29 Ottobre 2020

American Express

Parlare di welfare aziendale di questi tempi significa toccare un argomento chiave per la vita dei lavoratori. Perché tutti quei benefit e servizi che le imprese mettono a disposizione dei propri dipendenti hanno fatto la differenza durante la fase più acuta dell’emergenza per il coronavirus e adesso si stanno confermando una leva strategica anche per la ripresa. Tanto che, secondo il Rapporto 2020 – Welfare Index PMI promosso da Generali Italia, per la prima volta quest’anno le imprese attive sul fronte del welfare sono raddoppiate negli ultimi cinque anni, arrivando a superare il 50%. Stiamo parlando, insomma, di quelle buone pratiche che un’impresa può adottare per semplificare la vita dei lavoratori, alle prese con ritmi da equilibristi tra famiglia e ufficio, norme sanitarie, stress e tensioni, gestione del lavoro da remoto. Soprattutto in questo momento di incertezza crescente. Le soluzioni già escogitate dalle aziende, piccole e grandi, sono numerose: eccone alcune, tra le più richieste e quelle di maggior successo.
 
 
Tamponi gratis: il caso scuola di Luxottica
A fare scuola sul fronte della prevenzione è senz’altro Luxottica. Da metà maggio, il gruppo leader degli occhiali, ha infatti varato un innovativo pacchetto per la salute dei suoi 14mila dipendenti, con un “protocollo tamponi” e un sistema di monitoraggio dinamico del rischio di contagio. Tutti i dipendenti hanno potuto sottoporsi gratuitamente a un tampone per la diagnosi di positività al virus SARS-CoV-2. L’iniziativa ha ricevuto grande adesione e ha portato all’individuazione di una ventina di positivi asintomatici che sono stati subito isolati. All’interno degli stabilimenti di Agordo l’azienda ha promosso anche l’utilizzo di un badge di prossimità che avvisa i dipendenti quando la distanza tra l’uno e l’altro scende sotto il metro e mezzo. In questo modo, in caso di positività di una persona, diventa molto più facile risalire a tutti i suoi contatti.
 
 
La flessibilità vera che serve in smartworking e in ufficio
Non tutti però hanno a disposizione le stesse risorse di Luxottica. In questo caso basta partire da una semplice ed efficace organizzazione del lavoro, che è già una grande risorsa per i dipendenti. Il discorso vale tanto per lo smartworking quanto per gli uffici, che oggi stanno attraversando una fase di profonda trasformazione. Il tema, in entrambi i casi, è quello della flessibilità. Ormai lo abbiamo capito che sbaglia chi pensa che lo smartworking sia semplicemente lavorare da casa con le stesse modalità con cui si lavora in ufficio. La vera rivoluzione smart è quella che riguarda l’autonomia e la flessibilità dei lavoratori. È una richiesta che arriva a gran voce soprattutto dalle donne, che durante il lockdown si sono viste sovraccaricate di impegni tra lavoro e cura della famiglia. In realtà, come emerge dall’Osservatorio “Smart Working: il punto di vista di GenZ eMillennials” presentato da OneDay, la flessibilità è un elemento fondamentale anche per i giovani. I dati ci raccontano di un buon passo in avanti in questo senso: secondo la ricerca di Generali, il 51% delle aziende ha attuato in questi mesi almeno un’iniziativa nell’area della conciliazione tra la vita personale e il lavoro, tra misure organizzative (come flessibilità oraria, permessi e lavoro a distanza), sostegni alla genitorialità (integrazione dei congedi, convenzioni con servizi per l’infanzia), e facilitazioni per il lavoro. Una cifra in crescita rispetto al 2016, quando le imprese attive erano meno del 40%. Un segno positivo, da rafforzare ulteriormente nei prossimi mesi.
 
 
Assicurarsi contro il coronavirus
Più sanità integrativa per tutti. Lo chiedono i cittadini, ma concordano tanti top manager, convinti che per ampliare le misure protettive della salute dei lavoratori occorra puntare su strumenti di welfare aziendale inaugurati durante l’emergenza sanitaria. Tra queste ci sono senz’altro le polizze sanitarie, che fin da aprile sono state attivate da numerose aziende per assicurare i dipendenti che si ammalano di coronavirus. Barilla, Trenord, Leonardo, Tim, Enel, Fastweb: solo alcuni dei grandi nomi che hanno garantito coperture ad hoc in questi mesi, prevedendo per esempio un’indennità per ogni giorno di ricovero o il rimborso delle spese sostenute prima e dopo la degenza. Si tratta di una forma di welfare molto apprezzata, non solo per il sostegno economico in un momento in cui i redditi delle famiglie in Italia stanno subendo una forte riduzione, ma anche come segnale della prontezza dell’azienda nel rispondere ai bisogni dei dipendenti, specie se in condizioni difficili come quelle della malattia.
 
 
Il kit di lavoro: pc, monitoraggio di viaggi e spese e corsi di formazione
Imprescindibile per lavorare da casa è infine il kit essenziale di strumentazione tecnologica. Nei mesi di lockdown molti lavoratori hanno dovuto destreggiarsi con la didattica a distanza dei figli, contendendosi computer di casa, tablet e smartphone. Molte aziende hanno quindi fornito ai dipendenti tutti gli strumenti necessari, che peraltro garantiscono un accesso più sicuro ai server. Oltre al pc o ai tablet, che di fatto costituiscono l’elemento base per ogni tipo di attività, ci sono altri strumenti che un’azienda può mettere a disposizione per tutelare chi, ad esempio, deve viaggiare per motivi di lavoro. Esistono, infatti, sistemi che permettono alle aziende di monitorare gli spostamenti dei dipendenti con l’obiettivo di individuare gli ingressi in aree al momento considerate rischiose per la salute. Tramite un alert e la condivisione di dati interna, i team HR e security vengono a conoscenza dell’avvenuto ingresso del dipendente in una zona rischiosa e possono così predisporre spazi per il business alternativi in completa sicurezza per tutti. Oppure ancora si pensi alle carte di credito aziendali, che consentono una rendicontazione rapida e precisa delle spese e al tempo stesso permettono di velocizzare tutta una serie di operazioni, come i pagamenti dei fornitori, anche lavorando da casa. Infine, di rilievo è tutto l’ambito della formazione. Per molte imprese l’emergenza sanitaria è stata l’occasione per sviluppare la formazione a distanza, sia professionale (attuata dal 39%) che extraprofessionale, dice il Rapporto 2020 – Welfare Index Pmi. Webinar su competenze specifiche ma anche corsi per il tempo libero, da lezioni di musica a visite virtuali in città d’arte, da corsi di yoga fino alla cucina regionale: tutte occasioni che hanno permesso ai dipendenti di acquisire nuove conoscenze e di vivacizzare un po’ il nuovo ritmo di lavoro da remoto. E quindi particolarmente auspicate ancora adesso che lo smartworking diventa la formula di lavoro prevalente.

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