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Italiani pazzi per l’e-commerce. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, nel 2019 le vendite online hanno registrato nel Bel Paese una crescita del 18,4 per cento su base annua. Un’accelerazione a doppia cifra rispetto ai dati del 2018 (+12,1 per cento) e del 2017 (+14,7 per cento). Con picchi significativi nel periodo delle feste. Basta pensare che nel solo mese di dicembre, tra regali e cenoni, gli acquisti via web delle famiglie italiane hanno segnato un balzo del 38,3 per cento, a fronte di un +0,9 per cento dei consumi generali.
Ma qual è il quadro generale? Nel complesso l’anno appena passato è stato positivo per chi si occupa di commercio. Il valore delle vendite al dettaglio è cresciuto dello 0,8 per cento rispetto al 2018. Ma, va detto, le dinamiche sono molto diverse a seconda del canale distributivo. La grande distribuzione, ad esempio, vanta una crescita annua dell’1,4 per cento mentre le imprese operanti su piccole superfici, ovvero i cosiddetti negozi di quartiere, risultano in flessione per il terzo anno consecutivo (-0,7 per cento). Tanto che le principali associazioni di categoria hanno parlato di una “Caporetto per i piccoli negozi”, che rispetto ai valori precisi del 2007 scontano un crollo del 15,1 per cento. Va invece meglio ai discount che registrano la variazione positiva maggiormente rilevante (+4,5 per cento).
Ma cosa comprano gli italiani? Aumentano, su base annua, le vendite dei beni non alimentari (+1,4 per cento in valore e +1,6 per cento in volume), mentre l’acquisto dei beni alimentari – la classica spesa – resta invariato in valore ed è in calo se si considerano i volumi (-0,9 per cento). Per quanto riguarda i beni non alimentari l’Istat fa sapere che “si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i diversi gruppi di prodotti”. Leggendo il dossier si scopre che gli aumenti maggiori riguardano le dotazioni per l’informatica, per le telecomunicazioni e per la telefonia (+6,6 per cento), seguono le calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+6,1 per cento). Le flessioni più marcate si evidenziano, invece, per i prodotti farmaceutici (-2,5 per cento) e per la cartoleria, i libri, i giornali e le riviste (-1,9 per cento). In particolare, considerando la totalità dell’anno passato, quest’ultimo gruppo di prodotti registra la diminuzione più elevata (-1,5 per cento). Un record che preoccupa i principali operatori del settore per cui la crisi non sembra ancora alle spalle. I dati spingono così negozianti e distributori a porsi l’annosa domanda: il boom dell’e-commerce segnerà il tramonto del commercio fisico?