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L’e-commerce rivoluziona la distribuzione

Business Insights

14 Settembre 2020

American Express

Si è molto parlato dello sviluppo esponenziale dell’e-commerce negli ultimi mesi. Ma forse non ci si è soffermati a sufficienza sulle importanti conseguenze che questa nuova modalità di acquisto potrà avere nell’organizzazione della distribuzione e della supply chain. Diciamo che potremmo essere all’inizio di una rivoluzione simile a quella del mercato discografico, nella quale la distribuzione della musica si è trasferita su nuove piattaforme digitali in streaming, spazzando via la precedente rete commerciale dei negozi di dischi.
 
Con la crescita dell’acquisto in e-commerce, infatti, non esiste alcuna certezza che i consumatori continueranno a fare la spesa, per esempio, sui siti di e-commerce della grande distribuzione organizzata. Gdo che ha certamente un senso quale luogo fisico in cui andare a comprare generi alimentari e quant’altro, ma che, quando si entra nel campo dell’e-commerce, può incontrare soggetti diversi e molto meglio organizzati con cui competere.
 
E in effetti le aziende stanno già muovendo i primi passi in questo senso, iniziando a creare reti parallele e autonome per la distribuzione diretta dei loro prodotti, bypassando le catene della Gdo. Come spiegano gli studi della Casaleggio Associati, che da decenni analizza il fenomeno dell’e-commerce, “i produttori, invece di andare nella Gdo o in negozio, vendono direttamente e si organizzano con piattaforme online autonome. Questo vale soprattutto per i prodotti che una famiglia compra regolarmente, tipo pasta, dentifricio, carta igienica, cereali per la colazione, Nutella, ecc. Con l’e-commerce possono essere venduti direttamente dal produttore al consumatore, in confezioni all’ingrosso e una famiglia può fare questo tipo di spesa magari solo una volta al mese. Si bypassa la Gdo e le filiere si accorciano parecchio, escludendo grossisti e distributori, con prezzi più bassi”.
 
Ci sono aziende come Lactalis, ad esempio, che hanno appena deciso di lanciare la piattaforma di shopping on line B2C shop.parmalat.it, con tutti i brand a marchio Parmalat, Santal, Galbani, Chef e Zymil. E, come spiega Francesco Potenza, Head of Digital & Marketing Services di Parmalat, “In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad importanti cambiamenti nelle abitudini di consumo e di acquisto dei consumatori verso i quali un’azienda deve velocemente adeguarsi. Riteniamo infatti che questa nuova modalità di acquisto online non sia solo un fenomeno dettato dal momento, ma sia stata l’occasione per far provare a tanti consumatori un nuovo canale di acquisto, che ha verificato essere comodo, sicuro e anche veloce. Per questo motivo Parmalat ha scelto di investire in una propria piattaforma di vendita e-commerce per rispondere il più possibile alle esigenze dei propri consumatori proponendogli una nuova modalità di acquisto che si traduce in una nuova forma di servizio, con sistemi di pagamento certificati”.
 
Anche una società come Rigoni di Asiago è partita da pochi giorni con il suo shopping on line per marmellate, creme spalmabili e miele, e lo stesso ha fatto Pasta Garofalo. Ma ci sono poi i big mondiali che scendono in campo: ad esempio tutti i prodotti Henkel (detersivi, cura della casa, cura della persona) sono disponibili nell’e-commerce di CasaHenkel.it. E colossi come Nestlè, Coca-Cola, Procter&Gamble, Unilever, stanno lavorando tantissimo, soprattutto post-Covid, per dare forte impulso alle loro strategie digitali. La Kraft Heinz Company ha debuttato con il suo e-commerce, mentre in molti altri casi le operations digitali vengono sperimentate in partnership con big come Amazon (é il caso di P&G), Aliexpress, Instagram, Facebook, o con piattaforme specializzate per tipologia merceologica (bevande, alcolici, prodotti per la pulizia della casa, eccetera) o molto diffuse.
 
Insomma, la distribuzione dei prodotti sta per entrare in una fase di grandi cambiamenti che potrebbero portare alla chiusura di molti punti vendita fisici (fenomeno già iniziato da tempo), siano essi negozi di prossimità, supermercati o centri commerciali, e alla messa in discussione delle leadership acquisite dalle catene della Gdo. Le aziende dovranno tenere ben presente tutto ciò nello sviluppare le loro strategie commerciali.

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