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C’è chi ha creato uffici dedicati, chi ha costruito una rete di collaborazione con altre pubbliche amministrazioni del territorio, chi si è focalizzato sull’attrazione e chi sull’assistenza. Ma, nel complesso, tutte le Regioni italiane si sono mosse per intercettare, attirare e accompagnare gli investimenti esteri, seppur con forze e risultati di livello assai diverso.
Tra le Regioni più attive ci sono la Lombardia, leader nell’attrazione (con 5.904 imprese a partecipazione estera, pari al 46,3% del totale italiano, 572mila dipendenti e 256,8 miliardi di fatturato), e la Toscana che, pur piazzandosi al sesto posto – dopo Lombardia, Lazio, Veneto, Piemonte e Emilia-Romagna – ha sviluppato una strategia premiata dalla rivista Foreign direct investment (Fdi) del gruppo Financial Times come una delle migliori promosse dalle regioni europee di medie dimensioni.
Anche chi è bravo, però, non può stare seduto sugli allori. La Regione Lombardia negli ultimi mesi ha deciso di riorganizzare l’offerta da proporre agli investitori e ha finanziato con quasi 10 milioni il nuovo programma AttrAct (promosso con Unioncamere regionale e agenzia Promos della Camera di commercio di Milano) per sollecitare i Comuni a mettere a disposizione aree per gli insediamenti e a semplificare le procedure per gli investitori. Cinquantasei sono i Comuni lombardi che hanno manifestato interesse al bando varato dalla Regione nei mesi scorsi e che hanno messo a disposizione 113 aree (per un totale di 2,6 milioni di metri quadrati a destinazione industriale, direzionale, turistica e logistica) e 312mila metri quadrati di edifici. «Il prossimo passo – spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Mauro Parolini, che definisce il programma AttrAct un “percorso unico” – sarà la firma di una sorta di “contratto”, un accordo per l’attrattività tra la Regione e ogni Comune coinvolto che prevede l’impegno ad accompagnare gli investitori con interventi di semplificazione, tempi certi, servizi di assistenza qualificata e incentivi economici e fiscali come ad esempio la riduzione di Imu, Tari, Tasi e degli oneri di urbanizzazione». Il progetto prevede anche una piattaforma online in via di costruzione che mostrerà le aree disponibili per gli investimenti. Il messaggio rivolto dalla Lombardia agli investitori e alle imprese è: siamo pronti ad accogliervi per creare qui nuove opportunità di lavoro e crescere nella vostra attività.
Stesso messaggio arriva dalla Toscana, che fin dal 2010 ha creato un ufficio dedicato, formato oggi da nove persone e inserito nella struttura della Presidenza regionale, che si occupa di assistenza ai nuovi (e vecchi) investitori e di promozione internazionale sotto il brand “Invest in Tuscany”. Il punto di partenza è stato il riconoscimento degli ostacoli burocratici del sistema-Paese: «Da qui è nata una struttura che prende per mano l’investitore e lo conduce in mezzo alle complicazioni burocratiche di ogni tipo – spiega Filippo Giabbani, coordinatore dell’ufficio Attrazione investimenti -. La nostra particolarità è stata anche quella di creare tavoli di lavoro informali che fanno dialogare i vari enti per cercare di velocizzare le pratiche e avere certezze dei tempi». In alcuni casi, l’assistenza regionale è andata anche oltre, e ha prodotto accordi pluriennali con gli investitori che abbracciano la formazione, il supporto ad attività di ricerca e sviluppo, incentivi per nuove assunzioni. «L’assistenza alle multinazionali già presenti sul territorio è fondamentale – conclude Giabbani – perché oggi la concorrenza tra aree è più forte del passato, e dunque è fondamentale tenere stretto chi già c’è. Le statistiche peraltro ci dicono che nei Paesi avanzati il 70% degli investimenti esteri arriva da gruppi già presenti sul territorio».