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L’Intelligenza Artificiale vale 200 milioni

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16 Giugno 2020

American Express

Quando si parla di Intelligenza artificiale (IA) molti pensano ancora ai robot dalle sembianze umane, ai replicanti di “Blade Runner”, o a qualcosa di inquietante visto in qualche film distopico. Ma, in realtà, di Intelligenza artificiale ne ruota già moltissima attorno a noi, nei sistemi di raccomandazioni personalizzate per i film o le serie su Netflix, per le canzoni e le compilation su Spotify, sui portali online di prenotazioni di viaggi o vacanze, e, ancora, nelle interfacce conversazionali per l’assistenza da remoto, per il trattamento informatico del linguaggio naturale e nella elaborazione dei dati.
 
Il comparto dell’Intelligenza artificiale vale per l’Italia circa 200 milioni di euro di giro d’affari nel 2019, in base alle stime prodotte da Osservatori.net Digital Innovation del Politecnico di Milano, e il settore più attivo sul fronte della IA è quello bancario (25% delle aziende), seguito dal manifatturiero (13%), le utility (13%) e il comparto assicurativo (12%).
 
 
Un altro luogo comune da sfatare è quello che l’Intelligenza artificiale possa sottrarre posti di lavoro a noi umani. Ma, come spiegano da Osservatori.net Digital Innovation del Politecnico di Milano, “non c’è alcuna evidenza che ci siano aziende in cui l’IA abbia sottratto posti. I processi di IA servono solo come abilitatori di funzionalità, prodotti o servizi che un tempo le aziende non sarebbero state in grado di erogare. Ma si occupano solo di parti delle mansioni, delle attività. Certo, va detto che molte aziende italiane sono ancora un po’ lacunose e in ritardo circa l’adozione dell’Intelligenza artificiale nei loro processi. Dalla ricerca emerge che il 36% delle aziende si può considerare in cammino, il 21% appartiene alla categoria degli entusiasti, il 17% sono immobili, il 14% apprendisti, l’8% avanguardisti e solo il 4% organizzati”.
 
 
Secondo i dati raccolti dai ricercatori del Politecnico di Milano, in Italia il 20% delle aziende ha a regime almeno un progetto di Intelligenza artificiale, mentre tutte le altre devono ancora fare l’ultimo passo: l’11% ha implementato un progetto di IA, il 23% lo sta sperimentando, il 12% ha solo una idea progettuale, il 17% prevede di svilupparne uno in futuro, e appena il 17% non ha nel cassetto nessuna iniziativa.
 
 
Insomma, il settore ha certamente enormi potenzialità di sviluppo, ma vive ancora in una fase embrionale: il 33% del business (ovvero dei 200 milioni di euro) arriva da intelligent data processing (l’uso di algoritmi in grado di raccogliere dati ed elaborare azioni basate sulle informazioni acquisite), il 28% dal natural language processing (NLP, ovvero il trattamento informatico del linguaggio naturale, per qualsiasi scopo) e chatbot virtual assistance (interfacce conversazionali), il 18% da recommendation systems (software di filtraggio dei contenuti che crea raccomandazioni personalizzate specifiche per l’utente così da aiutarlo nelle sue scelte, usato molto per prodotti come film, serie tv, musica, libri), l’11% dal settore della robotic process automation intelligence (l’automazione software di processi d’ufficio ripetitivi ma coinvolgendo altre realtà come il machine learning o il deep learning) e infine il 10% dalla computer vision (l’insieme dei processi che mirano a creare un modello approssimato del mondo reale partendo da immagini bidimensionali).
 

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