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Crescita a doppia cifra. Che poi si trasforma in un “avanti adagio”, infine in retromarcia vera. Uno sguardo al grafico delle commesse del settore degli ultimi trimestri spiega praticamente tutto, con il comparto dell’elettronica a toccare con mano in presa diretta il rallentamento degli investimenti dei propri clienti. Che rischia di fermare una corsa avviata grazie allo stimolo di Industria 4.0, sprint capace di spingere il settore verso nuovi record.
Area vasta quella rappresentata da Anie (Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche), forte di 1400 imprese, 80 miliardi di ricavi e 500mila addetti, forza d’urto che vale quasi tre punti e mezzo di Pil. Ma che soprattutto offre una lettura anticipata dei trend, intercettando in modo immediato il cambiamento di umore dei clienti. Come, in senso negativo, sta accadendo ora.
«Da metà 2018 il clima è cambiato – ha spiegato agli associati riuniti per l’assemblea annuale il presidente Giuliano Busetto – ed ecco perché auspichiamo continuità nelle politiche di sostegno e una spinta maggiore sull’industria: il superammortamento ora è stato ripristinato ma certamente questo continuo “stop and go” non ha aiutato e la diminuita attenzione alla manifattura da parte del Governo ha generato una forte decelerazione degli investimenti».
Un peccato, in effetti, perché tra applicazioni nell’industria, nelle reti di energia, nei trasporti e nella domotica, il trend recente per il settore è stato particolarmente positivo, sviluppando nel 2018 una crescita dei ricavi del 4,7%. Con performance superiori per l’industria, a testimonianza del successo pieno del programma di incentivazione legato ad Industria 4.0.
Nel solo 2017 le elaborazioni del Mef sulle dichiarazioni dei redditi hanno in effetti certificato l’impatto largo della manovra, con dieci miliardi di investimenti legati ai macchinari e altri tre sviluppati nelle applicazioni software e nelle integrazioni dei sistemi, comparti in cui operano direttamente o con cui sono legate a doppio filo le aziende Anie. «Per far sì che il movimento non si arresti – aggiunge Busetto – bisogna continuare ad imprimere forza nella stessa direzione, con incentivi adeguati e modulati sul medio-lungo periodo, con risorse per la formazione e l’individuazione di competenze coerenti».
La crescita del passato è però al momento solo un ricordo e i sondaggi più recenti indicano un andamento diverso: solo un quarto del campione esaminato da Anie segnala ad esempio domanda in aumento tra i clienti dell’industria, meno della metà rispetto a quanto accadeva lo scorso anno. E se è vero che ancora un’azienda su due nel settore pensa in generale di chiudere il 2019 con ricavi in crescita, si tratta comunque di una percentuale ridotta di quasi dieci punti rispetto alla precedente rilevazione. Anche oltreconfine il rallentamento inizia a farsi sentire: solo il 38% delle imprese Anie segnala infatti nel primo semestre 2019 una crescita del fatturato estero nel confronto con il corrispondente periodo 2018.
Per provare ad arginare il trend Anie caldeggia l’attivazione di un grande progetto-Paese, una strategia di lungo termine che sia in grado di spingere gli investimenti a partire dall’upgrade del patrimonio immobiliare, una sorta di piano “Building 4.0” che favorisca la digitalizzazione negli edifici. Mobilità smart e infrastrutture di rete per energia e trasporti sono le altre aree di intervento suggerite. Con l’obiettivo, in generale, di accelerare la modernizzazione del Paese.