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Da qualche giorno i caselli daziari di Porta Venezia sono diversi.
Difficile non notarlo ora che il neoclassico è stato “impachettato” da sacchi di juta. Il restyling dei due imponenti bastioni è merito di un’ardita installazione dell’artista ghanese Ibrahim Mahama, intitolata “A Friend”.
Niente di anomalo: è solo la Milano Art Week, la settimana dedicata all’arte moderna e contemporanea, durante la quale la città si colora di nuovi pigmenti e si lascia attraversare da installazioni stravaganti. Enti pubblici e privati, fondazioni e gallerie del capoluogo lombardo danno vita a una rete di inaugurazioni e aperture speciali disseminate per tutta la città, mettendo l’arte sotto i riflettori. Durante l’Art Week è Milano stessa che si piega come un’interattiva texture all’estro di artisti internazionali e che apre le porte delle sue cripte artistiche e dei suoi cunicoli colmi di tesori.
Così al GAM saranno esposte le opere di Angelo Morbelli, maestro del divisionismo, in occasione del centenario della sua morte; il Teatro dell’Arte, presso la Triennale, si illuminerà grazie ad un folto programma di eventi e di spettacoli; sabato 6, poi, il Museo del 900 aprirà le sue porte gratuitamente al pubblico e il Palazzo Reale offrirà sconti sulle mostre di Antonello da Messina e Ingres.
Inoltre, dal 5 al 7 aprile, al padiglione 3 di Fieramilanocity, avrà luogo la più importante fiera di arte moderna e contemporanea dell’anno culturale milanese, ovvero Miart 2019. Il salone in questa edizione vede la partecipazione di 186 gallerie provenienti da 19 paesi diversi e come ogni anno saranno assegnati dei premi in collaborazione con i maggiori partner dell’evento.
Un’occasione, quindi, per allargare ancora di più il pubblico dei non addetti ai lavori al mondo dell’arte. Nonché un pretesto per visionare lo stato di salute del mercato dell’arte.
Il Report del 2018 sul mercato dell’arte e dei beni da collezione di Deloitte ha sottolineato la necessità, per questo settore, di punti di vista nuovi e strumenti analitico-gestionali all’altezza dei cambiamenti interni. Il focus è stato ristretto sui trend delle aste, il mercato delle pitture, il mercato delle arti minori e delle auto d’epoca. Così risulta essere un check-up fedele dello stato di salute del mercato artistico.
Nel 2017, quest’ultimo, si è dimostrato più propositivo rispetto all’anno precedente, benché si sia delineata una generale cautela negli acquisti e un aumento della selettività dei collezionisti. Inoltre, la ricerca non esclude che il mutato assetto politico possa avere un impatto negativo sul mercato stesso.
Per ora l’investimento in collectibles è richiesto in maniera crescente, poiché, afferma la ricerca, la compra-vendita di luxury goods artistici influenza il proprio status symbol. In crescita anche il settore delle aste: la ritrovata salute è comprovata e causata da un innalzamento delle private sales di circa il 70%, metodo di vendita che assicura una transazione più veloce e discreta. Dato importante che suggerisce un nuovo riposizionamento dei dealer privati.
L’indagine di Deloitte, condotta tramite un articolato questionario compilato da 69 private banker e 27 family officer, 155 primari operatori del mercato dell’arte, tra cui gallerie, case d’asta e art advisor e oltre 107 importanti collezionisti individua due fattori fondamentali per il nuovo mercato d’arte: il riposizionamento dell’Art Wealth Management da una parte; l’ausilio della tecnologia, dall’altra.
Il primo risulta fondamentale al fine di poter fornire una value proposition completa e di valore. Il secondo, invece, si qualifica come driver di potenziamento. Secondo il report 2017 di Hiscox Online Art Trade, le vendite online di beni artistici hanno raggiunto un valore stimato di 3,75 miliardi di dollari. Le aste online rappresentano l’8,4% rispetto al totale del mercato delle aste e sono cresciute del 7,4% nel 2015. Irrobustimento tecnologico che avviene non solo riguardo le piattaforme online, ma comincia a svolgere un ruolo ausiliario nei servizi di gestione del patrimonio artistico. Il report di Deloitte, ancora una volta, evidenzia un’altra realtà nascente: le start up stanno sviluppando nuovi modelli di business artistico a supporto dei modelli tradizionali.
In questo modo la tecnologia si incastra nel binomio arte-economia, rischiando potenzialmente di cambiare la spina dorsale dell’intero mercato.
La Milano Art Week è certamente l’occasione giusta per verificarlo.