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Fino a qualche anno fa poteva sembrare fantascienza. Arrivare ai tornelli della metro di Milano e accedere senza biglietto cartaceo, semplicemente avvicinando la propria carta di credito. Oggi è la normalità. L’esempio di come l’innovazione possa semplificare – e velocizzare – le nostre vite. E la metropolitana è solo una delle situazioni quotidiane nelle quali il sistema contactless ci salva da file e lungaggini. La vera rivoluzione? Dire addio al PIN (Personal Identification Number) che oggi, invasi come siamo da password e codici di accesso, è sempre più difficile ricordare.
Una vera e propria liberazione che ha conquistato da tempo molti paesi europei, su tutti la Danimarca, la Svezia e il Regno Unito, che registrano oltre 300 transazioni pro capite all’anno, ma che si sta facendo sempre più strada anche in Italia. Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2018 sono state effettuate oltre 1 miliardo di transazioni contactless, per circa 47 miliardi di euro di transato complessivo. Fondamentale è, in questo senso, l’infrastruttura: 1 carta su 2 (60 milioni, +17% rispetto al 2017) e più di 3 POS su 4 (1,7 milioni, +21% rispetto al 2017) sono abilitati a questo genere di operazioni.
Ma c’è di più: si stima che i pagamenti contactless – che si paghi con carta, smartphone oppure orologio – entro il 2021 possano valere tra i 75 e i 100 miliardi di euro. Una crescita testimoniata anche dal calo progressivo dell’importo medio pagato con questo sistema, pari a circa 45 euro. Dimostrazione di come si stia cercando di estendere l’uso del contactless anche per le micro-transazioni, dimezzando i tempi di attesa e superando le code di coloro che pagano in contanti. Il classico “cappuccino e cornetto”, insomma, potrebbe essere il vero simbolo del cambiamento. Non è un caso, infatti, che il food, soprattutto il fast-food, sia uno dei settori più interessati dal modello “tap & go” (dai bar alle vending machine), accompagnato dai trasporti e in progressione dalle stazioni di benzina. In Polonia, ad esempio, le transazioni contactless effettuate presso i punti di rifornimento sono già diverse milioni.
È chiaro, dunque, che il pagamento senza PIN innesca un cambio di abitudini per consumatori ed esercenti. Si pensi al cassiere del supermercato o al commesso di un negozio che hanno preso l’abitudine di rivolgere direttamente il POS contactless ai loro clienti, senza più prendere in mano la carta, o alla libertà con cui i clienti possono effettuare qualsiasi tipo di transizione senza preoccuparsi di avere i contanti – e soprattutto le monetine – giuste per quel determinato acquisto.
In Italia, le città che adottato in maniera diffusa questo sistema di pagamento sono soprattutto le più grandi: a Milano, come detto, il contactless è ormai una realtà sulla rete dei trasporti pubblici urbani, oltre che in negozi, supermercati e nel mondo della ristorazione. Anche a Roma, Atac sta introducendo un’unica carta contactless per viaggiare sui mezzi pubblici. E a Torino è stato recentemente inaugurato il pagamento contactless sulla linea che collega il centro città all’Aeroporto. Più strada c’è invece da fare nei piccoli centri e soprattutto al sud della penisola, specie se si prendono a modello i passi da gigante già compiuti da realtà come Mosca, Chicago, Singapore, Vancouver e Londra, dove le transazioni contactless presso i punti vendita hanno già superato il 50%. Nella capitale britannica, addirittura, il contactless viene utilizzato per pagare gli artisti di strada. Al bando cappelli e monetine: tutto passa da un dispositivo che permette di accettare pagamenti contactless da carte abilitate, smartphone e smart watch. Troppo futuristico? Forse. Ma qualche anno fa lo dicevamo anche per i famosi tornelli della metropolitana.