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Pagamenti tra aziende con più ritardi e insolvenze

Finanza e Pagamenti

02 Agosto 2019

American Express

Imprese in pesanti difficoltà finanziarie che pagano in ritardo i fornitori oltre a ritardi intenzionali per finire con l’inefficienza amministrativa. Questi i tre mali che nel 2018 sono cresciuti di più penalizzando le imprese italiane. Mali che colpiscono quasi quattro aziende italiane su cinque. Sul fronte dei termini d’incasso si resta ben distanti dalle medie europee: nei pagamenti tra imprese in Italia la media è di 44 giorni con un dato Ue di 34. Nei rapporti con la Pa le dilazioni arrivano a 56 giorni contro una media europea di 33. Certo rispetto al recente passato c’è un certo miglioramento considerando che nel 2017 nel pubblico si arrivava a 73 giorni. Verificando i tempi di pagamento ecco che nei rapporti B2B si arriva a 48 giorni ma il vero exploit lo ha fatto la Pa che salda a 67 giorni, -37 sul 2017. È quanto emerge dall’edizione 2019 del European Payment Report di Intrum, indagine che annualmente studia i comportamenti di pagamento delle imprese e verso le imprese. Per contro la Pa dei paesi dell’Est Europa è praticamente fulminea dei saldi: in Bulgaria, Estonia, Lituania si incassa entro 13 giorni.
 
 
«Se i tempi di pagamento fossero ragionevoli le aziende potrebbero prevedere con maggiore precisione i loro flussi di cassa perché la stabilità finanziaria è alla base della crescita – ricorda Marc Knothe, Ceo di Intrum Italy -. Notiamo come la Pa in Italia sia ancora in ritardo nei pagamenti, anche se i giorni di attesa per essere pagati dallo Stato sono diminuiti».
 
 
In questo quadro emerge un sostanziale senso di pessimismo perché due imprenditori su tre ritengono che l’Italia sia già in recessione contro un 53% dei colleghi europei. «Invece la maggior parte delle aziende in Austria e Germania e Danimarca – segnala Knothe – non prevedono nemmeno una recessione nei prossimi cinque anni». L’Italia è così il paese più pessimista dopo la Grecia e seguito dal Portogallo. La via da perseguire per cercare di tenere testa alla recessione è quella dei tagli: lo dice il 55% delle aziende italiane contro il 45% di media Ue. Inoltre un 40% pensa di ridurre il ricorso al credito.
 
 
A pesare sono i molteplici aspetti riconducibili alle perdite sui crediti fenomeno colpisce la stragrande maggioranza delle aziende italiane mentre in Europa si arriva al 46% di media.
 
 
Rimane così il gap con quanto stabilisce la Direttiva europea sui pagamenti che fissa a 60 e a 30 giorni i termini massimi rispettivamente tra le imprese private e il pubblico. Il punto è che quasi i due terzi degli imprenditori italiani non conosce la direttiva

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