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Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: nuove opportunità per le startup innovative

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Smart Business

07 Maggio 2021

American Express

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza aiuta le startup innovative. Ma è necessario il ricorso ad attività di corporate venture capital.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) offre nuove opportunità alle imprese e alle startup innovative. Il programma di investimenti che l’Italia presenterà alla Commissione Europea nell’ambito del Next Generation EU – lo strumento per rispondere alla crisi provocata dal Covid-19 – prevede importanti incentivi per l’innovazione tecnologica e le attività di Ricerca e Sviluppo, anche con la compartecipazione di soggetti pubblici, università e aziende.

Ricerca e investimenti

Una buona notizia in un mercato come quello italiano dove, secondo l’Istat, la spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo è lo 0,5% del Pil, ai livelli più bassi in Europa. Inoltre, la pandemia ha determinato una riduzione degli investimenti nell’innovazione da parte delle aziende di circa il 4,5%: fino al 2020 erano in crescita, anche se molto al di sotto della media UE.

Nuovi incentivi per le startup innovative

La direzione è proseguire il cambio di rotta iniziato nel 2014, quando si è dato il via a incentivi e agevolazioni fiscali per le startup innovative. Questi incentivi hanno portato tra il 2017 e la fine del 2020 a una crescita delle startup innovative da 7.400 a circa 12.500, con un capitale sociale complessivamente sottoscritto di circa 690 milioni di euro.

Gli investimenti pubblici

Recentemente, gli interventi pubblici di sostegno indiretto alle startup innovative sono stati arricchiti introducendo piattaforme per investimenti di risorse pubbliche nel capitale di queste aziende, come il Fondo Nazionale Innovazione promosso da Cassa Depositi e Prestiti e la Fondazione Enea Tech, che gestirà il primo fondo italiano interamente dedicato al trasferimento tecnologico.

L’importanza dei Fondi di venture capital

Questi interventi affiancano l’attività dei soggetti che operano in Italia – fondi di venture capital, Business Angels, holding di investimento – attraverso investimenti diretti nel capitale di rischio di startup e scaleup, con particolare attenzione alle realtà ancora embrionali, e anche attraverso l’investimento indiretto in venture capital gestiti da terze parti.

In questo modo, gli investimenti privati vengono incentivati con successo. Infatti, secondo il network mondiale Ernst & Young, tra il 2016 e il 2020 i capitali raccolti dalle startup e scaleup italiane, in operazioni che hanno visto la partecipazione di Fondi di venture capital, sono cresciuti da circa 252 milioni a circa 570 milioni.

Il Covid non ferma la crescita

Durante la pandemia, la crescita è stata comunque significativa: +55% rispetto all’anno precedente in termini di raccolta di capitali. Sono cresciuti gli investimenti: 5,1 milioni di euro rispetto alla media di 2,1 milioni registrata nel 2019. Il numero delle operazioni con una raccolta di capitale maggiore di 10 milioni di euro è raddoppiato: da 7 a 14, di cui 6 superiori a 20 milioni di euro.

Buone prospettive

Nel triennio 2021-2023, grazie anche all’attività del Fondo Nazionale Innovazione e di Fondazione Enea Tech, le startup e scaleup italiane potrebbero raccogliere tra 2,5 e 3 miliardi di euro in operazioni partecipate da fondi di venture capital. Si tratta di una crescita importante, seppur non ancora al livello delle  economie europee più avanzate, soprattutto  a causa del limitato numero di gestori di fondi di venture capital e della dimensione media limitata dei singoli fondi.

L’opportunità del PNRR

Le risorse messe a disposizione dal PNRR, se impiegate per agire sugli elementi di debolezza del sistema, potrebbero innescare un utilizzo più virtuoso delle risorse e agevolare i processi di innovazione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede infatti incentivi per il trasferimento tecnologico, l’incentivazione dell’attività di Ricerca e Sviluppo e l‘innovazione. Nonostante tutte queste misure da mettere in campo, bisognerebbe valutare un ricorso più strutturato alle attività di corporate venture capital.

L’esempio degli Usa

Le esperienze internazionali mostrano che le performance di aziende con partecipazione attiva in corporate venture capital sono, almeno in termini di crescita, significativamente migliori rispetto al resto del mercato. Per esempio, negli Stati Uniti la crescita annuale media delle 10 aziende con attività più intensa in questo ambito è stata pari, tra il 2008 e il 2019, a circa il 16%. Questo presuppone una chiara strategia di sviluppo, risorse dedicate e processi strutturati. Elementi che possono essere più realisticamente appannaggio di grandi aziende. Per questo è importante, in un mercato come quello italiano, favorire i processi di aggregazione aziendale in modo da aumentare la sostenibilità, agevolare i processi di innovazione e garantire sviluppo a lungo termine.

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