Approfondimenti e spunti per far crescere il tuo business.
Grazie a strumenti come iper e super ammortamento, patent box e Ace la pressione fiscale effettiva sulle aziende in Italia era scesa sotto il 50 per cento ma ora il trend rischia di invertirsi.
Il dato è emerso nel corso del quarto Tax Day, l’appuntamento annuale organizzato dallo Studio legale Dla Piper in collaborazione con AFI, Associazione dei Fiscalisti di Impresa. Secondo una ricerca illustrata nel corso dell’evento, nonostante la public consultation dell’Ocse sulla tassazione dell’economia digitale sia ancora in corso, molti Stati hanno introdotto o stanno considerando misure unilaterali: alcuni hanno introdotto una Digital Service Tax, 3% in Italia e in Francia, tra il 5,3% e il 7,5% in Ungheria (la più elevata a livello europeo), 2% in UK.
È invece prevista una Withholding tax per Pakistan (5%), Thailandia (15%), Sri Lanka (14%), Cile (10%), Brasile (15%), Ecuador (25%), Taiwan (20% su percentuale (30%) di profitti); mentre una Service tax diversa dalla proposta UE su digital tax in Singapore (7% dal 2020), Australia (10%), Malaysia (5-10% dal 2020); soluzione differente è l’IVA all’importazione dei servizi digitali, cercando sovente la collaborazione dei gestori dei servizi di pagamento con carta di credito per l’individuazione delle transazioni, identificata da Uruguay (19% + withholding al 12,5%), Colombia (19%), Costarica (16%), Cile (10%), Argentina (21% + provincial turnover tax al 3%).
“Gli investitori stranieri guardano soprattutto alla stabilità del Paese e alla certezza del diritto – ha spiegato Antonio Tomassini, partner DLA Piper – è importante puntare sempre di più sulla compliance e sugli accordi preventivi con il fisco in attesa di una riforma fiscale vera che eviti il risalire della pressione fiscale effettiva sulle aziende sopra il 50 per cento. L’abbandono o il ridimensionamento di istituti come iper e super ammortamento, patent box e ACE dovrebbe imporre al governo risposte concrete al mondo imprenditoriale sul futuro del nostro fisco.”
“Le analisi econometriche riportate nella relazione della Commissione Europea relativa all’Italia 2019 – afferma Christian Montinari, partner DLA Piper – indicano tra i principali ostacoli agli investimenti l’elevata pressione fiscale del Paese. Secondo le stime della Commissione l’ampliamento del “regime forfettario” dovrebbe ridurla leggermente sui lavoratori autonomi, ma a livello aggregato le misure adottate con la legge di bilancio 2019 (tra cui la cancellazione dell’ACE) dovrebbero comportare un aumento dell’onere fiscale sulle imprese. Tale circostanza mina ulteriormente la competitività a livello internazionale del Paese Italia con conseguenti ripercussioni sia sul tessuto imprenditoriale italiano che sull’attrazione di investitori esteri.
È importante, quindi, che il Governo intraprenda un percorso di riforma fiscale volto a favorire la certezza degli investimenti, crescita e competitività delle aziende e un rapporto aperto con il fisco attraverso strumenti di compliance estesi ad una più ampia platea.”