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L’appuntamento del 25 maggio 2018, quando entrerà in vigore il regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (Gdpr), è ormai alle porte ma a circa sei mesi di distanza sono ancora poche le aziende che si stanno attivamente preparando per il momento fatidico. Secondo un’indagine condotta da Sb Italia, infatti, soltanto il 15,6% degli intervistati ritiene che i vertici aziendali e i principali responsabili del business siano pienamente consapevoli del cambiamento indotto dal Gdpr, il 50% pensa che lo siano solo in parte, mentre il 10% afferma che non lo sono affatto.
Il sondaggio sembra invece rilevare una maggiore consapevolezza dei rischi di sanzioni per chi non si mette in regola. Alla domanda “in azienda c’è consapevolezza che il costo di una mancata compliance al GDPR porta a sanzioni molto più elevate, nei casi più gravi fino a 20 milioni di euro, o se superiore, fino al 4% del fatturato annuo?” ha risposto positivamente il 71,88%. La speranza è dunque che nel corso dei prossimi sei mesi le aziende si mettano in regola perché dovranno poter dimostrare di aver applicato misure e processi per essere compliant alle nuove regole.
Al momento il 40% degli intervistati ha risposto negativamente alla domanda se in azienda, sia stata definita una struttura completa di procedure per fornire supporto e direzione alle attività di compliance alla nuova norma. Sul lato della conoscenza dei dati interessati dalla nuova normativa, il 62,07% degli intervistati afferma che la propria azienda ha documentato quali siano i dati personali in uso, da dove provengono questi dati e con chi sono condivisi. Afferma, inoltre, che è stato pianificato un audit informativo attraverso l’organizzazione per creare una mappa completa dei flussi dei dati. Non fornisce risultati soddisfacenti nemmeno la domanda se l’azienda si sia dotata di una procedura per la gestione di un incidente informatico con furto o modifica di database di dati personali e se abbia predisposto le procedure più opportune per notificare le autorità competenti e gli individui interessati all’eventuale furto.
Solo il 52% infatti ha dichiarato di essere pronti mentre il restante 48% ammette di non essere ancora a norma. Indicazioni più confortanti vengono invece dal fronte della sicurezza dello storage. La stragrande maggioranza degli intervistati ha affermato che l’azienda dispone di misure e tecnologie per prevenire la perdita, il furto, la compromissione dei dati personali, mentre l’88,88% afferma che l’azienda è pronta (del tutto o in parte). Anche la difesa contro il malware sembra essere su livelli soddisfacenti. Alla domanda se l’azienda si sia dotata di efficaci difese antivirus per proteggere i dati nei sistemi informatici, il 55% ha dichiarato che la propria azienda è pronta del tutto, mentre il 33% in parte.