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In Italia esiste la questione fiere. Un settore messo in ginocchio più di altri dalla pandemia sanitaria, e che non ha ancora date certe per la ripartenza. Tanto per dare due numeri di riferimento circa l’importanza del comparto, basti pensare che sulla Penisola ci sono: 40 quartieri fieristici, con 947 manifestazioni organizzate ogni anno, 200mila espositori, 20 milioni di visitatori, 60 miliardi di euro di fatturato generato. Il 50% delle esportazioni italiane sono collegato al sistema fiera, centinaia di migliaia di addetti, molti impiegati nelle 350 società che si occupano del puro allestimento (per due miliardi di euro di fatturato). Il sistema fiere italiano è il secondo in Europa e il quarto nel mondo.
Si ipotizza una ripartenza in settembre, ma di certezze non ve ne sono e anche Giovanni Laezza, presidente della Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi), ammette che “si parla addirittura anche di dicembre-gennaio, ma sono discussioni tra addetti del settore. Penso, comunque, che saremo in coda come riaperture”.
Per riattivare l’occupazione del settore e per accelerare il più possibile la ripresa delle fiere in Italia, evitando che altri poli stranieri possano intercettare parte del business, ecco che Aefi ha già predisposto un protocollo di sicurezza dettagliato, con misure che seguono la logica della precauzione e attuano le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell’Autorità sanitaria (l’Istituto Superiore di Sanità). Le norme vanno dal distanziamento sociale, all’informazione e al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (Dpi). Dalle procedure di controllo sanitario agli ingressi, alla corretta pulizia e sanificazione della sede in cui si svolge la manifestazione, prima, durante e al termine di ogni evento, fino al piano di emergenza sanitaria Covid19 che prevede anche la predisposizione di adeguati locali e il presidio medico presente in fiera.
Si tratta, insomma, di un documento che tiene conto di un complesso sistema di regole attivate durante il Coronavirus da sei macrorganismi: a cominciare dalla normativa nazionale sull’emergenza pandemica Covid19, cui si sommano i provvedimenti regionali e delle province autonome in materia di indicazioni igienico-sanitarie e, ancora, le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il protocollo del 24 aprile 2020, condiviso tra governo e parti sociali, il documento tecnico dell’Inail sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione (aprile 2020). Infine, le indicazioni per la riapertura delle manifestazioni fieristiche messa a punto da Ufi, l’Unione mondiale delle manifestazioni fieristiche.
A titolo esemplificativo, per quanto concerne le modalità di accesso di fornitori e allestitori, il transito e l’uscita saranno predefinite, al fine di ridurre le occasioni di contatto, e verranno applicate tutte le norme su condizioni di pericolo, distanziamento, Dpi e disinfezione.
L’accesso ai visitatori ed espositori avverrà con procedure di ingresso, transito, uscita, modalità, percorsi e tempistiche predefinite, al fine di ridurre le occasioni di contatto e con specifiche norme per la valutazione delle condizioni di pericolo. Ogni fiera e gestore del quartiere disporrà inoltre l’obbligatorietà della mascherina per operatori e visitatori, con fornitura all’ingresso per chi ne fosse sprovvisto.
Per quanto riguarda l’organizzazione delle manifestazioni, incluse le fasi di allestimento e disallestimento, i quartieri fieristici dispongono di capienze e di spazi interni ed esterni sufficienti a garantire il distanziamento di almeno un metro fra gli operatori presenti. Al fine di contenere l’affollamento e garantire le distanze, i quartieri adotteranno specifiche e ulteriori iniziative quali ad esempio l’allungamento della durata delle manifestazioni ad elevato afflusso di pubblico, la gestione equilibrata delle presenze tramite prenotazione della visita con biglietteria online, l’ampliamento degli spazi ove possibile, i posizionamenti ad hoc nelle sale convegni.