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Secondo gli ultimi dati forniti dalla Consob, la presenza femminile arriva al 41% nei Consigli di Amministrazione delle società quotate a Piazza Affari. Ma le Amministratrici Delegate sono solo il 2%. Le grandi aziende, in primis quelle del mondo della finanza, si stanno impegnando per ridurre nei prossimi anni il divario. E novità arrivano anche in termini di parità salariale
Garantire la cosiddetta gender diversity nella composizione dei board è una delle principali sfide che le aziende devono affrontare per sviluppare il proprio business in ottica ESG (Environmental, Social, and Corporate Governance). Anche per attrarre nuovi investitori. Non a caso la parità di genere è uno dei Goals, il quinto, identificati dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, sempre più utilizzati come criterio di investimento in società responsabili e sostenibili. E rientra anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) predisposto dal governo italiano, che punta a un aumento dell’occupazione femminile del 4% entro il 2026 e a una riduzione delle disparità tra figure maschili e femminili.
Consob: quasi il 40% di donne nei CdA delle quotate
Il Rapporto Consob sulla corporate governance delle società quotate italiane fotografa una situazione per alcuni versi positiva. Secondo gli ultimi dati aggiornati a ottobre 2021, infatti, arriva al 41% la quota di donne negli organi sociali degli emittenti quotati italiani. Un importante passo in avanti se si considera che nel 2011 la stessa quota arrivava solo al 7%. Analizzando, più nel dettaglio, le 76 aziende che hanno rinnovato nel 2020 il Cda, emerge come le quote femminili siano al 42,8% e sono 9, su 220, le società che hanno un consiglio composto in maggioranza da donne.
I dati riflettono da un lato il crescente impegno delle singole aziende e dall’altro la necessità di applicare la legge secondo la quale al genere meno rappresentato debbano essere riservati i due quinti del board, per sei rinnovi a partire dal 2020.
Questi risultati positivi, però, sono anche limitati: se si analizzano i ruoli di vertice, infatti, solo in 16 società quotate (circa il 2% del valore di mercato) le donne ricoprono quello di amministratore delegato. E in questo caso, al contrario di quanto registrato tra le consigliere, la situazione è peggiore rispetto al passato. Nel 2013, infatti, si arrivava a toccare quasi il 4%.
I vantaggi di un CdA con più donne
Un aumento del numero di donne nei board può portare, secondo diverse ricerche internazionali, a significativi vantaggi, finanziari e non. Ad esempio, le società con più figure femminili ai vertici registrano migliori performance in Borsa e una crescita media delle azioni più elevata rispetto alle aziende con CdA a prevalenza maschile. E un team esecutivo o professionale in cui è garantita la parità di genere consente di aumentare la produttività, migliorare i processi di squadra e registrare una maggiore collaborazione tra le persone. Secondo diversi studi, inoltre, le donne amministratrici affrontano i rischi in modo più efficace.
La questione gender pay gap
L’Italia sta facendo però importanti passi avanti per quanto riguarda le tematiche legate a diversità e inclusione, cercando anche di colmare quel gap salariale che le vede nelle posizioni più basse della classifica dei paesi europei. Uno di questi passi è il decreto legislativo per le pari opportunità in ambito lavorativo, approvato a ottobre 2021. Che prevede, ad esempio, l’applicazione a partire dal 1° gennaio 2022 di un sistema incentivante nelle aziende con più di 50 dipendenti: i datori di lavoro che si impegnano a ridurre la disparità di genere, ad esempio nei salari e nelle possibilità di crescita, con risultati certificati, ottengono uno sgravio contributivo fino a 50.000 euro. Questo incentivo è collegato all’obbligo, per queste società sia pubbliche sia private, di presentare un rapporto, almeno ogni due anni, sulla situazione del personale maschile e femminile.
Gli impegni di American Express
Per promuovere la diversità, l’equità e l’inclusione American Express ha avviato a ottobre 2020 un piano da 1 miliardo di dollari a supporto di iniziative in linea con queste tematiche. Segnalando, ad esempio, significativi incrementi nel numero di donne tra i membri del comitato esecutivo o tra i country manager.
Nel dettaglio, in Italia, oltre il 60% dei collaboratori dell’azienda e 5 membri su 7 del Senior Executive Team sono donne, a partire dall’amministratore delegato, Melissa Ferretti Peretti.