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È una nuova sigla a cui ci dovremo presto abituare: si chiama R2P, Request to Pay, il nuovo schema di pagamento sviluppato da Eba Clearing e formalizzato a dicembre 2020 dallo European Payment Council. Ed è in arrivo sul mercato, secondo le previsioni, già entro il 2021. Un canale che si aggiunge alla lista delle possibili strade digitali per trasmettere denaro, e che promette di rendere ancora più agili una serie di grandi e piccole operazioni finanziarie quotidiane. A partire da bollette, tasse e multe, ma potenzialmente per un qualsiasi pagamento da un debitore verso un creditore.
Cosa significa che il pagamento è conversazionale
No, per pagare non bastano le chiacchiere. Con una piccola licenza poetica, il termine conversazionale è stato associato ai pagamenti R2P perché tutte le operazioni partono da una comunicazione, inviata dal creditore al debitore, con cui si richiede di trasferire una certa somma. Il debitore stesso può poi decidere se accettare o meno il trasferimento, e in caso di accettazione se pagare l’intero importo o solo una parte. In sostanza, per semplificare al massimo, si tratta di una sorta di richiesta di pagamento che viaggia per posta digitale, e che poi è direttamente collegata agli strumenti di pagamento informatizzati, così da poter concludere l’operazione in pochissimi click. Non si tratta infatti di un vero e proprio metodo aggiuntivo per trasferire denaro, ma piuttosto di un nuovo modo di inizializzare la procedura di pagamento.
Naturalmente l’obiettivo implicito dell’introduzione di questa novità è di incentivare l’uso di pagamenti digitali, gestiti interamente online e in cloud, riducendo dunque l’impiego del denaro contante. Oltre che, per quanto riguarda bollettini, scontrini, ricevute di pagamento e altri documenti, di ridurre l’impiego della carta e dematerializzare i processi. Da un punto di vista concettuale, anche la classica busta consegnata dal postino con un bollettino allegato è un sistema di pagamento conversazionale, perché si parte da una richiesta scritta del creditore, a cui poi il debitore è chiamato a rispondere tramite il versamento di denaro.
La differenza rispetto a R2P, però, è che in questo nuovo caso tutto è digitalizzato, e soprattutto istantaneo. Non solo in caso di effettivo via libera al pagamento, ma anche nell’eventualità di un rifiuto da parte del debitore, le due parti in gioco possono immediatamente conversare e giungere a un accordo sul da farsi. In un contesto di relazioni di business, inoltre, l’agilità della procedura può permettere di recuperare in pochi istanti un pagamento che è stato procrastinato troppo a lungo, fino al punto da dover essere eseguito e formalizzato all’ultimo momento.
Tutte le applicazioni e quello che cambierà nel quotidiano
In linea di principio, il Request to Pay può essere utilizzato per qualunque genere di trasferimento di denaro, sia nei rapporti tra azienda e cliente sia in quelli tra aziende. Grande importanza, almeno stando alle premesse, dovrebbe avere poi per tutti i pagamenti verso enti nazionali, governativi o di altro genere. Per intenderci, R2P potrebbe diventare la prassi per pagare bollette per le utenze dei servizi, multe stradali, canoni, tasse, tributi locali e qualunque altra cosa che a oggi viene gestita tramite i bollettini, cartacei o digitali che siano.
Anche se non si immagina certo a breve un abbandono dei sistemi di pagamento tradizionali, in prospettiva l’obiettivo è di dire addio alle code agli sportelli postali, e allo stesso tempo interrompere l’invio degli avvisi di pagamento in formato cartaceo. Per altro il 2020 ha già portato a un’accelerazione in questo senso, e dal punto di vista della cultura dei pagamenti oggi il contesto si è fatto abbastanza maturo da permettere che l’adozione di un sistema come R2P sia snella e ben accetta.
Quindi, che si fa?
Per abilitare un sistema Request to Pay non occorre fare granché. Naturalmente si deve disporre di un conto bancario, e in particolare di un indirizzo Iban, e poi di un metodo di pagamento elettronico tra quelli già esistenti: per esempio una carta di credito o un bancomat, anche solo in versione virtuale.
Una volta messa a punto la piattaforma digitale di gestione della transazione, il nuovo ambiente di pagamento dovrebbe risultare particolarmente flessibile e dare ottime garanzie di sicurezza, trasparenza ed efficienza. E dovrebbe di conseguenza consolidare la pratica dei pagamenti istantanei attraverso gli svariati canali innovativi proposti negli ultimi anni.
Nel caso specifico dell’Italia, la società Sia (controllata da Cassa depositi e prestiti Equity) è al lavoro su una piattaforma chiamata EasyWay, che in futuro potrà essere utilizzata dai diversi player sul mercato per sviluppare le proprie soluzioni finali rivolte agli utenti. Le applicazioni, infatti, saranno offerte da banche, aziende, pubbliche amministrazioni e società fintech, ma dovranno potersi parlare affinché sia garantita l’interoperabilità. Anche per questo il modello R2P farà da catalizzatore per la trasformazione digitale del mondo della finanza e dei pagamenti, richiedendo uno sforzo di implementazione da parte dei vari player, ma aprendo pure a possibili nuovi business.