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Responsabilità da decreto 231 anche per i reati tributari

Finanza e Pagamenti

05 Agosto 2019

American Express

Società responsabili per frodi Iva commesse dai dipendenti. Aprendo così la strada per l’applicazione del decreto 231/01 nel penale tributario. A prevederlo è la legge di delegazione europea, ormai pronta per essere esaminata dall’Aula del Senato per il via libera definitivo. Più nel dettaglio, la legge affida al Governo il recepimento della direttiva Pif (protezione di interessi finanziari, la 2017/1371) che ha per oggetto la definizione di reati e di sanzioni contro le frodi che compromettono gli interessi finanziari dell’Unione con particolare riferimento all’Iva.
 
 
La necessità del recepimento mette in agenda il tema cruciale della responsabilità degli enti, uno di quelli più centrali, insieme alla forza esimente dei modelli (tuttora inevasa) e l’inclusione dei reati colposi (questo invece già in atto con i reati in violazione della sicurezza del lavoro). Da molto tempo, infatti, si discute dell’allargamento all’intero settore fiscale. Almeno dal 2007, a dire la verità, quando la commissione ministeriale guidata dall’attuale Procuratore di Mialano Francesco Greco (ma all’interno della quale l’anima, allora meno sbiadita, di Mani Pulite, era rappresentata anche da Paolo Ielo, oggi alla Procura di Roma, e Piercamillo Davigo, attuale consigliere del Csm) ne aveva già messa nero su bianco l’inserimento nella lista dei reati presupposto.
 
 
Non se ne fece nulla per la fine anticipata del Governo Prodi ma la questione è corsa sottotraccia in tutti questi anni, tra qualche interpretazione creativa da parte dei tribunali, utilizzando come leva reati affini come la truffa ai danni dello Stato e chiusure assolute da parte della Cassazione. Va poi detto, sul piano giurisprudenziale, che i reati tributari, mai inclusi in via principale, possono invece essere tra quelli che danno luogo alla responsabilità da decreto 231 quando rientrano nel piano criminale di un’associazione internazionale: l’associazione per delinquere, infatti, articolo 416 del Codice penale rientra infatti tra i reati presupposto a pieno titolo.
 
 
In ogni caso, il disegno di legge che si avvia all’approvazione definitiva scioglie i nodi, almeno sul fronte cruciale delle frodi Iva, lasciando tuttavia impregiudicato, lo sottolineava la stessa relazione, la valutazione del ministero della Giustizia sull’opportunità di comprendere tutto il penale tributario nel perimetro della responsabilità amministrativa degli enti. Insomma, aperta un breccia, potrebbe poi seguire la caduta di tutto il muro.
 
 
Di certo la riflessione non potrà avere tempi lunghi, anche perché sul piano formale il tempo per il recepimento della direttiva sta per scadere, visto che è fissato alla settimana prossima, al 6 luglio, per la precisione, e aprire un altro fronte con l’Europa anche sulla cooperazione in materia penale non pare consigliabile, almeno nel breve periodo.
 
 
A monte, l’articolo 6 della Direttiva contiene disposizioni sulla responsabilità delle persone giuridiche per le condotte illecite commesse anche a proprio vantaggio da parte dei dipendenti in generale e dei vertici aziendali in particolare. L’articolo 9 della Direttiva prevede poi l’adozione da parte degli Stati membri delle misure necessarie perché la persona giuridica riconosciuta responsabile ai sensi dell’articolo 6 sia sottoposta a sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive, che comprendono sanzioni pecuniarie penali o non penali e che possono comprendere anche altre misure come : a) l’esclusione dal godimento di un beneficio o di un aiuto pubblico; b) l’esclusione temporanea o permanente dalle procedure di gara pubblica; c) l’interdizione temporanea o permanente di esercitare un’attività commerciale; d) l’assoggettamento a sorveglianza giudiziaria; e) provvedimenti giudiziari di scioglimento; f) la chiusura temporanea o permanente degli stabilimenti che sono stati usati per commettere il reato.

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