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L’overmanagement crea ostacoli che impediscono ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro, ferendo il morale e riducendo la produttività, diventando un boomerang per l’azienda.
Il detto “chi fa da sé, fa per tre” è sicuramente valido in alcune occasioni, ma lo è decisamente meno in ambito aziendale. Non è raro che imprenditori e dirigenti abbiamo una tendenza a voler gestire, supervisionare, controllare e dirigere qualunque aspetto della propria impresa o del settore aziendale di cui sono a capo, ritenendo di essere gli unici in grado di tirare le fila. Un atteggiamento che gli americani chiamano di overmanagement, cioè la tendenza a esercitare un controllo eccessivo, a volte quasi ossessivo, nei confronti dei sottoposti e del loro operato. Contrariamente alle intenzioni, l’overmanagement rischia invece di diventare un boomerang per l’azienda, e di portare il personale a un tale livello di stress da rasentare la sindrome da burnout.
“Nei miei primi giorni da imprenditore – racconta Chalmers Brown, cofondatore e CTO di Due – ho insistito per sovrintendere a ogni aspetto della mia attività. Ma ho imparato a mie spese che nessuno può gestire tutto”. E sottolinea che “mantenendo un controllo troppo stretto sulle attività quotidiane dell’impresa, si rischia di sopprimere il talento di cui l’azienda ha bisogno per avere successo”.
Che cos’è l’overmanagement?
Più che con l’incapacità di delegare, l’overmanagement si verifica con la creazione “passiva” di ostacoli che impediscono ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro. Un auto-sabotaggio del leader, non intenzionale, che si presenta in almeno tre forme.
Evitare l’overmanagement
“Sfortunatamente per me e per il mio staff – ammette Brown – sono riuscito a gestire il personale in overmanagement in tutti e tre questi modi. E prendere coscienza delle mie azioni e dell’impatto che hanno avuto è stato un processo doloroso. Ma per fortuna ho anche imparato alcune regole-chiave per esercitare una leadership più efficace”.
Ecco quali sono:
Incoraggiare l’autonomia
La microgestione erode la fiducia che i dipendenti hanno nei loro leader: quando si preoccupano di essere criticati per ogni mossa che fanno, iniziano ad agire solo dietro ordini diretti. La risposta è dare autonomia ai dipendenti: concedendo fiducia, si mettono i membri del team a proprio agio nel fare ciò che pensano sia meglio.
Dare spazio alla propria squadra, ovviamente, richiede autocontrollo. Ma i risultati non tarderanno ad arrivare. E per incoraggiare l’autonomia, si può anche utilizzare un software di gestione dei progetti: in questo modo il personale non deve continuamente far riferimento al proprio leader per chiedere istruzioni per ogni passaggio o per riferire sui progressi, ma tutto il processo è chiaro e automatizzato.
Persone, non robot
Manager e imprenditori si trovano a gestire persone, non robot. I sottoposti hanno emozioni, paure e debolezze. Ed essere empatici riconoscendo i sentimenti dei dipendenti non è debolezza, ma un modo per dimostrare loro che sono una parte importante dell’azienda.
Attenzione alle critiche
Un complimento giusto al momento giusto, a volte può essere più efficace di una promozione o di un benefit. Sebbene gestire le persone significhi fornire feedback, è bene cercare di farlo in modi che evidenzino il valore dei sottoposti, adottando la tecnica del “rinforzo positivo” – cioè più nel lodare i comportamenti corretti piuttosto che nel criticare quelli sbagliati –.
Indicazioni chiare e libertà d’azione
“Una gestione efficace delle persone è una delle cose più difficili da imparare – spiega Brown – ma quando si danno ai dipendenti indicazioni chiare e libertà d’azione, si può rimanere sorpresi dai risultati”.