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Ripartire dalla ricerca e dall’innovazione

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03 Febbraio 2021

American Express

Non a caso nel Piano nazionale di ripresa e resilienza da 210 miliardi di euro appena approvato dal Governo, che dovrà realizzare in Italia il programma Next Generation EU, sono queste le aree sulle quali si concentreranno gran parte degli investimenti. Negli ultimi anni, prima che arrivasse Covid-19, la spesa in ricerca e sviluppo italiana è stata largamente trainata dalle imprese, specialmente nel privato: un contesto chiamato “intra-muros”, che definisce la ricerca fatta in ambito aziendale con il personale dell’impresa stessa. Ecco perché ora, nonostante le difficoltà della crisi economica in corso, le aziende devono tornare a giocare un ruolo di primo piano in questo senso.
 
Quasi 16 miliardi prima dell’effetto Covid-19
Le imprese trainano la spesa in Ricerca & Sviluppo con 15,9 miliardi di euro, cioè il 63,1% della spesa complessiva che è pari a 25 miliardi. È il dato certificato dall’ultimo rapporto dell’Istat “Ricerca e sviluppo in Italia”, pubblicato il 21 settembre e relativo al biennio 2018-20. Dall’indagine, a cui hanno risposto più di 23.700 aziende sulle 37mila coinvolte, emerge come sia il settore privato (inteso come imprese e non profit) la principale fonte di finanziamento della spesa in R&S nel Paese, seguito dalle istituzioni pubbliche (+7,1% rispetto al 2017) e dall’università (+2,6% rispetto al 2017). Non è una novità. Andando a ritroso grazie ai dati ISTAT, si può notare come già nel 2012 il settore privato costituisse oltre il 57% della spesa in ricerca e sviluppo e come negli anni successivi questa fetta si sia allargata fino a oltre il 63%. Il rimanente 37% circa è in gran parte spesa pubblica, un 10% di fondi esteri e una minuscola componente no-profit. Su questi dati grava però l’effetto Covid-19: secondo le stime dell’Istat, nel 2020 il calo della spesa delle imprese sfiora il 5% (- 4,7% rispetto al 2019). Ed è qui che entra ancora di più in gioco il peso che il Recovery Plan avrà negli anni a venire.
 
Lontani ancora dall’obiettivo 3%
Questa contrazione della spesa rende ancora più difficile raggiungere l’obiettivo fissato dall’Unione Europea di spendere in R&S il 3% del PIL per il 2020. Germania, Danimarca, Austria e Svezia ci sono già arrivate, ma altri stati viaggiano ancora al di sotto dell’1%. Con il Covid-19 è probabile che questo divario, che l’Ue si riproponeva di colmare, rischi invece di allargarsi, considerando poi che ogni paese ha stabilito soglie diverse in base anche ai propri piani di ricerca nazionali. Così, per esempio, si hanno Finlandia e Svezia che puntano al 4% e l’Italia che invece si è sbilanciata meno con un 1,53%. Al momento, il nostro paese spende complessivamente in R&S circa l’1,4% del PIL. Ma, come accade in Europa, c’è molta differenza tra regione e regione, dove si passa dal 2,17% del Piemonte allo 0,48% della Valle d’Aosta.
 
Dagli incentivi ai poli tecnologici: un nuovo ecosistema per l’innovazione
Come invertire la rotta? Ci sono due strade principali e complementari. La prima è quella degli incentivi fiscali e delle politiche nazionali. Si pensi al “Piano per l’industria 4.0”, varato nel 2016 per sostenere le aziende che avessero investito in quella direzione, ma anche alla più recente Legge di Bilancio 2020, in cui sono stati inseriti meccanismi di credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo. Oppure ancora al Programma Nazionale della ricerca 2015-2020, che aveva individuato aree strategiche per tutto il comparto della ricerca, in particolare nel settore privato.
La seconda invece è quella dei distretti industriali e dei poli tecnologici ad alto tasso di innovazione. Da quello della meccatronica in Emilia ai distretti digitali in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia, fino al sistema della ricerca e al parco tecnologico di Trieste: luoghi dove piccole, medie e grandi aziende collaborano con università e istituti pubblici per creare innovazione facendo rete. Ed è su questo doppio binario che ora il Paese può puntare per dare vita a un ecosistema fertile che davvero ne consenta la risalita.

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