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Ripresa: per l’Italia una crescita oltre le attese. Le previsioni per il 2022

Rubrica economica

05 Gennaio 2022

American Express

Lo dice la Commissione Europea e la sua presidente Ursula von der Leyen nota che la nostra economia migliora più in fretta che in qualunque altro momento dall’inizio di questo secolo. L’agenzia di rating Fitch ci promuove. Mentre il centro studi di Confindustria, comunica che la manifattura italiana ha “messo il turbo”. E che le aziende sono in generale ottimiste per il prossimo futuro. L’INPS conferma: le entrate contributive, sono aumentate del +7% rispetto al 2020. E The Economist, il settimanale londinese mai tenero nei nostri confronti, ci premia come il “paese dell’anno” per il 2021. Ecco perché a molti sembra che ci siamo messi la crisi alle spalle


L’economia europea si sta riprendendo con forza, con un tasso di crescita previsto del 5%. È quanto comunicato dalla Commissione Europea durante la relazione sulle stime autunnali, a novembre 2021. E aggiunge: l’Italia ha numeri ancora più incoraggianti. Per il 2021 si attende un più 6,2% del Pil, che dovrebbe segnare un +4,3% nel 2022 e un +2,3% nel 2023, tornando ai livelli pre-crisi nella seconda metà del 2022.


Bruxelles si attende anche buone notizie dal mercato del lavoro, una delle grandi criticità di questo periodo, con l’occupazione che dovrebbe aumentare al di sopra dei livelli pre-pandemia (dopo il crollo del 10,3% del 2020). Una graduale ripresa dell’offerta, inoltre, dovrebbe portare il tasso di disoccupazione a scendere al 9,2% entro il 2023.


A elogiare la Penisola, è stata la stessa presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, intervenuta il 19 dicembre all’evento per il centesimo anniversario dell’Università Cattolica di Milano. 

Secondo von der Leyen, infatti, la capacità del nostro Paese di gestire efficacemente la pandemia ha consentito all’economia di crescere più in fretta che in qualunque altro momento dall’inizio di questo secolo. E ha ribadito il ritorno ai livelli pre-crisi del Pil entro il primo semestre dell’anno, grazie all’aumento dell’offerta di lavoro e degli ordinativi.


Anche Banca d’Italia, infine, ha modificato le sue stime: nel 2022 il Pil dovrebbe crescere del 4% e l’anno successivo del 2,5%. Nella sua nota del 17 dicembre, addirittura, l’Istituto guidato da Ignazio Visco ha predetto che gli interventi delineati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), insieme alla politica di bilancio, possono innalzare il livello del Pil complessivamente di circa 5 punti percentuali nell’arco del quadriennio 2021-24.


Miglior paese del 2021 per The Economist


A premiare i conti dell’Italia, sorprendentemente, è anche The Economist. L’autorevole settimanale di informazione politico-economica inglese, mai tenero in passato nei nostri confronti, ci ha eletto migliore Paese del 2021. Nel 2019, spiega il periodico considerato espressione della City londinese, gli italiani erano più poveri rispetto al 2000. Ma ora grazie anche al tasso di vaccinazione (l’Italia a dicembre 2021 risultava sesta tra i Paesi del G20 per percentuale di popolazione completamente vaccinata) e all’andamento dell’economia crescono più rapidamente di Francia e Germania.


I segnali della ripresa


La fase di recupero è segnalata su più fronti. Il centro studi di Confindustria, ad esempio, ha comunicato che la manifattura italiana ha “messo il turbo” facendo da traino all’espansione europea, mentre resta ancora in difficoltà in paesi come Francia e Germania. Tra l’altro, il nostro Paese, caratterizzato da una produzione diversificata e basata su filiere corte, ha retto meglio alle problematiche legate alla attuale grave mancanza di materie prime e di forniture.


Anche gli analisti della banca svizzera UBS confermano la nostra migliore performance: esaminando nel dettaglio la composizione del settore manifatturiero, la produzione di autoveicoli si è ridotta in Germania del 24,9% rispetto alla fine del 2019 mentre in Italia del 12%. Inoltre, mentre per l’economia tedesca la riduzione ha avuto impatti peggiori perché riguarda il 18,9% della produzione complessiva nazionale, la quota in Italia è solo dell’8,8%.


A evidenziare un ulteriore segnale positivo è intervenuto il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico: le entrate contributive, sono aumentate del +7% rispetto al 2020, raggiungendo i livelli pre-pandemia.


E, in conclusione, l’agenzia di rating Fitch, a dicembre 2021, ha alzato il giudizio sul nostro Paese da BBB- a BBB con outlook stabile sottolineando la robusta ripresa economica.


Il sentiment delle imprese


A vedere un prossimo futuro più favorevole sono le stesse imprese. Secondo le ultime rilevazioni Istat la fiducia rimane sostanzialmente stabile, registrando in particolare un miglioramento del settore manifatturiero (da 113,3 di settembre a 116 di novembre 2021) e del commercio al dettaglio (da 105,4 di ottobre a 106,8 di novembre).


L’ultimo Market Watch PMI, elaborato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis, in collaborazione con Format Research, l’istituto di Ricerca specializzato nelle indagini sulle imprese, rivela che una azienda su due (tra le 500 intervistate) si aspetta che il biennio 2022-2023 sia migliore per quanto riguarda la sua attività rispetto ai due anni precedenti. L’atteggiamento di fiducia è condiviso, e più marcato nelle società di grandi dimensioni.

Inoltre, in controtendenza rispetto ai due anni precedenti, quasi il 70% delle PMI stima una crescita dei ricavi sul mercato domestico. Questo aumento, secondo un’impresa su cinque, sarà superiore al 50%.


E gli stranieri non ci stanno comprando


Inflazione, tensioni sul mercato del lavoro, aumento dei prezzi delle materie prime. Sono i principali rischi che potrebbero rallentare la ripresa in tutti i paesi europei. Intanto però un recente studio condotto da Tito Boeri, economista e accademico, ex presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, e Roberto Perotti, professore ordinario di economia politica presso l’Università Bocconi di Milano, spazza il campo da una delle paure più diffuse sul futuro della nostra società, una narrativa che crea allarme e tensioni, particolarmente acuite negli anni della crisi: gli stranieri ci stanno comprando. “Questo è paradossale”, scrivono Boeri e Perotti, “perché i numeri di contabilità nazionale dicono esattamente il contrario: è l’Italia che sta comprando ‘pezzi di ricchezza’, più di quanto ne venda agli stranieri”. E questo è avvenuto anche negli anni segnati dalla pandemia.


Le mosse della BCE


Tuttavia, il successo della ripresa economica italiana è imprescindibilmente legato alle decisioni della BCE. La buona notizia, in questo caso, è che la presidente, Christine Lagarde, per non compromettere il recupero post-pandemia, ha definito come “molto improbabile” un aumento dei tassi di interesse nel 2022, una decisione controcorrente rispetto alle misure che negli stessi giorni sono state messe in campo dalla FED statunitense e dalla Banca d’Inghilterra. Lagarde ha sottolineato che il rischio inflazione è un fattore temporaneo (nonostante le stime siano aumentate al 3,2% per il 2022), e in diminuzione nel corso dell’anno, quando dovrebbe fermarsi intorno al 2%. Specificando, però, che in caso di turbolenze economiche il ritmo di acquisti dei bond potrebbe tornare ad aumentare.


A cura di OFNetwork



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