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Possono aiutare nelle mansioni più pesanti e vengono utilizzati da anni nei settori sanitario e della logistica. In futuro saranno sempre più presenti, soprattutto nell’automatizzare alcune attività di routine e consentire agli “umani” di concentrarsi su impegni più rilevanti. Sono 20 milioni quelli attualmente occupati, di cui 3 nelle fabbriche. Ecco cosa fanno. E come cambieranno il mondo del lavoro
L’intelligenza artificiale e l’evoluzione tecnologica stanno radicalmente trasformando il mondo del lavoro. L’International Federation of Robotics (IFR), un’organizzazione professionale senza scopo di lucro che punta a promuovere l’industria della robotica in tutto il mondo, dice che a livello globale sono già operativi circa 20 milioni di robot. Di questi, 3 milioni sono impiegati nelle fabbriche, con un aumento del 10% nel 2020 rispetto all’anno precedente (stando agli ultimi dati disponibili). Gli altri, invece, sono già da anni utilizzati nel settore della logistica, consegnando merci o spostandole all’interno dei magazzini, o in ambito sanitario, aiutando i chirurghi in sala operatoria o intervenendo nella cura dei pazienti a casa.
La maggior parte, poi, si trova in Cina, seguita da Giappone, USA, Corea e Germania. Mentre l’Italia, al sesto posto della classifica globale, vanta il 13% delle installazioni complessive in Europa.
La fotografia scattata dall’IFR fa anche un punto della situazione in merito ai settori nei quali la robotica è maggiormente sfruttata. Se fino al 2019 l’automotive era il principale ambito di utilizzo di queste moderne tecnologie automatizzate, dal 2020, complice la crisi del settore dovuta per lo più alla difficoltà negli approvvigionamenti, sono per lo più le industrie operanti nel vasto mercato dell’elettronica a investire in questi strumenti. In totale, sono 109.000 i robot attivi, con una penetrazione pari al 28,4% del totale. Una crescita che, dicono gli esperti, dovrebbe proseguire almeno fino al 2024 quando si dovrebbe arrivare a quota 500.000 unità installate in totale in un anno.
Come vengono impiegati
L’utilizzo dei robot in ambito industriale, e non solo, è sempre più pervasivo anche perché permette di velocizzare la produzione. Servono, infatti, per svolgere i lavori più pesanti, consentendo ai dipendenti una minore esposizione ai rischi e, a fronte di un investimento iniziale, riducono anche i costi.
Così, per esempio, in Italia è già operativo Spot: si tratta di un robot a quattro zampe che è stato utilizzato in ambito industriale per ispezionare luoghi di piccole dimensioni in sicurezza. È in grado di acquisire informazioni e registrare dati al suo interno, da utilizzare poi per preparare e progettare eventuali interventi. Di recente, è stato adottato anche dal parco archeologico degli scavi di Pompei (foto in alto). Funziona come una sorta di “cane da guardia” iper-tecnologico, in grado di addentrarsi nei cunicoli sotterranei dell’antica città.
In ambito sanitario le sperimentazioni sono già numerose. Nell’ospedale di neuroriabilitazione Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma insieme alla Oversonic, società brianzola specializzata nella creazione di robot umanoidi, si lavora su RoBee, già utilizzato in alcune industrie. Avrà il compito di supportare gli operatori sanitari rilevando i parametri vitali dei pazienti e potrà anche interagire verbalmente con loro grazie a processi cognitivi avanzati, segnalando eventuali emergenze. Non solo, sarà anche specializzato nell’assistenza al paziente, aiutandolo nelle fasi di neuroriabilitazione cognitiva a seguito di ictus cerebrale.
Per quanto riguarda la logistica, invece, è da anni che il colosso dell’e-commerce Amazon impiega un numero sempre crescente di robot per la gestione dei suoi magazzini sparsi in tutto il mondo. Nel 2019 erano già oltre 200.000, e vengono utilizzati per impacchettare gli ordini o per sollevare e spostare carichi particolarmente pesanti. In futuro, potrebbero arrivare anche piccoli robot a guida autonoma per le consegne.
Il futuro dell’occupazione
Sebbene la strada verso l’automazione sia ormai tracciata, dicono studi e ricerche, non ci saranno ripercussioni sull’occupazione. Anzi, semmai aumenterà. Uno studio realizzato dalla prestigiosa Yale University e relativo all’evoluzione del mercato industriale giapponese tra il 1978 e il 2017, ha rilevato che l’introduzione di un’unità robotica ogni 1.000 lavoratori ha contribuito ad aumentare l’occupazione del 2,2%. Il Massachusetts Institute of Technology, una delle più importanti università di ricerca del mondo con sede a Cambridge, ha invece studiato il caso della Finlandia, arrivando alla conclusione che l’utilizzo di tecnologie avanzate ha portato a un aumento contestuale del numero di assunzioni. A sua volta il World Economic Forum ha analizzato in che modo i cambiamenti provocati dal Covid-19 impatteranno sul mondo del lavoro. I ricercatori, hanno stimato che l’automazione creerà più posti di quanti ne farà scomparire, spostando 85 milioni di professionalità entro il 2025. Grazie a questa rivoluzione verranno creati 97 milioni di nuovi posti di lavoro, ma cambieranno necessariamente i ruoli e le competenze degli operatori: aumenterà la domanda di tecnici qualificati, come ingegneri e ricercatori. Mentre anche gli impiegati dovranno essere in grado di dialogare e interagire con i nuovi dispositivi tecnologici.
A cura di OFNetwork